Pillole di Note: Focus sull’etichetta Sony Classical

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Pillole di Note: Focus sull’etichetta Sony Classical

La nostra rubrica ‘Pillole di Note’: mini recensioni di un certo qual numero di colonne sonore che differenziano dalle solite nostre classiche recensioni di lunghezza più o meno variabile.
E questo mese rianalizziamo l’etichetta internazionale Sony Classical e sue diramazioni (Sony Music, Milan Records, etc.):
(https://www.sonymusic.com/):

cover esther abrami cinema 

AA.VV.
Cinéma (2023)
Esther Abrami, violino
City of Prague Philharmonic Orchestra, Ben Palmer
Sony Classical 19658791542
15 brani – Durata: 46’22”



La bellissima e talentuosa giovane violinista Esther Abrami (classe 1996) (sito ufficiale: https://www.estherabrami.com/) si cimenta in questo album di cover di colonne sonore e di brani classici usati nei film o di ispirazione libraria, comunque tutti legati al mondo immaginifico della Fabbrica dei Sogni su pellicola e dell’Arte visionaria letteraria. Un CD con poche pagine selezionate già in altre operazioni del genere – vedi le abusate “Buongiorno principessa” da La vita è bella del premio Oscar Nicola Piovani, “Libertango” di Astor Piazzolla con la presenza del chitarrista spagnoleggiante Marcin, a dir poco strepitoso (il virtuosismo di entrambi in questo brano è pura follia da godimento uditivo reiterato) o Yann Tiersen con Il favoloso mondo di Amelie (“Comptine d’un autre été, l’après-midi”) –, che intelligentemente esplora ed esalta l’enorme potenziale esecutivo dell’Abrami, supportata dall’ottima e poderosa City of Prague Philharmonic Orchestra diretta da Ben Palmer, andando a sondare composizioni di varia estrazione europea, asiatica e d’oltreoceano, con una delicatezza timbrica e naturalezza performativa toccante traccia dopo traccia. I compositori abbracciati dall’intensamente intimista, accalorato, denso, poetico, brillante violino solista di Esther sono, oltre ai succitati, Toshio Masuda (la serie animata Naruto), Dmitri Shostakovich (Ovod), Michael Nyman (Anne no nikki), Anne Dudley (il brano extracinematico “Chasing Rainbows”), Go Shiina (la serie animata Demon Slayer: Kamado Tanjiro no uta), Sonya Belousova e Giona Ostinelli (la serie The Witcher), Bruno Coulais (Les Choristes – I ragazzi del coro), James Newton Howard (Hunger Games: Il canto della rivolta – parte 1), Shigeru Umebayashi (In the Mood for Love), Rachel Portman (“The Little Prince Orchestral Suite” ispirato al celebre libro “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry), Khaled Mouzanar (Cafarnao – Caos e miracoli) e Pyotr Ilyich Tchaikovsky (“Valse sentimentale, Op. 51”). Brani particolarmente emozionali ed esaltanti: quello della Portman, di Piazzolla, di Mouzanar e di Piovani.

cover jonas kaufmann sound of movies

AA.VV.
The Sound of Movies (2023)
Jonas Kaufmann, tenore
Czech National Symphony Orchestra, Jochen Rieder
Sony Classical 1965878782
22 brani – Durata: 73’05”



Come per il sopra recensito album di Esther Abrami, vale lo stesso discorso sulla selezione delle colonne sonore rieseguite e cantante per questo magniloquente CD dal tenore Jonas Kaufmann (simile per elettrizzante e delicata vocalità a Placido Domingo) con l’eccellente e solennizzante accompagnamento orchestrale della rinomata Czech National Symphony Orchestra e coro, diretta da Jochen Rieder, dove tra OST stranote quali Il gladiatore (Hans Zimmer, Lisa Gerrard & Klaus Badelt), Nuovo Cinema Paradiso, Mission e C’era una volta in America (Ennio Morricone), Colazione da Tiffany (Henry Mancini), West Side Story (Leonard Bernstein e Stephen Sondheim), Love Story (Francis Lai), Cantando sotto la pioggia (Nacio Herb Brown e Arthur Freed) e Romeo e Giulietta (Nino Rota), troviamo delle vere e proprie chicche di rado (o mai) esposte liricamente (anche inconsuete per codesta forma canora) con una tale potenza interpretativa e intimamente partecipativa, tipo Il tempo delle mele (Vladimir Cosma), Il grande Caruso (Juventino Rosas e Paul Francis Webster), Le regole della casa del sidro (Rachel Portman), M5 codice diamanti (Bert Kaempfert), Les Misérables (Claude-Michel Schonberg, Alain Albert Boublil & Herbert Kretzmer), 1492: la conquista del paradiso (Vangelis), Il cacciatore (Stanley Myers), Scent of a Woman (Carlos Gardel), Good Morning, Vietnam (George David Weiss & Bob Thiele), Carousel (Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II), Il bacillo dell’amore (Raplh Erwin) e Il principe studente (Sigmund Romberg). Special Guest: la raggiante chitarra di Miloš Karadaglić in 4 tracce.   

cover back to the future musical

Alan Silvestri & Glen Ballard
Back to the Future The Musical (2023)
Sony Masterworks Broadway 19658812332
CD 1: 26 brani – Durata: 73’56”
CD 2: 13 brani – Durata: 46’57”



Ritorno al futuro del 1985 diretto da Robert Zemeckis, sceneggiato da quest’ultimo insieme al fidato Bob Gale, interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd, è un film perfetto sotto molti punti di vista e ancora lo è dopo ben 38 anni dalla sua comparsa sul grande schermo. Non ha perso in smalto narrativo, recitativo, registico, musicale, etc. etc. etc. come invece molti altri film del medesimo periodo, antecedenti e degli anni successivi a tema avventuroso-fantascientifico hanno bellamente dimostrato di non avere più col trascorrere del tempo, pur acclamati all’epoca e adesso da critica e pubblico. Alan Silvestri, autore della trascinante e leggendaria colonna musicale originale, con questo caposaldo della carriera di Zemeckis, con il quale pose la pietra miliare del suo connubio ancora oggi inossidabile (21 lavori insieme tra TV e Cinema), ha dimostrato grandi doti compositive che lo hanno portato a raggiungere elevate vette nella Settima & Ottava Arte. L’anno passato all’italoamericano Silvestri e all’amico di tanti progetti Glen Ballard salta in mente di mettere in piedi (agognato dai tantissimi fan in tutto il mondo, da molti anni a questa parte, e dal panorama sonoro di Broadway, sempre famelico nel portare a sé successi stratosferici cinematografici) un musical tratto dall’acclamata pellicola di Zemeckis; e così ecco a voi Back to the Future The Musical con una sequela di nuove canzoni, le famose songs del film (“Earth Angel”, “The Power of Love”, “Back in Time”, “Johnny B. Goode”) ed estratti rieseguiti della score primigenia, con un cast tutto nuovo speranzoso di poter essere amato come quello storico e ammiratissimo del film originario. Sembrerebbe che il progetto musicale stia funzionando alla grande nei teatri dove è sbarcato con la sua DeLorean DMC-12 pronta a viaggiare a 88 miglia orarie indietro nel tempo (dal 1985 al 1955) per vivere le scorribande comico-dissacratorie-giovanil-fantasmagorico-temporali di Marty McFly (Olly Dobson), Doc Brown (Roger Bart), George McFly (Hugh Coles), Lorraine Baines (Rosanna Hyland), Biff Tannen (Aidan Cutler) e compagnia cantante e danzate a seguito. Il côté canoro è di quelli operativo e performativo ad alti livelli tra rock anni ’50 (con qualche rimando a quello più ‘pazzarello’ anni Settanta), musical hollywoodiano Off Broadway (il leitmotiv portante epico diviene giocosamente canoro in “It’s Only Matter of Time”), soft pop Seventy (“Future Boy”) e qualche melodia disneyana della Golden Age della Casa di Topolino, psichedelia disco-spaziale (“21st Century”) e una spruzzatina di Grease qui e là (“Something About That Boy”). Il secondo CD di questa spumeggiante Deluxe Edition contiene le versioni demo dell’allestimento del musical.  

cover the last of us season1

Gustavo Santaolalla, David Fleming
The Last of Us – Stagione 1 (Id. - 2023)
Milan Records 19658805792
CD 1: 34 brani – Durata: 62’02”
CD 2: 34 brani – Durata: 64’09”



Avevamo recensito i due album delle musiche per i videogames a tema Zombi di The Last of Us a cura di Gustavo Santaolalla e in aggiunta Mac Quayle (leggi qui la parte I e qui la parte II). La trasposizione seriale dopo il grandissimo successo videoludico era da aspettarsi e così è stato, con altrettanto enorme e degno clamore mediatico alla sua apparizione sul piccolo schermo. Perché raggiungere il livello realistico adrenalinico atterrente del videogioco non era impresa facile, cosa che invece è avvenuta, richiamando sul podio delle musiche originali il due volte premio Oscar Gustavo Santaolalla (I segreti di Brokeback Mountain e Babel), stavolta supportato dal compositore David Fleming (Elegia americana con Hans Zimmer, la miniserie documentaristica Blu Planet II con Jacob Shea e il mentore Zimmer), oltre ad interventi di Jake Staley e Juan Luqui. Compaiono anche canzoni dei Depeche Mode, Pearl Jam e altri. Il tema portante videoludico di Santaolalla, per chitarra acustica solista, ovviamente fa capolino di tanto in tanto (“The Last of Us”) insieme a nuove soluzioni leitmotiviche, contornato da pagine di alta tensione, telluriche e dinamiche scritte da Fleming, di stampo zimmeriano (“Don’t Look”, “Subterranean”, “Endure” su tutte), che vanno a ostacolare quelle prettamente dritte, semplici, acusticamente melodiose, diradate e consolanti del compositore argentino e dei suoi assistenti (“Murals”, “Invited”, “All Gone”) in oltre due ore di partitura spalmata su due CD. 

cover spiderman across the spiderverse pemberton

Daniel Pemberton
Spider-Man Across The Spider-Verse (Id. - 2023)
Sony Classical 19658824782
CD 1: 20 brani – Durata: 54’36”
CD 2: 17 brani – Durata: 59’38”



Come per il primo Spider-Man – Un nuovo universo del 2018 anche questo sequel, Spider-Man Across The Spider-Verse, vede tessere la tela sonora dell’uomo ragno dai superpoteri (in realtà di una miriade di Spider-Man visto che ci confrontiamo con il multiverso) il compositore britannico Daniel Pemberton (classe 1977), autore di spicco del panorama cine-televisivo-musicale odierno. Non a caso parlo di tessere tele sonore (non soltanto come gioco di parole metaforico aracnide-musicale), perché lo score di Pemberton (più di quello del primo film d’animazione già di per sé eccellente) è un’intricatissima, arzigogolata, prolungata, spessissima, singolare sequenza di pagine sinfo-elettroniche-percussive (vi ricordate le fantasiose e stratificate soundtracks di Don Davis per la trilogia di Matrix?) dalla meravigliosa ricchezza ideativa e performativa – l’elettrizzante The Chamber Orchestra of London orchestrata e diretta da Matt Dunkley con tanti solisti virtuosi al seguito, complementari e superlativi –, che risulta assai difficile segnalare un brano anziché un altro, anche se in questa peculiare rubrica è alquanto imperativo farlo, quindi quelli che saltano immediatamente all’orecchio (e che vorresti sentire a loop) sono “Vulture Meets Culture”, “Guggenheim Assemble”, “My Name is… Miles Morales”, lo strepitoso e rutilante “Back Where It All Started”, “Spider Society”, “Peter and Mayday Parker”, “Nueva York Train Chase” e “Triumph”. 

cover les trois mousquetaires  

Guillaume Roussel
I tre moschettieri – D’Artagnan (Les trois mousquetaires: D’Artagnan, 2023)
Milan Records 19658811742
18 brani – Durata: 42’10”



Adattamenti cinematografici e televisivi del romanzo “I tre moschettieri” di Alexander Dumas ne sono stati fatti una quantità spropositata – più popolari i I tre moschettieri del 1948 con Lana Turner e Gene Kelly (musiche di Herbert Stothart), quello del 1973 con Rachel Welch, Richard Chamberlain e Oliver Reed (partitura di Michel Legrand) e quello del 1993 con Charlie Sheen, Kiefer Sutherland e Chris O’Donnell (score di Michael Kamen) – anche insieme al relativo seguito Milady (qui la sempre fatale e bella Eva Green), che nel caso in questione uscirà entro la fine di quest’anno con medesimo cast e regista. Questo I tre moschettieri – D’Artagnan, produzione francese con François Civil, Vincent Cassel e Romain Duris diretti da Martin Bourboulon alla Jason Bourne (non casualmente dato che il tema – meglio inciso – portante si rifà al John Powell della saga con Matt Damon mescolato e non shakerato al Ramin Djawadi de Il trono di spade, vedi “Générique D’Artagnan”), gode delle musiche del quarantatreenne Guillaume Roussel (I mercen4ri – Expendables, la serie Maria Antonietta) che elabora pagine dai suoni moderni, freddi, tensivamente oscuri, per nulla aderenti all’epoca in cui si svolge la trama, quasi zimmeriani (sempre e soltanto Lui da emulare, ahimè) nel loro sviluppo action suspence (“Le piège”, “Feu de camp”, “Les ferrets”), con alcuni momenti sinfonicamente lirici e più interessanti (“D’Artagnan et Constance”, “Adieu Athos”).

cover air various

AA.VV.
Air – La storia del grande salto (Air, 2023)
Sony Music Legacy 19658814942
13 brani – Durata: 51’16”

I generi musicali si alternano, si impastano e si esprimono al meglio con nomi di spicco della canzone anni ’80 – ’90 in questo dramma sportivo diretto ed interpretato da Ben Affleck con l’amico di sempre Matt Damon e Jason Bateman, Viola Davis e Chris Tucker, narrante di come il venditore di scarpe Sonny Vaccaro sia riuscito testardamente a portare la Nike alla conquista del più grande atleta della storia degli sport: Michael Jordan. Una compilazione di belle songs che vede, tra le 13 presenti, i Dire Straits (la maestosa e unica “Money For Nothing scritta dai geniali Mark Knopfler e Sting), Bruce Springsteen (“Born in the U.S.A.”), The Alan Parsons Project (“Sirius”), Cyndi Lauper (“Time After Time”), The Clash (“Rock the Casbah”) e Rufus e Chaka Khan (“Ain’t Nobody”).  

cover night after night

James Newton Howard
Night After Night – Music From the Movies of M. Night Shyamalan (2023)
Jean-Yves Thibaudet, piano
Hilary Hahn, violino
Maya Beiser, violoncello
Orchestra & Choir, Gavin Greenaway
Sony Classical 19439843032
21 brani – Durata: 71’09”



James Newton Howard e M. Night Shyamalan: un sodalizio che si può correttissimamente valutare tra i più rilevanti e stupefacenti nell’ambito della musica applicata alle immagini, al pari di quelli onorevolmente e giustamente nobili quali Herrmann-Hitchcock, Williams-Spielberg, Morricone-Leone-Tornatore, Silvestri-Zemeckis, Rota-Fellini, Hisaishi-Miyazaki-Kitano. Questo album è stato concepito come rivisitazione di alcune pagine tematiche del connubio tra il compositore americano (classe 1951) e il regista indiano ma americano d’adozione (classe 1970), prodotto e selezionato dallo stesso Howard con un titolo accattivante e metaforico al medesimo tempo: “Night After Night”, ovvero Notte dopo Notte o Night (il regista) dopo Night (il regista), accomunando così l’oscurità tensiva, impaurente e svelante (sul finire) delle trame sempre incurvate, spaventevoli e inimmaginabili (con colpi di scena da restare letteralmente a bocca aperta e non poco confusi) del suo regista-sceneggiatore, nonché le lunghe notti del suo autore di note trascorse a scrivere su pentagramma le atmosfere melodiche per descrivere i mondi interiori ed esteriori divaganti, fantasiosi, tetri, scavanti l’animo umano e la sua psiche contorta il più delle volte per Signs (tre brani), The Village (tre pezzi), The Sixth Sense (Il sesto senso – tre tracce), Lady in the Water (quattro brani), Unbreakable (due pezzi), The Last Airbender (L’ultimo dominatore dell’aria – un brano), The Happening (E venne il giorno – tre tracce) e After Earth (un brano) – elencati così come riportati nella track list del CD –.
La scelta di Howard di escludere le sequenze musicali originarie più concitatamente adrenaliniche e scary delle pellicole fa sì che questo tributo reinterpretativo risulti una carrellata di pagine carezzevoli, luminose, rarefatte, intimiste, solitarie, nostalgiche, melanconiche, fiabesche e svenevolmente romantiche, con le pregevoli performance solistiche di musicisti di fama internazionale quali Jean-Yves Thibaudet al piano, Hilary Hahn al violino e Maya Beiser al violoncello, con una poderosa compagine orchestrale e corale sotto la direzione precisa di Gavin Greenaway. Inclusa come track finale una versione delicata per piano solo (“Flow Like Water”) da The Last Airbender. Un album velatamente notturno e visceralmente antico come solo il genio di James Newton Howard poteva concepire. Nella sua lunga filmografia ha ottenuto 78 vittorie e 123 candidature, tra cui la nomination agli Oscar per The Village, la candidatura ai Grammy per il brano “Signs – Main Titles” da Signs e la nomination ai World Soundtrack Awards per After Earth. Attendiamo ferventi, come suoi fans, un Academy Award strameritato per tutto ciò che ci ha regalato cine-musicalmente. Altro che premiare certi scribacchini senza idee e tutti emuli di qualcun altro altrettanto senza idee.

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