Pillole di Note: Focus sull’etichetta Cam Sugar

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Pillole di Note: Focus sull’etichetta Cam Sugar

La nostra rubrica ‘Pillole di Note’ – ovvero mini recensioni di un certo qual numero di colonne sonore che si differenziano dalle consuete nostre classiche recensioni di lunghezza più o meno variabile – ancora una volta analizza la mescolanza tra due storiche etichette italo-internazionali.
Rianalizziamo l’etichetta italiana Cam Sugar: (https://linktr.ee/camsugar):

 

cover il sesso della strega new

Daniele Patucchi
Il sesso della strega (1973)
Cam Sugar
18 brani – Durata: 40’29”



Se distrattamente si leggesse soltanto il titolo di questa colonna musicale e non il suo compositore, si potrebbe immediatamente pensare ad una score di Ennio Morricone, ascoltandola nella sua integralità, con addirittura qualche reminiscenza leitmotivica di Armando Trovajoli. Invece Il sesso della strega, pur infusa da un tema portante di matrice morriconiana (“Il sesso della strega”, reiterato molte volte) – vi è pure la singolare vocalità seducente e morbidamente sexy di Nora Orlandi a contornare e sorreggere alcune versioni del brano “I piaceri della strega” – e qualche pagina tensiva simile agli sperimentalismi del compositore romano due volte premio Oscar per la Trilogia degli animali argentiana (“Caccia violenta”, “Agonia”), è pura farina del sacco autoriale di Daniele Patucchi (1945 – 2015). Compositore piemontese di nascita e romano d’adozione, bassista di formazione jazzistica, direttore d’orchestra e musicista negli anni ’70 per la RAI, ha intervallato vari generi cinematici in curriculum. Questa pellicola, descritta da Marco Giusti nel suo dizionario “Stracult” come <<Stracult per palati fini. Invedibile, di una noia abissale, con una storia ridicola e un cast pazzesco…>>, vede una donna benestante (Jessica Dublin) odiare a tal punto i propri familiari da costringere la nipote, tramutata in uomo, a ucciderli tutti. Per fortuna la pochezza d’insieme del film viene (forse) nobilitata dalla composizione di Patucchi che si lascia ascoltare più che piacevolmente.   

cover il pianeta selvaggio

Alan Goraguer
Il pianeta selvaggio (La planète sauvage,1973)
Cam Sugar/Decca Records
35 brani – Durata: 56’06”



Psichedelia ‘blaxploitation’ prog/funky/disco, classicheggiante a tratti (quasi bucolica), fuoriuscita dal compositore francese Alain Goraguer (1931 – 2023) al suo massimo creativo, per il film fantascientifico cult d’animazione Il pianeta selvaggio diretto da René Laloux nel 1973 (premio speciale al Festival di Cannes e candidato alla Palma d’Oro), narrante di un pianeta assai lontano nel quale spadroneggiano automi giganti blu che opprimono i piccoli umanoidi che, ovviamente, si ribellano. La partitura, finalmente in versione estesa con ben 10 tracce in più, ruota intorno ad un accattivante, misterioso, fantasioso e ammaliante leitmotiv principale (“Déshominisation” con tutte le variazioni a venire, “Générique (fin)”), virato in tutte le salse esecutive con orchestra al completo, coro femmineo o singoli strumenti solisti (uso insistente del flauto e Hammond a rendere tutto ancora più straniante), che riesce a spiazzare non poco e ad incuriosire con quei suoni sintetici spaziali, fantasmatici, antichi e moderni allo stesso tempo, tra pagine sinfoniche (anche alienanti e prog/rock molto bondiane, “L’Oiseau” e “Sauvage planète”, o seducenti tensive “La femme”, “Méditation alternative” con vocalismo sexy confondente annesso) e folli escursioni ipnotizzanti (il girovagante “Les Fusées/Valse des statues”, il sordido “Strip-tease”). Una colonna sonora di Alain Goraguer, collaboratore storico di Serge Gainsbourg, tutta da riscoprire e ascoltare, stando attenti a non cadere in trance. Ottima disamina, in inglese e francese, sullo score nel libretto del CD a cura di Stéphane Lerouge.

cover morricone segreto songbook

Ennio Morricone
Morricone Segreto Songbook – The Maestro’s Hidden Songs For Cinema (1962 – 1973) (2023)
Cam Sugar/Universal CS 017CD
21 brani – Durata: 65’58”



Il sottotitolo di questo album compilativo morriconiano di canzoni per film dal 1962 al 1973 (anno costante di questi tre album ivi recensiti: chissà se sarà una pura coincidenza?) dichiara: <<The Maestro’s Hidden Songs For Cinema (traduzione letterale: Le canzoni nascoste del Maestro per il cinema)>>. Ora, di nascosto o segreto come pretende di evidenziare il CD in esame, direi che ad oggi non vi è più (quasi) nulla del repertorio sterminato del compositore premio Oscar, e ancor meno in questo album, pur affascinantissimo e preziosissimo esclusivamente per coloro che si approcciano per la prima volta a Morricone e alla sua forma canzone, dato che chi – come colui che vi scrive – è un collezionista della prima ora della filmo-discografia del Maestro romano, in questa raccolta può non rintracciare niente di clamorosamente nuovo e ancor di più inedito. Il bello di questa compilation sta – come sempre in Morricone e nella sua genialità incomparabile e inarrivabile nel panorama cine-musicale mondiale sin dagli esordi – nell’ascolto perennemente stupefacente e carico di incredibili trovate metalinguistiche sonore – anche quando solo all’apparenza sempliciotte e perfino scontate (ma proprio qui sta il Genio) – spaziante tra i multiformi generi trattati in carriera. Basti soltanto ascoltare come interpreti e corali dalle sfaccettature totalmente differenti si siano prestati e bonariamente sottomessi al grande sperimentatore, arrangiatore, compositore e creatore di pentagrammi mai uguali e sempiterni quali, ad esempio, e pescando a caso tra i 21 pezzi del CD, I Cantori Moderni di Alessandroni in “Matto, caldo, soldi, morto…girotondo” da Vergogna schifosi (1969), Jimmy Fontana in “Nuvole” da La voglia matta (1962), Florinda Bolkan in “Metti una sera a cena” dal film omonimo (1969), Don Powell in “Cannibal (Cantata II)” da I cannibali (1969), Sergio Endrigo in “Filastrocca vietnamita” da Grazie zia (1968), Domenico Modugno in “Uccellacci e uccellini (Titoli di testa)” da Uccellacci e uccellini (1966), Edda Dell’Orso in “Luce chiara per vergine “curve oscure”” da Quando l’amore è sensualità (1973) o Swan Robinson in “No One Can” da Spogliati, protesta e uccidi (1972). Melodie canzonatorie, lounge, folk, burlesche, fanciullesche, rock, progressive, beat, pop, jazz, etc. etc. etc. per saggiare un Morricone che non è solo e unicamente Sergio Leone o Giuseppe Tornatore bensì molto e anche di più.      

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