Spiando Marina

cover spiando marinaLuigi G. Ceccarelli
Spiando Marina (1992)
Bluebelldisc Music su licenza GDM Music Srl per conto di Universal Music Publishing Ricordi Srl - BCP PAL 2332
11 brani - Durata: 30’19’’



È uscito in occasione del CinemArcord di sabato 9 e domenica 10 settembre – tenutosi presso il Daste Bistrò di Bergamo – Spiando Marina, Compact Disc che raccoglie 11 tracce tratte dalla colonna sonora originale e inedita dell’omonimo thriller erotico diretto nel 1992 da Sergio Martino (dietro lo pseudonimo ispaneggiante di George Raminto), con le musiche composte da Luigi Giuliano Ceccarelli (del quale abbiamo pubblicato l’intervista per conoscere meglio il suo percorso artistico).
Come scrivono Antonio Bruschini e Antonio Tentori nel loro volume monografico "Sotto gli occhi dell’assassino. Il cinema giallo e thrilling italiano dal 1983 al 2001", Mondo Ignoto/Profondo Rosso, 2001 – il giallo erotico italiano – come genere cinematografico – ha radici già negli anni Sessanta con film ove – seppur tra le strette tenaglie della censura – morbosità ed erotismo speziavano i copioni del noir d’indagine nostrano, con insane tendenze, traumi infantili e fatali attrazioni, al centro delle trame nonché tiranti prelibati delle azioni dei personaggi delle varie pellicole. Tra i più importanti codificatori e narratori del giallo-thrilling c’è senza dubbio Sergio Martino, fin dal debutto del suo cinema thriller con Lo strano vizio della signora Wardh del 1971, seguito da La coda dello scorpione, Tutti i colori del buio e Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave; tuttavia, perlomeno fino a un certo periodo di esposizione del genere, i gialli erano farciti con elementi che poi vennero ripresi ed esasperati nei decenni successivi dal giallo-erotico propriamente detto e la morbosità e l’estetica dell’eros (sebbene si mantenga sempre in una dimensione soft e non sconfini mai nell’hard) finiscono col marchiare pellicole con gimmick (con)fuse tra il thrilling e il dramma erotico. Al di là del movente sentimentale-morbosamente passionale che fa scorrere i fili delle azioni necanti del killer (spesso sessualmente compulsivo e meticolosamente rituale nella sua azione nefasta), è la rappresentazione visiva della copulazione e della nudità (usata anche come arma distruttiva e lotofagico divertimento dalla consuetudo e dall’apparenza, quindi come parte attiva del narrato) che descrive intenzioni, deviazioni e coscienze, tanto da meritare un incasellamento e una marchiatura, benché non sempre così lindamente riscontrabile e attribuibile.
In questo sotto-filone italico approda nei cinema italiani, il 21 maggio 1992, Spiando Marina (uscito all’estero con diversi titoli, tra cui The Smile of the Fox e Foxy Lady), ideato e scritto dallo stesso regista con Pietro Regnoli e con protagonisti interpreti Debora Caprioglio (reduce dal successo di Paprika di Tinto Brass dell’anno precedente), Steve Bond, Sharon Twomey e Leonardo Treviglio. Di fatto il film non si comporta da giallo tipico perché mancano omicidi seriali perpetrati dall’Assassino, ma si identifica più come una fiaba nera con femme fatale-mantide al ritmo del mystery drama.
Numerosi i momenti e le sequenze che la musica di Ceccarelli accompagna, sottolinea e potenzia in questo thriller dai risvolti erotici che incede attraverso un interplay tra passato/flashback e tentativo di riscatto nel presente del protagonista Mark Derrick (Steve Bond), ex agente speciale della polizia di Miami, squadra narcotici, e tiratore esperto.
Ed è proprio la costruzione musicale della traccia “Titoli” (tr. 01)/“Flashback” (tr. 06) a proiettarci nel tirante della storia che muove i fili delle azioni del protagonista maschile: nella mente di Mark si insinua costantemente il ricordo del trauma passato, ovvero l’omicidio di sua moglie Irene (Sharon Twomey) e del suo figlio infante ad opera della malavita organizzata che voleva vendicare e punire il suo tradimento. Così il senso di colpa e impotenza di Mark scorre da una parte nei suoni arpeggiati che rimarcano l’elemento infantile e l’innocenza, sovrastati dalla componente più intima ed erotica (il suono morbido del saxofono, col “suo tema”, che sottende alla intravista copulazione tra Mark e Irene) e invasi dal martellamento ritmico-elettronico mentre Mark (dopo aver parlato al telefono con ignoti) si alza dal letto e affronta precipitosamente le scale di casa. È soltanto un preludio visivo e un accenno al momento ancora incomprensibile ed extra-plot nel contesto della trama e di ciò che la storia andrà raccontando; nel cinema thriller di Martino è un espediente che avevamo già incontrato ne Lo strano vizio della signora Wardh e in Tutti i colori del buio, ora ricordo di traumi passati, ora sogno compulsivo. Se nella prima sequenza di apertura, che procede coi titoli, si coglie uno spunto del trauma passato, al dodicesimo minuto, sempre col ritorno di 06 si può conoscere qualcosa di più di quel passato e del momento fatale, i cui elementi chiave sono il telefono che squilla, Irene che esce per portare il bambino a scuola e la voce del figlio che chiama “mamma”, fusi nella traccia in tre timbriche e atteggiamenti strumentali differenti (l’arpeggiato, il melodico, il ritmicossessivo). 06 non è solo un brano di consumo visivo e apporto commentativo alla scena fatidica ma va a condire ogni momento in cui Mark torna con la mente a quel trauma, laddove (si veda emblematicamente nella scena con la prostituta argentina) manca una rappresentazione visiva dello stesso, ormai inutile a livello di comprensione, ma vicariata dalla sola presenza della musica di Ceccarelli, che sostituisce il visual quale sorta di sequenza invisibile che - in questo frangente - scorre soltanto nella mente di Mark. Stessa situazione quando la 06 va a commentare un potenziamento narrativo-conoscitivo del flashback, ovvero la sentenza di espulsione di Mark dal corpo di polizia per reato di corruzione. Solo poco dopo l’ora di girato si scoprirà la vicenda completa di ciò che ha portato al tragico ammazzamento della famiglia di Mark e il senso della telefonata al mattino e della sua precipitosa corsa per evitare che Irene e il figlio salissero sull’auto imbottita di esplosivo. 06 dunque è la traccia che codifica il tirante della storia di Spiando Marina e che offre un primo impatto se vogliamo anche conflittuale tra il Mark quale poliziotto solerte e devoto nel contrastare il crimine ed esemplare padre di famiglia e il Mark che si lascia corrompere e collude con la malavita per velleità di arricchimento ma che paga le conseguenze delle sue scelte, dapprima facendosi scoprire ed espellere dal corpo e poi subendo l’atroce vendetta della mafia locale che uccide i suoi familiari. Tra le tracce di stampo poliziesco c’è “Action” (tr. 09), che coi suoi ritmi synth-elettronici compare in primis nel racconto di un past-happened in cui Mark poliziotto partecipa a un’azione contro i trafficanti e si scopre che era già entrato nelle perigliose trame della collusione con loro, per garantire una vita migliore alla sua famiglia (o forse più a se stesso?). 09 ricorre ancora in un back-happened di retata poliziesca della narcotici, ma anche, unico caso, durante un pedinamento di Mark a Marina (Debora Caprioglio), quasi sorta di parallelismo verso una fiducia-alleanza che – nelle evoluzioni di trama – si rivelerà poi fatale per entrambi i main characters del thriller. Dire Marina equivale ad ascoltare la iconica “Milonga” (tr. 10), calibratissimo ritmo vernacolare nel contesto di una fuligginosa Buenos Aires, una delle tracce più ricorrenti e usate nella pellicola, sempre nel potenziare l’esposizione carnale e la missione erotico-seduttiva che Marina, nel suo esiziale doppiogiochismo, conduce per sedurre Mark e fargli compiere quanto nei piani di quella stessa malavita che gli ha distrutto la famiglia e che ora, attraverso la “foxy lady”, ambisce a finalizzare l’opera; il brano suona quale sorta di spensierato approdo lotofagico che aliena completamente Mark dal vero scopo della sua presenza a Buenos Aires o, peggio, ne scombina e artefà i propositi. Se il sax di 06 rappresentava il timbro erotico-familiare, connesso con la femminilità incontaminata e lecita di Irene, la fisarmonica incarna il desiderio di Mark e l’ossessione ricorrente che, non più o non solo recata dal flashback e dal trauma familiare, si ridimensiona nello spiare la vicina di appartamento che, non a caso, si fa ampiamente notare con le sue pratiche erotiche sadomasochiste e il suo esotico animale domestico (Tango, un cucciolo di boa, a sua volta metafora dell’erotismo minaccioso, demoniaco e letale che Marina impersona e deflagra). In un’ora o poco più di pellicola, un quinto del girato è imperniato dalle note e dall’incedere seducente di tr. 10, a tal punto che, dopo il drama-ending, viene sincronizzato nello scroll dei titoli di coda. Oltre 10, una connessione timbrico-grammaticale col mondo iberico la si può scorgere nella chitarra e nei costrutti elettronici di “Spiflad” (tr. 02), che va a commentare in apertura l’arrivo di Mark a Buenos Aires e l’incontro con i nuovi committenti e la coda del pedinamento di Mark a Marina di cui si è già detto; non è particolarmente rilevante se non nel suo intento di affezione contestuale. “Suspense” (tr. 05) è la traccia più ricorrente ed estesa in tutto il film e - da nove minuti a un’ora e ventisette di girato - si pone come partner commentativo-descrittivo in tutte quelle scene ove qualcosa di tensivo e connesso all’azione di bounty-killing commissionato a Mark si sta verificando o riproducenti il past-happenend operativo del poliziotto nelle fasi più statiche e di preparazione all’incipiente cinetismo o ancora di sconvolgimento informativo (a Mark viene rivelato il nome del suo bersaglio / Mark attende il momento propizio per colpire Hank col fucile / Mark scopre che è stato ingannato e ha ucciso per sbaglio il suo committente). “Tango” (tr. 07) è usato in funzione intradiegetica acusmatica nella sequenza della Buenos Aires notturna e dell’incontro “consolatorio” di Mark con la prostituta (finito poi col pestaggio dell’ex poliziotto) e in funzione leitmotivica nel sottendere la fuga del serpente da casa di Marina all’appartamento di Mark (facendo pertanto pensare che il titolo della traccia non sia soltanto identificativo del genere del brano ma anche del nome proprio del boa di Marina). Ma è vocazione di 07 tornare nella sua funzione vernacolare e di contesto questa volta in perché è l’orchestrina performante e visibile in un locale ove Mark si reca con Marina a fare da fondale conosciuto al mating dei due “innamorati”, che marchierà sempre più bollente e irresistibile l’attrazione autodistruttiva di Mark, in un crescendo di spontanea e reale motivazione alla missione copulatoria e nel conclamato parossismo della trama e dell’intrigo ingannevole di Marina. Come tutti i personaggi di opere narrative e cariche di tensione lirica, anche Mark e Marina godono di temi personali e leitmotivici, che ben pavoneggiano la creatività e l’ispirazione funzionale e raffinata del compositore nel tratteggiare le caratteristiche se vogliamo più umane e moralmente (ri)valutabili in positivo dei due personaggi. In particolare il “Tema di Mark”, già presentato in realtà nello sviluppo melodico del sax di 06 (il Mark intimo-intimistico), nelle sue declinazioni per pianoforte (tr. 03), sax e armonica (tr. 04) e flicorno (tr. 08), oltre a rappresentare un piacevole saggio creativo, caratterizza i momenti più intimi e rasserenanti, nei quali il nostro potrebbe apparire quasi vittima della situazione e in preda a loschi intrighi da cui sta solo cercando di liberarsi; e gli fa da controcanto anche il “Tema di Marina” (tr. 11), che in almeno cinque momenti accompagna l’incontro dell’anima aperta e turbata di Mark (il tema suona quando in lui sembra prevalere la consapevolezza di un’amara desolazione e di un esito pressoché inevitabile) con la presunta e vittimistica innocenza di Marina, la quale si racconta a Mark e che, con un “falso sorriso”, architetta quella trama nera da perfetta attrice di una lenta e fagocitante seduzione letale, ma condannata essa stessa dalla nemesi del thriller ad una altrettanto invisibile vendetta per mano della medesima vittima designata, in un finale di corale e maledetta estinzione. Due note rosa, due momenti delicati e piacevolmente lotofagici nella loro percezione extrafilmica che sembrerebbero voler quasi aprire lo spiraglio di una (im)possibile redenzione, di una vera storia d’amore che superi la maledizione e la condanna eterna di Mark. Come quella mano ormai immobile che Mark cerca del cadavere di Marina e che soggiace alle struggenti note del Tema di Mark in una possibile enfasi drammatica prima dell’attacco della Milonga finale, che fuga ogni pensiero romantico e risintonizza verso gli esiti devianti della coriacea e inesorabile azione proditoria della donna-mantide. Con questa bella e importante release discografica della Bluebelldisc, viene completata dopo vent’anni la discografia in compact disc dei film thriller-erotici diretti da Sergio Martino, che comprende:

Bruno Nicolai - La coda dello scorpione
CD - Digitmovies, 2004 (Master originali 1971)

Bruno Nicolai - Tutti i colori del buio
CD - Digitmovies, 2004 (Master originali 1972)

Bruno Nicolai - Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave
CD - Digitmovies, 2004 (Master originali 1972)

Nora Orlandi - Lo strano vizio della signora Wardh
CD - Quartet Records, 2020 (Master originali 1971)

Natale Massara – Graffiante desiderio (in compilation RED EROS)
CD - Bluebelldisc, 2023 (Master originali 1994)

Luigi G. Ceccarelli – Spiando Marina
CD - Bluebelldisc, 2023 (Master originali 1992)

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