Nati con la camicia

cover_nati_con_la_camicia.jpgFranco Micalizzi
Nati con la camicia (1983)
Beat Records Company CDCR 77
14 brani – Durata: 41’29”

 

Prendete un ventriloquo in pattini a rotelle (Terence Hill), un avanzo di galera appena uscito dal carcere (Bud Spencer), fateli incontrare durante una rissa al bar, piazzateli a bordo di un camion rubato e otterrete Nati con la camicia, una delle più celebri commedie dello storico duo di attori italiani nonostante il nome (d’arte).

I nostri eroi, che rispondono ai curiosi appellativi di Rosco Fraker e Doug O’Riordan, si mettono in fuga dalla polizia e vivono avventure ali limite dell’assurdo, limite spesso ampiamente superato: vengono scambiati per agenti della CIA e, non potendo rivelare le loro reali identità, si immedesimano in questo nuovo ruolo, a loro totalmente sconosciuto e riescono addirittura a sventare un complotto internazionale.
Ma il film l’avrete già visto tutti, passiamo al soundtrack, composto dal Maestro Franco Micalizzi, autore di moltissime partiture dalla fine degli anni Sessanta in poi, da Roma a mano armata a La banda del gobbo a quelle di altri film del duo Spencer-Hill quali Lo chiamavano Trinità e Non c’è due senza quattro.
Nell’ottima colonna sonora di Nati con la camicia, Micalizzi presenta un tema musicale estremamente orecchiabile e facile da ricordare, uno di quei motivi che ti restano in testa e che ti ritrovi a intonare la mattina sulla strada dell’ufficio. Si comincia con il pezzo cantato "In the Middle of That Trouble Again", interpretato da A. Douglas Maeakin, che, già dal titolo, fa capire la propensione dei due protagonisti a trovarsi in mezzo ai guai: una melodia giocosa, divertente, vivace che rende perfettamente l’idea della fuga dalla polizia, ma del tutto priva di note cupe e serie, come a far intendere immediatamente che i due personaggi sono i primi a non prendersi sul serio. L’accattivante tema della canzone introduttiva si ritrova, senza troppe variazioni, nell’intera partitura: certo, esistono anche tratti in cui la musica diventa meno allegra e assume anche un carattere di inquietante suspence, come in "Spies and Guys", dove la melodia ricorda, penso non per caso, la celeberrima colonna sonora dei film di 007, ma, per tutta la durata dello score, si ritrovano le note orecchiabilissime del brano di fondo.
Un ottimo lavoro, apparentemente leggero e senza impegno, ma da cui traspare la competenza musicale di Franco Micalizzi: non è semplice, infatti, costruire un’intera partitura intorno a un unico tema musicale senza renderla noiosa, bensì facendone al contrario un’opera estremamente divertente e difficile da dimenticare.

 

 

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