Bad Boys

Cover Bad BoysMark Mancina
Bad Boys (id. – 1995)
La-La Land Records LLLCD 1057
27 brani – durata: 69’25’’

Quando nel 1995 Mark Mancina (Speed, Twister) incontrò i produttori Don Simpson e Jerry Bruckheimer per prendere parte al progetto Bad Boys, pellicola action-poliziesca diretta dall’allora novellino Micheal Bay (Armageddon, Transformers) alle prese col suo primo film per il grande schermo, l’autore non poteva immaginare che la colonna sonora che da lì a poco si sarebbe prodigato a comporre sarebbe stata la capostipite di una nuova generazione di musica da film d’azione.

Il compositore, entrato nelle grazie di Hans Zimmer, col quale aveva collaborato per Il Re Leone, vincitore del premio Oscar l’anno precedente, divenendo il suo primo forte collaboratore nella MediaVentures, affrontò la pellicola interpretata da Will Smith e Martin Lawrence sviluppando un sound che, partendo da un’idea di base strettamente legata al suo lavoro per Speed di Jan De Bont, venne lasciato sostanzialmente molto libero di evolversi, grazie soprattutto alla mancanza di una idea chiara sulle musiche da parte di Bay, il quale diede carta bianca a Mancina nella scrittura della sua partitura. Molto più decisi e consapevoli del prodotto da ottenere, Bruckheimer e Simpson fornirono numerose direttive all’autore, il quale si trovò a dover rielaborare più volte una stessa idea fino a raggiungere la forma desiderata dai produttori, senza però rinunciare ad uno sviluppo di sonorità e sfumature molto personali.

Bad Boys rappresenta in un certo senso uno stadio evolutivo e più moderno di Beverly Hills Cop, sotto tutti i punti di vista. La pellicola infatti non è legata all’intramontabile cult interpretato da Eddie Murphy solo per la presenza di due (anziché uno) poliziotti di colore che si aggirano per le metropoli degli Stati Uniti e per la vena ironica che, nonostante le sfumature più moderne e pungenti, richiama la simpatia del film datato 1984.
Nonostante le sostanziali differenze, specialmente nella scelta di una soluzione ibrida con una generosa componente orchestrale ed elementi elettronici, le due colonne sonore possiedono numerosi elementi di contatto, che tendono ad evidenziare tanto quegli approcci più caratteristici ed interessanti delle musiche composte da Harold Faltermeyer per Beverly Hills Cop quanto a sottolineare la loro evoluzione, e quindi lo stadio successivo di tale forma espressiva.

Mark Mancina compone pagine in cui confluiscono molti elementi che guardano al passato voltandosi poi alla ricerca di nuove strade da percorre; quella che era la componente “dance” caratteristica del tema “Axel F.” prende parte nel nuovo lavoro grazie ad una serie d’incastri ritmici e timbrici che si sposano egregiamente con un tema molto più eroico ed evocativo, generando brani dal carattere ritmato e brillante come “Prologue / The Car Jacking”, nel quale l’autore non ci nega alcune sfumature che riportano alla mente il celebre brano scritto da Faltermeyer, soprattutto nella scrittura per tastiere. Gli elementi in questione, presenti in gran parte all’interno della OST, non impediscono alla composizione di assumere una posizione distinta e indipendente, capace di farsi riconoscere attraverso le sue novità piuttosto che per mezzo di questi.
Grande importanza ricopre il tema principale, che dopo la versione ballabile del brano d’apertura si svela in una veste più impegnata a drammatica in “Bad Boys Main Title / Heist”, dove su di una ritmica cavalcante portata avanti da una calda linea di basso l’autore sviluppa un movimento che diventerà manifesto del suo stile più ricorrente, grazie ad un largo impiego d’archi ed una moderata e quasi impercettibile, seppur di notevole importanza, presenza di chitarra elettrica.
Il passaggio rappresenta più che esplicitamente quello che nel corso degli anni diventerà lo standard al quale numerosi artisti della MediaVentures s’ispireranno nello sviluppo dei propri Main Theme, ma la ricchezza timbrica che gli viene concessa, per merito di una scelta ponderata e ragionata delle componenti atte ad affiancare l’orchestra, che si tratti di chitarre elettriche, di pizzicati acustici o di elettronica, fa sì che il tema di Bad Boys ancora oggi riesca a brillare di luce propria.

Lo score si presenta in una veste molto variegata che, nonostante accusi una serie di ripetizioni spesso stancanti, offre numerosi sviluppi capaci di partire da una sorgente comune ed evolversi in costruzioni molto differenti tra loro. Si noti il brano “Funky Brothers to PD”, dalla vena bombastica e pop/funky ritmata, o la variante più “hawaiiana” del tema in “Jojo, What You Know?”, fino ad arrivare alla sua esecuzione più aggressiva per chitarra elettrica e virtuosismi di basso elettrico in “Dead Guy”. Assieme a questo, nel medesimo brano, si può notare uno sviluppo di puro commento che oscilla tra l’approccio di Harold Faltermeyer per i suoi due Beverly Hills Cop e Tango & Cash ed un sound più nuovo, capace di costruire situazioni musicali attente e ricche di elementi caratterizzati da idee originali.

Altro aspetto fondamentale è la varietà di temi e motivi presenti nella composizione. Nonostante la forte identità del Main Theme, l’artista riesce a sviluppare una serie di leitmotiv carichi d’identità, che il più delle volte vengono affidati ad arpeggi e pizzicati di chitarra acustica. Da notare in particolar modo il tema di Julie, interpretata da Téa Leoni. Il pizzicato esprime con precisione tanto la sensualità del personaggio quanto il suo aspetto più romantico attraverso una costruzione estremamente personale, fortemente legata agli stilemi più ricorrenti di Mancina. Interessanti la variante più spensierata di “You’re Going To Leave Me Alone”  e quella leggermente più drammatica di “We Don’t Want To Lose You”.

Nello sviluppo del commento action l’autore arricchisce la sua paletta timbrica slegandosi dalle idee convincenti ma piuttosto sbiadite di Speed, e cimentandosi in una scrittura a tratti più martellante, ma anche capace d’imporsi con maggiore forza, grazie soprattutto ad un impiego del corpo orchestrale, nel quale brilla la sezione d’archi in particolar modo, atto a riproporre il tema portante nelle sequenze più frenetiche, dimostrando una notevole versatilità nell’intreccio con tessiture diverse.
“Escape From Club Hell / Ether Chase” funge da manifesto di questa scrittura, e anticipa numerose pagine che verranno in seguito composte dall’autore stesso per lavori come Money Train o dai suoi colleghi in Broken Arrow, The Rock o The Peacemaker, calcando la mano fino al punto da rendere il lavoro per Bad Boys forse l’unico considerabile davvero originale.

Mark Mancina attraverso poche produzioni ha contribuito notevolmente ad introdurre un nuovo modo di commentare questo genere di pellicole, che sebbene paghi lo scotto di una tendenza a ripetersi ciclicamente, ha comunque lasciato un segno molto forte. L’artista da un lato ha dovuto fare i conti con una vena creativa che si è esaurita molto rapidamente, ma dall’altro è stato anche svantaggiato dalla corrispondente crescita dei registi e produttori ai quali era legato. Fu infatti a causa di richieste molto precise e dettagliate da parte di Michael Bay per Bad Boys II, nel 2002, che Mancina rinunciò al lavoro; il regista nel corso degli anni aveva sviluppato un suo modo di concepire la musica da film che poco si addiceva ad un musicista che, nel limite delle sue capacità, era comunque più paragonabile ad un artigiano che non ad un assemblatore di suoni. Per questo infatti l’offerta venne rifiutata e la povertà musicale del film, una delle peggiori prove composte dal sostituto Trevor Rabin, testimoniano questa visione sciatta e poco stimolante (testimoniata ad oggi dalle deludenti musiche per Transformers o The Island).

Dopo 12 anni l’etichetta La-La Land Records propone un’edizione limitata a 3000 copie, che oltre ad offrire ben 70 minuti di musica si fregia di un generoso libretto contenente le interessanti note di Randall Larson (Cinemascore: The Film Music Journal), il quale affronta in maniera assai dettagliata lo sviluppo della colonna sonora e l’interessante rapporto con i produttori Jerry Bruckheimer e Don Simpson e il regista Michael Bay. La qualità dell’incisione consente di apprezzare una soddisfacente pulizia sonora delle varie componenti, mettendo in risalto tanto le buone orchestrazioni di Bruce Fowler, quanto la convincente performance dell’orchestra, diretta da Nick Glennie-Smith, figura che ha indiscutibilmente contribuito nel conseguimento del risultato finale.

Stampa