Aliens

Cover AliensJames Horner
Aliens (Aliens – Scontro finale - 1986)
Varèse Sarabande, 4005939624125
24 brani – durata: 75' 44''

Rimasterizzata ed integrata da un ricco carnet di brani inediti per un totale di 30 minuti aggiuntivi, la colonna sonora di James Horner per il film Aliens - Scontro finale (Aliens, 1986) rimane a distanza di anni una lezione esaustiva di commento che guarda sia all'horror che all'azione. In verità il sequel diretto da James Cameron non diede molto spazio alla partitura, che finì pressochè martoriata e spezzettata in fase di missaggio finale.

La deluxe edition riproposta da Varèse Sarabande nel 2001 è quindi doppiamente interessante perché presenta per la prima volta lo score così come originariamente composto e registrato da James Horner, oltre ad essere configurata come un percorso capace di illustrare musicalmente l'immaginario di una delle più celebri saghe sci-fi di Hollywood.
Tra le accuse ricorrenti rivolte ad Horner vi è quella di riciclare temi già presentati altrove, una sorta di amnesia creativa che lo porta a rimaneggiare con disinvoltura materiale già collaudato. Ma nel caso in esame (a parte le reminiscenze dei recenti Star Trek II e III) il compositore statunitense sembra perseguitato dall'ombra di Goldsmith, al punto che egli non riesce a sottrarsi da citazioni quasi letterali. Si pensi soprattutto all'inciso che segue il tema dei titoli di testa, strutturato su un elementare intermittenza di due note per tromba, flauto ed arpa, presente già nella traccia d'apertura (“Main Title”). La bravura di Horner sta però nel saper sviluppare con misura e personalità un'idea musicale solo accennata nel precedente score, grazie a modulazioni da manuale e una London Symphony Orchestra in gran spolvero.
Il clima che si respira è dunque in perfetta continuità con quanto già elaborato da Goldsmith, ma l'approccio è fondamentalmente diverso. Horner infatti alterna con incredibile gusto della suspense movimenti larghi di cupa ambientazione  – sottolineati dall'uso di effetti elettronici di “vuoto cosmico” e sezioni di contrabbassi in primo piano – a scosse di pura adrenalina, ostinati frenetici e percussioni di sapore militaristico (“Combat Drop”, “Bishop's Countdown”). Inutile dire che il lavoro di orchestrazione è eccellente, di scuola ma mai banale, ed alcuni accostamenti timbrici sono molto interessanti (ad esempio quello tra arpa e vibrafono ed alcune apparizioni di percussioni metalliche in “Ripley's Rescue”). In omaggio a Goldsmith viene riproposto l'espediente dell'echoplex, un macchinario elettronico utilizzato per dare ad alcuni marcati di archi un'eco “ping-pong” (“Atmosphere Station”), conferendo ai suoni un effetto di dilatazione spaziale indubbiamente interessante per una colonna sonora neoclassica, ma forse banale alle orecchie di un ascoltatore non-istintivo.
Nel complesso la partitura (che si fregia tra l'altro di una nomination agli Oscar '86) supera la prova dell'ascolto separato dalle immagini, imprevedibile nella sua miscela orrorifica di dosi ambient (a volte il puro silenzio) ed azione (con notevoli picchi di decibel che testeranno a dovere la dinamica del vostro impianto hi-fi!). L'unico neo è forse rappresentato dallo scarso interesse dei circa dieci minuti di bonus track che presentano versioni alternative di alcune pagine minori ed inusuali montaggi sonori – “Combat Drop (Percussion Only)” – al limite del dovere d'archivio.

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