In Harm’s Way

Cover In Harm's WayJerry Goldsmith
Prima Vittoria (In Harm’s Way – 1965)
Intrada Special Collection #100
15 brani – durata: 34’46’’

Uscito in Italia con il titolo Prima Vittoria, la pellicola diretta da Otto Preminger (Exodus, Anatomy Of  A Murder) rappresenta nella carriera del Maestro Goldsmith un punto di svolta di notevole importanza. Il celebre compositore infatti entrò nel teatro della Seconda Guerra Mondiale proprio grazie a questo film ambientato nella Pearl Harbor del 1941; il caso volle che nella settimana in cui furono completate le incisioni l’autore ricevette la proposta di collaborare al film Von Ryan Express (Il Colonnello Von Ryan), interpretato da Frank Sinatra e la nostra Raffaella Carrà, ritrovandosi quindi ad occuparsi dei due fronti opposti del conflitto mondiale: gli U.S.A e l’Europa.
In Harm’s Way è senza dubbio uno dei progetti più ambiziosi ai quali Goldsmith abbia mai preso parte nei primi anni della sua carriera; collaborare con Preminger, accompagnato da un cast che vedeva davanti la cinepresa John Wayne, Kirk Douglas, Henry Fonda ed altri ancora rappresentò non poco, oltre al fatto che per la prima volta anche egli stesso prese parte ad un film, partecipando alla sequenza del ballo degli ufficiali all’interno della banda jazz.
L’importanza della produzione e del cast che partecipava al progetto diede luce anche alle musiche del Maestro, le quali vennero pubblicate in un album prodotto da Neely Plumb, divenuto in seguito celebre produttore per la RCA Victor, contenente una selezione di circa 35 minuti di musica. All’epoca l’unico altro titolo disponibile contenente le musiche di Goldsmith era Lilies Of The Field, e questo sicuramente fu uno degli elementi determinanti nella popolarità dell’album, oggetto dell’attenzione di molti appassionati del periodo.

 

La partitura composta per In Harm’s Way risulta essere densa di situazioni musicali che vanno ben oltre la breve durata complessiva del disco; salta subito all’occhio l’assenza di un vero e proprio Main Title, elemento questo che per antonomasia introduce la partitura attraverso l’esecuzione più rappresentativa. Infatti per questo motivo l’album si apre con il brano “Love Theme From In Harm’s Way”, manifesto dell’amore tra McConnel (Tom Tryon) e sua moglie Bev (Paula Prentiss). Durante l’ascolto si può notare come il brano effettui una vera e propria virata passando dal suo sapore più romantico e delicato, in perfetto stile con i canoni dell’epoca, ad una esecuzione breve ma intensa per corni francesi e clarinetti, introducendo per pochi istanti quello che diventerà poi il movimento spesso associato al Capitano Rockwell Torrey (John Wayne), inquadrandone l’impostazione militare. L’esecuzione più esplicita, presente nel brano “The Rock”, è caratterizzata da una vena fortemente marziale, in cui un incastro tematico piuttosto classico per il genere viene accompagnato da una puntuale e vigorosa marcia di rullanti, alternata a imponenti presenze di timpani e piatti. Si noti come la timbrica e l’orchestrazione anticipi notevolmente quelli che saranno negli anni successivi gli elementi caratterizzanti e ricorrenti della scrittura per il cinema di guerra di Goldsmith, dal marziale Patton alle imponenti The Sand Pebbles o MacArthur.
Molto interessante è il modo in cui l’allora giovane autore sia stato capace di costruire una partitura così variegata, spaziando dalle sonorità più marziali a brani dall’innegabile vena jazz come “Liz In Harm’s Way”, passando attraverso idee che rappresentano l’ambientazione hawaiana di “Native Quarter” o, ancor più esplicitamente, “Hawaiian Mood”, manifesto del classico stereotipo made in Honolulu.

“Battle Theme From In Harm’s Way” è forse una delle pagine più significative dell’album grazie ad una proposta del tema di Rockwell preceduto da una introduzione fortemente imponente e penetrante, dominata da un intreccio inconfutabilmente pioniere di quelle che saranno le strade successivamente intraprese dall’autore nello sviluppo delle pagine di The Sand Pebbles, nelle quali brani come “Repel Boarders” riprendono questo tipo di approccio. Altro elemento caratterizzante è la presenza del pianoforte suonato alle ottave più basse, particolarità questa che anticipa notevolmente tanto il carattere progressivo de Il Pianeta delle Scimmie quanto le impostazioni action di Capricorn One. Questa caratteristica, esposta in modo particolarmente evidente in “One-Way Ticket”, introduce il secondo momento precursore delle successive partiture per film di guerra: “First Victory”.
Si assapora molto l’elemento drammatico attraverso perforanti esplosioni d’insieme, dal retrogusto quasi straniante grazie al rinforzo della sezione d’archi, che si alterna alle poderose marce generando incastri altamente rappresentativi dello stile del Maestro.

In Harm’s Way è senza dubbio un lavoro notevole per un Goldsmith ancora alle prime armi con un genere che diventerà tra i suoi più rappresentativi; la partitura in parte emula lo stesso spessore di Lonely Are The Brave per il western, quasi a voler sottolineare come il primo lavoro dell’autore per ogni tipologia filmica sia già considerabile come punto d’arrivo, anziché di partenza.
La ricerca timbrica così accurata, manifesto di una sicurezza nelle idee e nelle strade da percorrere per commentare il film, dimostrano una concezione di base forte e ben delineata, che le orchestrazioni, ad opera dello storico collaboratore Arthur Morton, evidenziano e arricchiscono ulteriormente.
L’album, così come è stato concepito originariamente nella sua prima edizione del 1965, propone una sequenza non cronologica dei brani, affinché venga garantita la migliore esperienza d’ascolto possibile. In effetti riproducendo l’intero disco dall’inizio alla fine vengono evidenziati quegli elementi che una diversa sequenza avrebbe potuto camuffare o rendere di difficile lettura; l’assenza di un Main Title si accusa notevolmente di meno grazie al Love Theme presente come brano d’apertura, questo per merito delle sue caratteristiche che introducono il tema di Rockwell, il più forte della composizione, senza svelare gli arrangiamenti più prorompenti, come accade in “The Rock”, che in un certo senso traccia il vero e proprio inizio del percorso d’ascolto dopo la pacata introduzione. Inoltre il carattere variegato dello score viene evidenziato dall’alternarsi dei passaggi più martellanti con quelli più pacati e, perché no, allegri, favorendo non solo l’ascolto piacevole e tutt’altro che monotono, ma soprattutto la comprensione degli incastri tra situazioni musicali differenti, le quali si dimostrano molto più convincenti in questa sequenza piuttosto che accorpando tracce di uno stesso genere.

Fuori catalogo per numerosi anni, la colonna sonora per In Harm’s Way è nuovamente disponibile, seppur in edizione limitata a 3000 copie. Edita dalla Intrada nella serie Special Collection, il disco celebra il volume n° 100, unendo un’importante riedizione ad un elemento collezionistico d’indubbio interesse. L’album, accompagnato dalle interessanti note di Douglass Fake, gode di un audio rimasterizzato notevolmente pulito rispetto alle precedenti edizioni, permettendo una esperienza d’ascolto che fatica a dimostrare i suoi quasi 45 anni di età.
Precursore di numerosi sentieri, dai progressivi elementi che porteranno a Planet Of The Apes ai marziali accenti di Patton, In Harm’s Way è senza dubbio uno dei lavori più importanti ed interessanti di Jerry Goldsmith, e quindi assolutamente da conoscere.

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