I lunghi giorni dell’odio

cover_lunghi_giorni_odio.jpgAmedeo Tommasi
I lunghi giorni dell’odio (1968)
GDM CD CLUB 7047
19 brani (1 canzone + 18 di commento) - Durata: 49’59’’

 

Una serie di sequenze, fra cui molte variazioni del leitmotiv intonato dal caldo timbro del cantante nella "Seq.1", commenta I lunghi giorni dell’odio, uno spaghetti western del 1968, firmato Gianfranco Baldanello, in cui una banda di fuorilegge assale la fattoria Benson e uccide tutti.

La "Seq.2" riprende il leitmotiv con una chitarra elettrica pigra, sullo sfondo del trasalire delle trombe e dei rullii di marcia, e si sviluppa su un fraseggio morbido e contemplativo. Sopraggiungono poi i violini della sezione archi, mentre la chitarra si fa nervosa.
La "Seq.3" parte sulle esclamazioni degli ottoni e si sviluppa su un serrato ritmo di marcia, lasciando il commento alle percussioni.
La "Seq.4" vi trasporta in un saloon, un divertissement con delle note al synth che ridondano di vibrazioni cristalline.
La "Seq.5" si articola sugli acuti degli ottoni con gran coda finale drammatica della sezione archi.
La "Seq.6" parte con i lamenti degli archi e termina su ottoni e rullio di marcia.
La "Seq.7" è affidata ad un flauto vellutato, che si muove in uno spazio tonale romantico mentre una chitarra esile pronuncia pochi garbati accordi.
Il flauto ritorna, nel suo splendore, anche nella "Seq.14", in cui riprende il tema del leitmotiv.
E la "Seq.8" affida il tema del leitmotiv ad una tromba, che stira la sua gamma armonica in una scala ascendente ripresa dal plettro della chitarra e magnificata dal coro della sezione archi.
Tommasi si prende una pausa intensa sul fraseggio della "Seq.9", con un pianoforte che ricama, col suo timbro ammaliante, una melodia ispiratissima che fende la ragnatela armonica degli archi.
Ritorno al saloon con la "Seq.10", affidata agli accenti secchi della chitarra elettrica.
Altro divertissment riverberato al massimo nella "Seq.11" e nella "Seq.16", con un pianoforte ragtime in stato di grazia.
La "Seq.12" riprende il leitmotiv concentrando il fraseggio nella sola chitarra elettrica.
De profundis generale nella "Seq.17", con un cello che sprofonda in un baratro sonoro, appeso solo a una nota tenuta degli archi.
Ballata ariosa della "Seq.18", in cui il pianoforte vola su un’intensa melodia prima di chiudere la OST variando, a più riprese, il leitmotiv principale.

 

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