Il figlio di Django

cover_il_figlio_di_django.jpgPiero Umiliani
Il figlio di Django (1967)
GDM Music 4124
22 brani (20 di commento + 2 canzoni) - durata: 47'20"


 
Il figlio di Django, una delle molte pellicole che ereditarono il nome del personaggio creato da Sergio Corbucci nel 1966, è una testimonianza esemplare dell’estro creativo di Piero Umiliani, compositore discretamente prolifico nell’ambito western. La prima impressione d’ascolto potrebbe indurre a considerare questa OST molto vicina a quello che comunemente ci si aspetta da uno spaghetti western; al contrario, un’analisi più attenta permette di mettere in luce alcuni elementi di originalità che la rendono particolarmente interessante: una generale solidità d’impianto nelle ritmiche riconducibile all’impiego di un basso elettrico corposo e di una batteria decisamente orientata verso il rock, l’uso insolitamente frequente del flauto e di un organo che rifà il verso al clavicembalo, l’insistenza sulla melodia anche nelle situazioni di suspance.

Inoltre è raro imbattersi in un lavoro godibile dall’inizio alla fine e, grazie alla varietà delle armonizzazioni e degli arrangiamenti, per nulla penalizzato dal fatto di essere per buona parte gravitante attorno al  tema principale, esposto nei titoli di testa con la sezione fiati e l’orchestra in evidenza (traccia 1). “Verso la città”, ad esempio, lo declina in una performance orchestrale con belle divagazioni strumentali, la prima parte di “Libero e selvaggio” lo ripropone per chitarra elettrica, mentre “Nella valle” lo utilizza solo come cellula ritmica. In aggiunta, la voce cavernosa di John Balfour ne interpreta una versione canora dal titolo “They called him Django”, che è cruciale nello sviluppo della trama del film perché cade in un momento in cui non sappiamo ancora chi esattamente sia Tracy, il protagonista, né che cosa faccia. Scopriamo così, proprio grazie al testo della canzone, che si tratta appunto del figlio di Django, intenzionato a vendicarsi degli assassini del padre ucciso sotto i suoi occhi quando era ancora bambino. La canzone viene riproposta nella traccia finale cosi come apparve in un’antologia pubblicata dalla CAM all’epoca; l’unica differenza è riscontrabile nella parti solistiche, affidate ad una tromba nella prima registrazione e ad un’armonica a bocca nella seconda.
“In memoria di Django”, “Falsa tranquillità” e “Nostalgia del padre” propongono l’altro tema portante della partitura, quello usato per le rievocazioni della figura di Django, e accompagnano malinconicamente i ricordi con passaggi di intenso trasporto emotivo, rispettivamente per tromba, chitarra elettrica ed armonica a bocca.
Completano il quadro dello score gli immancabili brani da saloon, due pianistici ed uno, in stile country, per piano, banjo e chitarra acustica; due brani incalzanti collocabili nella migliore tradizione western (“Cavalcata” e “Cavalcata, versione 2”) ed un brano d’ispirazione “bondiana” attraversato da un climax ascendente d’archi e interrotto da brevi pause di tranquillità (“Missione segreta”).
In conclusione, oltre all’ennesimo elogio alla GDM Music per avere ampliato con questa pubblicazione la scarna discografia western di Piero Umiliani - finora esisteva infatti in commercio solo l’altrettanto commendevole Roy Colt & Winchester Jack (1970) - va espresso anche l’auspicio che essa venga in futuro ulteriormente incrementata. A tal proposito, tra gli altri titoli, andrebbe tenuto in considerazione in primis La vendetta è un piatto che si serve freddo (1971), che vanta un bellissimo tema principale per chitarra acustica.

 

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