Il Marchese del Grillo

cover_il_marchese_del_grillo.jpgNicola Piovani
Il Marchese del Grillo (1981)
Cinevox CD MDF 632
18 brani – durata: 48'12''
 
 

L'inconfondibile tempra musicale di Piovani si avverte sin dalle primissime battute di questo album, nonostante esso sia di molto antecedente ai lavori scaturiti dalla prolifica collaborazione con Roberto Benigni e oggi apprezzati internazionalmente. La genesi editoriale di una colonna sonora di simile fattura non è stata impeccabile, poiché si è dovuto aspettare ben 16 anni dall'uscita dell'LP originale, datato 1982, per vedere materializzate le preziose incisioni su compact disc.

Per l'occasione la Cinevox ha curato un digipack senz'altro appetibile al mondo del collezionismo, completo di un booklet con le immagini di Alberto Sordi in costume e soprattutto integrando la scaletta originaria con otto versioni differenti dei brani già noti. Il lancio del disco ha senza dubbio beneficiato della contemporanea uscita del DVD, recentemente ripresentato anche in una edizione deluxe (2009) curata dal regista Mario Monicelli e con un ricco carnet di extra. Fra questi, un'interessante intervista condotta da Pierfilippo Siena è dedicata al maestro romano, che svela particolari inediti della gestazione delle musiche originali.

Mario Monicelli – racconta Piovani – mi propose di lavorare ad un film-commedia come Il Marchese del Grillo senza che avessi mai fatto esperienza in questo genere. Mentre avevo alle spalle diversi lavoro nel campo teatrale (anche farse), nel cinema la mia musica si era sempre prestata a lavori drammatici, intimisti, profondi. Fu quindi una proposta coraggiosa, anche considerata la levatura del cast”. Particolarmente illuminante è l'aneddoto che Piovani riserva al famoso brano “La gavotta di Olympia”, filo conduttore delle dissacranti burle ideate dal rampollo della nobiltà papalina ed interpretate da un Alberto Sordi irresistibile. “Durante le riprese – continua – Sordi mi chiamò dicendomi che intendeva canticchiare il tema di Olympia e aveva con sé alcuni appunti. Si trattava di una sua libera interpretazione, che registrammo in presa diretta e poi abbiamo inserito nell'album. Il risultato è stato magnifico, anche considerato che Sordi ha risolto magnificamente, con un recitato, la parte finale del motivo che presenta dei vocalizzi per soprano piuttosto tecnici”. Il tema centrale di Olympia è ripreso anche nel brano “Il Teatro D'Alibert” pensato per la famosa scena in cui la compagnia teatrale francese affida ad una interprete femminile la parte del soprano, suscitando l'invidia di un castrato ed un'esilarante rissa finale. “La sceneggiatura – racconta ancora Piovani nell'intervista inclusa nel secondo DVD interamente dedicato agli extra – presentava un grosso problema. Era prevista infatti una scena in cui il marchese assisteva ad un'opera di inizio Ottocento, in cui per la prima volta una donna, e non un castrato, aveva un ruolo femminile. Bisognava approntare un'operina composta appositamente, poiché non conoscevamo un lavoro preesistente che fosse adatto alle esigenze della sceneggiatura. Su 'libretto' di Angelo Savelli, un regista teatrale, ho composto “La cintura di Venere”, tre frammenti di un'opera in cui figurano Apollo, Bacco e Venere. Ovviamente ho scritto solo lo stretto necessario, quindi si tratta di un'opera-comique fantasma che nel film è attribuita ad un certo Jacques Berain, un nome di pura fantasia. La cosa buffa è che, ancora oggi, a me e alla casa discografica, arrivano delle richieste di studiosi francesi che sono alla ricerca di notizie su Jacques Berain e “La cintura di Venere”! Con un certo imbarazzo, ogni volta, sono costretto a spiegargli che si tratta di una 'crosta'”. Un vero falso d'autore che in effetti desta ammirazione per il grado di perfezione stilistica, la genuina artigianalità simil-teatrale ottocentesca, articolata in 3 movimenti fino al crescendo finale pensato per due virtuosi soprani.

Ulteriore pregio del lavoro di Piovani è quello di trasmettere una romanità in costume che riecheggia dell'umorismo sardonico del Belli e sulla quale è stata costruita l'intera opera cinematografica. Le disavventure sentimentali, politiche, familiari del marchese Onofrio del Grillo tratteggiano un personaggio che assomiglia con un certa approssimazione ad un Gattopardo alla romana, quindi un disilluso che, pur di mantenere il suo status sociale, non esita ad abbandonare in fretta e furia le passeggere infatuazioni libertarie per tornare sotto la protezione del redivivo Pio VII. Attenendosi a questo canovaccio, la musica di Piovani, con la sua leggera malinconia e quell'estrazione popolare nell'accezione più nobile del termine, è essa stessa un veicolo per raccontare un mondo fatto di cinismo, ironia e bassi espedienti, ma anche di squarci in quell'universo politico-religioso incarnato dal mito del Papa Re. È così che la colonna sonora affianca svariati temi di facile presa per mandolino e orchestra, quasi degli stornelli anch'essi presi in prestito dal repertorio popolare (“La canzone di Gasperino”, “Il gioco del sosia”, “I sogni di Gasperino”) a pagine marziali e maestose (“Marcia dei dragoni”) arrangiate con organo, ottoni, archi e tambureggianti percussioni. Corona l'ascolto il brano finale intitolato "Morto un Papa..." (anche in una seconda versione più lunga) che ricalca una marcia papale in piena regola – ispirata forse a Charles Gounod – e svolta come una breve suite comprendente i temi principali della OST. Nel complesso, un lavoro originale, evocativo, virtuoso, che ha contribuito al successo di uno dei più celebri film in costume del cinema italiano.

 

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