L’ultima neve di primavera/L’albero dalle foglie rosa/Bianchi cavalli d’agosto

cover_ultima_neve_di_primavera.jpgFranco Micalizzi
L’ultima neve di primavera/L’albero dalle foglie rosa/Bianchi cavalli d’agosto (1973/1974/1975)
CD 1: 28 brani (23 da L’ultima neve di primavera + 5 da L’albero dalle foglie rosa) Digitmovies CDDM 142-1 – Durata: 68’33’’
CD 2: 24 brani (5 da L’albero dalle foglie rosa + 19 da Bianchi cavalli d’agosto) Digitmovies CDDM 142-2 – Durata: 68’44’’


 
In un doppio CD dalla lussuosa confezione, Digitmovies ci presenta le colonne sonore di tre pellicole appartenenti al filone  sentimentale e strappalacrime che spopolò negli anni Settanta. Non senza una punta di ironia, questi film furono battezzati anche lacrima-movie perché sferrare un deliberato attacco all’equilibrio emotivo dello spettatore sembrava essere il loro scopo principale: di solito le storie inscenavano il dramma di un bambino che, già sofferente a causa del mancato affetto di genitori in crisi di coppia, veniva colpito da malattie incurabili o cadeva vittima di seri incidenti. Il piccolo Renato Cestié, impegnato ad interpretare ruoli simili in svariate occasioni, si garantì una notorietà da star. D’altronde, come avrebbero potuto rimanere insensibili le mamme italiane di fronte alla sua fragilità e al suo viso angelico?

Se il cinema, come del resto ogni fenomeno artistico, è anche il riflesso di un’epoca, delle sue lacerazioni e delle sue pulsioni, forse non è insensato intravedere nel successo del genere un tentativo da parte del pubblico di rifugiarsi in un eden perduto, dove potevano trionfare quei sentimenti nobili e puri che l’Italia di allora, attraversata da gravi tensioni sociali e avviluppata nella rete del terrorismo di matrice politica, pareva aver irrimediabilmente ripudiato.
Rivisti oggi, L’ultima neve di primavera, L’albero dalle foglie rosa e Bianchi cavalli d’agosto appaiono film datati e insopportabilmente grondanti di retorica. Al contrario, le relative musiche di Franco Micalizzi, oltre a dimostrare l’ottima vena melodica del Maestro, qui ai suoi massimi livelli espressivi, hanno ben resistito alla prova del tempo e sono tuttora assai godibili. Già all’epoca ottennero in tutta Europa consensi unanimi e clamorosi furono di riflesso i riscontri nelle vendite discografiche. È dunque prevedibile che questa nuova edizione, curata con precisione dalla casa discografica abruzzese e arricchita da molte tracce inedite, non mancherà di deliziare tutti gli amanti della musica da film italiana.
Fin dalle prime note degli omonimi temi principali, si può comprendere come la cifra emotiva dominante nelle tre OST sia per ovvie ragioni improntata al romanticismo e alla struggente malinconia. Micalizzi pone sempre in primo piano l’orchestra d’archi, variando via via gli strumenti solisti: ne “L’ultima neve di primavera” prevalgono l’organo elettrico, il pianoforte e l’oboe; ne “L’albero dalle foglie rosa” gli arpeggi della magica chitarra di Mario Gangi, uno dei più valenti virtuosi italiani della sei corde; in “Bianchi cavalli d’agosto” i sintetizzatori, mentre in “Storie di mare”, sua naturale prosecuzione, intervengono pure i vibranti vocalismi di Edda Dell’Orso.
Accanto a questa congerie di melodie dal notevole impatto emozionale, che saranno riprese in varie forme nell’arco delle oltre due ore di musica testimoniate nel doppio CD, coesistono brani di più moderna concezione dal tono spensierato, drammatico o riflessivo. Limitandoci agli esempi più essenziali, segnaliamo il samba lento di “Criança”, presente anche in una versione cantata da Irio De Paula e Giovanna Marinuzzi; il lounge dalle lunghe improvvisazioni all’organo elettrico di “Vodka per due”; il dialogo tra flauto e tastiere di “Tempo d’estate”, sostituito in un’esposizione successiva dalle evoluzioni canore del gruppo Schola Cantorum; le evocative atmosfere di “Favola” e quelle decadenti di “Di sera”; le angoscianti cacofonie di “Come un sonno”; il pop ballabile di “Bianchi cavalli d’agosto (disco)” sostenuto da una ritmica funky per chitarra elettrica e wah-wah che si rifà ai polizieschi firmati da Isaac Hayes.
Il breve elenco non basta in realtà a rendere conto della gran mole di lavoro prodotta da Franco Micalizzi per questi tre lacrima-movie, una mole ancora più impressionante se si tiene presente la sua febbrile attività di quel periodo in ambito cinematografico.
Un’ultima considerazione. L’ascolto svincolato dalle immagini potrà suscitare due reazioni differenti: chi non ha visto i film verrà facilmente indotto a compiere libere associazioni mentali trasportato dalla bellezza delle melodie; gli altri, in conseguenza di un naturale processo d’associazione, sentiranno invece riaffiorare nella memoria le strazianti vicissitudini del protagonista. Per costoro il consiglio di premunirsi di fazzoletti giunge del tutto superfluo.
 

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