Good Morning Aman

cover_good_morning_aman.jpgValerio Vigliàr
Good Morning Aman (2009)
Warner Chappell Music Italiana 5051865675754
15 brani (6 di commento + 9 canzoni) – durata: 41' 22''

 

Good Morning Aman è un film coraggioso, disincantato.
Due anime opposte, autodistruttiva l' una, sognante l'altra, s'incontrano sullo sfondo di una capitale anonima e rarefatta. Aman, 20enne di origine Somala, è arrivato a Roma all’età di 4 anni, scappando da Mogadiscio e dalla guerra. Teodoro è romano, un ex pugile di quarant'anni intrappolato nelle sue colpe e nel suo passato da espiare. Una forte dicotomia sul senso e sul modo di intendere la vita.

La colonna sonora è affidata a Valerio Vigliàr, pianiasta e compositore, dedito anche all'elettronica e alla musica di ricerca in genere.  Non nuovo alla composizione per pellicola: Aria (2004), Adil e Yusuf (2007), il cantautore romano, ben padroneggia i linguaggi tipici della black-music.
9 i brani. La traccia di apertura è “Good Morning Aman”, una ballata country dai contorni languidi cantata da una voce sensuale e suadente. Spaziano invece tra funky e soul: “Bony Man”, electric-blues metropolitano di pregevole fattura, caratterizzato da una melodia accattivante e un bel groove della sezione ritmica; “I'm Groovin”, bonus track non brillante ma molto ben eseguita (peccato non sia inserita nel film) e “The Rabbit”, il pezzo decisamente più funk-rock del disco, che si contraddistingue per arrangiamento e performance all'hammond ad opera dello stesso Vigliàr.
3 i blues di stampo più classico: “That note don't play”, il pezzo più riuscito per sound e intenti, è un blues che sa davvero di “smog” (da sottolineare l'intro con l'ottima performance della chitarra dobro). “Why me lord”, in chiusura CD, è da menzionare per una voce possente e ricca di sfumature. Più purista e non entusiasmante la traccia bonus reprise di “That note don't play”.
Un background motown, quello di Vigliàr, che si riflette in quasi tutte le composizioni, eccezzion fatta per “Here We Are” e “Lost” , due bonus track, due lenti  visionari di stampo più marcatamente brit che ricordano, a tratti, i motivi lisergici dei Pink Floyd. Sognante e gradita la prima, decisamente più scura e paranoica la seconda.
Netta è la distinzione fra i brani a supporto delle immagini e le sonorizzazioni. Quest'ultime non rappresentano solo semplici "azioni" di commento ma sono parte integrante del linguaggio filmico usato per meglio descrivere il rapporto alienante  che c'è tra uomo e metropoli, sottolineando i momenti visionari e di smarrimento che sono una parte importante di un film da vedere.

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