Alfred Schnittke: Film Music Vol. IV

Cover Alfred Schnittke Vol 4Alfred Schnittke
Film Music Vol. 4 (2009)
Suites dai film Sport, Sport, Sport (1970) e L’avventura di un dentista (1965)
Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin, dir. Frank Strobel
CD Capriccio 5005
15 brani – durata: 51’ 17’’

Sport, Sport, Sport è un documentario romanzato realizzato nel 1970 dal compianto regista Elem Klimov (1933 – 2003), uno dei massimi esponenti del rinnovamento del linguaggio del cinema russo-sovietico. Il suo profondo rapporto artistico, spirituale e umano con il compositore Alfred Schnittke (1934 – 1998) era probabilmente inevitabile, essendo ambedue nati a pochi mesi di distanza sulle rive del Volga e rivolti ad una concezione artistica coraggiosamente avanguardista e allo stesso tempo  vittime della spietata censura sovietica.

In questo suo lavoro prodotto negli studi della Mosfilm a Mosca, Klimov analizza in modo satirico gli aspetti illusori e isterici della vanagloria sportiva nelle competizioni internazionali che viene valutata anche come una malattia della nostra epoca, il tifoso - come è stato scritto - quale persona  malata sofferente da febbre da tifo...
L’età gloriosa dei giochi ‘puri’ dell’antica Grecia è ben lontana e ha ora lasciato il posto all’azione perversa del male.
Lo sport è simbolo di passione, lotta, guerra, sconfitta e vittoria, ma gli stadi oramai non sono più teatro di manifestazioni sportive nel senso puro del termine quanto di scenografie influenzate dalla politica in cui dominano l’azione perversa del male, esaltazioni idolatriche e striscianti conflitti fra nazioni.
Ecco dunque la competizione spinta all’esasperazione con allenamenti massacranti, l’utilizzo di mezzi e pratiche spesso illecite cui il film fa riferimento e diventate di estrema attualità soprattutto agli inizi del ventunesimo secolo, dove si è arrivati alla costruzione di atleti a tavolino associata alla cultura televisiva dello spettacolo . Il ciclismo ne è purtroppo attualmente solo uno dei tristi esempi. 
Dal punto di vista musicale Schnittke  realizza  una colonna sonora dall’incisiva impronta ritmica e forte carica  ironica dalle eleganti gradazioni cromatiche riuscendo magnificamente a coniugare temi di  jazz  a  contrappunti barocchi e marce militari. La suggestiva rappresentazione sonora alterna in un comune filo conduttore esperienze musicali conflittuali che vanno  da temi classici e vagamente atonali fino a storiche Hits di gruppi come i Beatles o the Shadows e si inserisce superbamente nello scorrere delle immagini divenendone elemento portante.
Nel 1972 Schnittke rielabora la partitura del film  in una fra le sue più note composizioni, la “Suite in stile antico”, pezzo in cinque movimenti originariamente composto per violino e pianoforte e successivamente riscritto anche per orchestra da camera dal violinista Vladimir Spivakov (1991) .
Il tema barocco del suo terzo movimento (“Menuett”) intonato nella colonna sonora inizialmente dal piano e poi ripreso dagli archi accompagna il passaggio fortemente meditativo del film con l’affascinante associazione proposta da Klimov fra la forza spirituale, la spontanea purezza e la compassata e naturale bellezza del volto di una ginnasta con gli angelici lineamenti di una Madonna di Raffaello o della Venere e delle Grazie nella Primavera di Botticelli o con la perfezione corporea del David di Michelangelo.
Nel film compaiono mitici campioni della storia dello sport fra cui Whilma Rudolf,  Abebe Bikila, Dorando Pietri, Abdon Pamich, Valerij Brummel, Jean Buin, Antonio Maspes, Giacomo Mazzinghi e Pietro Mennea.
Di grande impatto emotivo risultano le immagini delle Olimpiadi del 1936 a Berlino in cui la competizione sportiva si trasforma in un conflitto ideologico fra Adolf Hitler e il grande atleta di colore Jesse Owens, ambedue eroi acclamati dalla folla di tifosi dai volti spettrali…
La frenesia dell’allenamento viene sottolineata da un avvincente contrappunto bachiano (ispirato al “Contrapunctus 2” da L’Arte della Fuga) avvolto da un impetuoso ritmo di taglio jazzistico riutilizzato poi da Schnittke nel quarto movimento (“Fugue”) della menzionata “Suite in stile antico”.
Il massaggiatore Volodya nel film racconta le sue disparate esperienze di una lunga carriera nello sport e alla fine evoca il sogno di un mondo ideale senza guerre e conflitti  in cui sport e arte trovino una perfetta simbiosi.
Con grande coraggio il regista conclude il suo film con i versi scritti e recitati dalla grande poetessa di origini italiane Bella Achmadulina (1937), la ribelle dai capelli rossi, amore segreto di tanti giovani della generazione poststalinista e fortemente invisa al regime, che si uniscono all’immagine del grande campione olimpico Abebe Bikila  proteso nel suo sforzo verso la vittoria.

“…ecco l’uomo, guardatelo nella nebbia dei tempi, il suo viso è bello..
egli era schiavo, reietto bruno, se non avesse retto alla corsa, sarebbe morto..
poiché l’essenza del destino è l’eterna corsa per la vittoria
tutto il resto è immobile e senza vita, mentre in essa c’è pericolo e tensione
e con i suoi muscoli dorati ha portato l’umanità all’apice del movimento.
Corri atleta, corri fratello, amico mio, con uno sforzo di volontà arriverai al
traguardo ma inizierai nuovamente il giro della vittoria e nei giorni futuri vedrai
il tuo profilo affilato. Corri atleta, corri…”

Il messaggio profondo, intenso e provocatorio trasmesso da Klimov con l’inquadratura finale dell’atleta scalzo mentre si avvia solitario verso la conquista di un traguardo invisibile, può essere interpretato in chiave metaforica come il cammino che l’uomo è chiamato a compiere dall’alto attraverso i sogni effimeri della vita terrena in direzione di un obiettivo eterno e trascendente.
La suite dalla OST realizzata dal Maestro Frank Strobel è costituita da sei movimenti
e riflette in modo ampio lo sviluppo nelle immagini della trama musicale che sa assumere in buona parte del film un carattere protagonista e che si presta allo stesso tempo anche a un gradevolissimo ascolto autonomo.
La partitura prevede un organico da orchestra sinfonica con l’aggiunta di vari strumenti ‘leggeri’ fra cui sassofono contralto, sassofono tenore e sassofono baritono, fisarmonica, tre chitarre elettriche, banjo e organo elettrico (ionika).
Particolarmente affascinante il brano n. 6 (“Der moderne Sport: Training – Sieger. Finale. Allegro molto-Andante”)  con la sua travolgente carica ritmica colta e resa con grande forza interiore e raffinatezza dal Maestro Strobel, superbamente assecondato da uno splendido strumento sonoro quale il Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin.
Portatore di un messaggio etico forte - e forse per molti sconvolgente -  L’avventura di un dentista (Mosfilm, 1965) è il film che ha anche sancito l’inizio della collaborazione artistica fra Elem Klimov e Alfred Schnittke.
Il protagonista  è  Sergej Cesnokov (superbamente interpretato da Aleksander Mjagkov), un dentista che riesce ad elaborare un metodo miracoloso di estrazione dei denti in totale assenza di dolore. L’invidia e la  paura di una novità che possa mettere in pericolo la propria professione scatena  la derisione e l’umiliazione nei suoi confronti da parte dei mediocri colleghi. Costretto a ritirarsi dalla pratica il dentista finisce per dedicarsi all’insegnamento dove ben presto riesce comunque a trasmettere ai suoi allievi le sue doti prodigiose.
Il film è inteso come una suggestiva rappresentazione trasfigurata del concetto di “talento” e della sua problematica applicazione in una società dominata dalla mediocrità, che conduce l’individuo prodigiosamente dotato verso l’isolamento o altrimenti lo costringe a una tormentata convivenza con il mondo circostante.
L’immediatezza del messaggio di Klimov e il suo linguaggio nuovo, incisivo e originale, in totale rottura con i vecchi idiomi real-socialisti, si scontra subito con i censori ortodossi del Goskino che lo invitano a rivedere e a tagliare alcune scene. Il regista, grande idealista, oppone il suo netto rifiuto e viene travolto da problemi e vessazioni di ogni tipo che renderanno la sua carriera estremamente difficoltosa.
La suggestiva colonna sonora ideata da Schnittke e presentata dal Maestro Strobel nel CD in una suite in nove movimenti soffre - al contrario di quanto avviene in Sport, Sport, Sport - di un montaggio confuso e meno accurato che nel film lascia la sua forza espressiva in sottofondo e finisce per trasmettere un’impressione complessiva ornamentale piuttosto che una presenza incisiva.
Il Leitmotiv della trama musicale è rappresentato dal “Mashas Lied – Tempo di Valse” (brano 7) un coinvolgente motivo cantato in apertura e chiusura del film dalla grande attrice Alicja Freindlich (nel ruolo di Masha, paziente, poeta e cantante e in seguito indimenticabile protagonista femminile nello Stalker di Tarkovskij e in Agonija dello stesso Klimov) su testi della cantante Novella Matveeva (1934) che il Maestro Strobel presenta nel cd nella sua originale veste strumentale dove il tema enunciato dalle chitarre, richiama fortemente il nostro suggestivo “Verde”, apprezzatissima sigla televisiva scritta negli anni settanta dai fratelli Maurizio e Guido De Angelis.
Nella sua formidabile fantasia inventiva e capacità di amalgamare stili e atmosfere contrastanti Schnittke satireggia in modo travolgente un “Charleston” (brano 11) mentre il Valzer (“Der Park: tempo di Valse”, brano 9) che accompagna la sequenza nel parco in cui Cesnochov cerca di stabilire un colloquio con il suo maggiore detrattore, la dottoressa Lastockina, associa un carattere austero e sinistro a una  sottile vena satirica.
Nel corso del film echeggiano temi barocchi derivati da Bach e Haendel che verranno successivamente rielaborati  nel primo movimento (“Pastorale”) della menzionata “Suite in stile antico” , lavoro fortemente legato ai due film.
L’annuncio della Primavera (brano 12, “Fruehling”) viene annunciato dalle note della “Sonata” a tre di Arcangelo Corelli, mentre il tema del  successivo “Walzer Moderato” (brano 13), esposto dai sassofoni in un avvincente contrappunto alternato con tromboni e tuba, richiama la “Jazz Suite” n. 1 di Dmitri Shostakovich.
Il momento di scoraggiamento e sofferenza psico-fisica del protagonista è riflesso nel brano 14 intitolato “Verzweiflung” (disperazione): andante  rappresentato da una suggestiva parafrasi moderna dell’andante del concerto per violino di Bach in mi maggiore BWV 1042, mentre un’aura di rassegnazione  avvolge il finale in cui il “Mashas Lied” viene ripreso ed esposto in toni sommessi da chitarre elettriche, arpa, marimba e celesta in affascinante combinazione.
Anche in questa magnifica e conclusiva realizzazione discografica della Capriccio  il Maestro Frank Strobel si conferma interprete supremo della musica del compositore russo-tedesco e riesce magistralmente a penetrare e rappresentare  le due avvincenti partiture nella pienezza  del loro variegato tessuto sonoro carico di forza espressiva, tensione interiore, rapido avvicendamento di ritmi e atmosfere e straordinarie gradazioni timbriche e cromatiche alla testa della magnifica falange berlinese che associa in modo esemplare virtuosismo e profondità di pensiero tradotti in un impasto sonoro intenso, profondo e trasparente.
Alla conclusione di questo splendido percorso in cui il Maestro Strobel ci ha guidato fin dagli inizi del nuovo secolo nel suggestivo universo sonoro di Alfred Schnittke legato al cinema, possiamo solo augurarci che egli lo riprenda quanto prima portando a conoscenza dei cultori  dell’ottava arte altre sue notevoli partiture composte  per il grande schermo. Pensiamo in particolare a film come Neve calda (Goryachij Sneg, Mosfilm 1972) di Gavriil Egiazarov, Tu e io (Tj i ja, Mosfilm 1971) di Larisa Sepit’ko o Le fantasie di Farjat’ev (Fantazii Farjateva, Lenfilm 1979) di Ilyia Averback .

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