Knowing

cover_knowing.jpgMarco Beltrami
Segnali Dal Futuro (Knowing – 2009)
Varese Sarabande 302 066 956 2
22 brani – durata: 65’39’’

Diretto dal visionario regista di Io, Robot e Il Corvo, Alex Proyas, Knowing (uscito in Italia come Segnali Dal Futuro) si colloca a metà strada tra thriller apocalittico e il disaster-movie, fornendo una sorta di fusione tra i lavori svolti dal regista egiziano grazie alla confluenza di più elementi caratteristici della sua produzione.

Interpretato da Nicolas Cage (Il Mistero dei Templari, Con Air), la pellicola si fregia delle musiche composte da Marco Beltrami (Hellboy, Terminator 3 Rise Of The Machines), già collaboratore di Proyas nel 2004 per il thriller fantascientifico interpretato da Will Smith.

L’autore delle possenti e penetranti musiche di I, Robot si cimenta in una scrittura che in parte si discosta dalle aspettative dei suoi fan più fedeli, prediligendo i pizzicati, le situazioni d’atmosfera e la costruzione di temi estremamente drammatici alle muscolose sessioni per timpani e ottoni che l’hanno reso celebre tanto nel thriller robotico quanto in Hellboy.
Si nota fin dai primi istanti del brano “Main Titles” una esplosione strozzata, che tende a dare corpo e vigore al movimento senza però lasciarsi andare liberamente, bensì riflettendo la natura criptica e inquietante della pellicola, che sprigiona un’angosciante atmosfera frenetica attraverso i pizzicati di “Door Jam”, che l’autore sapientemente lascia soli per diverse battute, prima d’introdurre un supporto melodico che riporta alla mente il sapore dei gialli anni ’50 e ’60, evidenziando le timbriche acute e stranianti della sezione d’archi.
Altro elemento riconducibile a lavori passati di grandi maestri è l’atmosfera angosciante costruita in “EMT”, la quale ricorda in modo velato l’inconfondibile musica di Alien, composta dal suo maestro Jerry Goldsmith.
Questa serie di elementi, uniti al tema andante di “John And Caleb”, evidenzia l’intenzione dell’autore di voler continuare a percorrere la strada intrapresa qualche anno fa con lavori quali Live Free Or Die Hard, dove Beltrami effettuò per la prima volta una lieve ma considerevole virata dopo le muscolose prove di I, Robot e Hellboy,  portando con sé essenzialmente strascichi di carattere tematico e melodico sulla falsariga di Underworld Evolution, ultimo lavoro dell’autore massiccio e perforante.
Ascoltando in sequenza la poderosa “New York”, nella quale compaiono flashback timbrici dei suoi vecchi lavori, e “Aftermath”, il cui sviluppo tematico ricalca marcatamente il brano “The Future” da Underworld Evolution, si comprende la saggezza della decisione presa dall’autore nello spostare un po’ la traiettoria delle sue pagine; i suoi movimenti più rappresentativi rischiano, trovando spazio in nuovi film, di generare una sorta di riciclaggio del proprio lavoro, trasformando quello che è il suo stile personale in una sorta di mescolanza riproposta in varie salse ma sempre d’effetto.
Marco Beltrami ad oggi risulta essere uno dei pochi autori capaci di comporre musiche epidermiche, trasversali, tendenti all’atonalità, e l’utilizzo ciclico e ripetitivo di soluzioni che all’epoca della loro uscita hanno convinto notevolmente l’audience rischierebbe d’invalidare la sua indiscutibile competenza tecnico-artistica.
Knowing si dimostra abbastanza equilibrata, capace di trasmettere l’imponenza e la profondità tipiche del compositore attraverso costruzioni marcate e roboanti come quelle esposte in “Moose On The Loose” lasciando comunque gran parte dello spazio a disposizione di una scrittura più puntuale e minimalista, che trova sfogo soprattutto nelle sfumature timbriche dei pizzicati o delle timide note di pianoforte (sporadicamente rafforzati da supporti sintetici come nella pulsante “Numberology”).

Nonostante ciò il compositore non ci priva di appaganti flash musicali, prova della sua scrittura più rappresentativa: “Loudmouth” e “Thataway!”. Brevi ma imponenti strappi d’orchestra immersi in una manciata di minuti prevalentemente d’atmosfera, comunque sufficienti a rappresentare le situazioni più frenetiche e angoscianti attraverso poderose entrate della sezione d’ottoni e penetranti rinforzi da parte dei timpani. La pulsante presenza elettronica dona al tutto un carico ancor più grave, generando una situazione musicale molto angosciante, che inserita nell’isterico silenzio predominante dei brani in questione ne aumenta l’impatto.
Restano comunque i passaggi drammatici d’ampio respiro per archi e corni francesi, gli elementi manifesto della scrittura per Knowing, trasmettendo con grande coinvolgimento emotivo il decadimento e l’epica impresa atta a scongiurare l’imminente catastrofe.
Beltrami sfodera tutte le sue armi riuscendo a rappresentare al meglio questo sapore, che gode di una interpretazione molto convincente in “Caleb Leaves”, onorando l’apprezzabile precisione nell’esecuzione della The Sydney Scoring Orchestra, diretta da Brett Kelly e Brett Weymark.

Concludendo si può dire che Knowing non rappresenta al meglio le caratteristiche timbriche più personali di Marco Beltrami; sebbene l’album si chiuda regalando ancora qualche istante di grande musica ad alto coinvolgimento emotivo, specialmente nel brano “Roll Over Beethoven”, dominato da un corpo massiccio e penetrante, si percepisce un’essenza già nota, in parte conosciuta più di quanto non avrebbe dovuto, generando una sorta d’insoddisfazione causata da un’aspettativa ben più alta di quanto il risultato finale non abbia fornito.
Un film catastrofico di questo tipo, a prescindere da quanto la pellicola possa convincere, poteva offrire all’autore l’ennesima opportunità per cimentarsi nella sua scrittura più avvolgente e affascinante.
Sta di fatto che non è così, ma per le suddette ragioni la decisione sembra essere tanto ragionata quanto consona alla pellicola stessa, nella quale la partitura di Beltrami occupa un ruolo strutturale di grande importanza, e l’edizione Varese Sarabande, con i suoi 65 minuti di durata, rende giustizia ad un lavoro che può essere definito di buon mestiere, senza particolari lodi ma privo di elementi particolarmente negativi.

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