28 Weeks Later

cover_28_weeks_later.jpgJohn Murphy
28 Settimane Dopo (28 Weeks Later – 2007)
La-La Land Records LLLCD 1097
23 brani (22 score + 1 intervista al compositore)
durata score: 60’26’’
durata intervista: 13’08’’

In un mix di sonorità inquietanti, accordi di chitarra acustica e presenze rarefatte di pianoforte, l’autore John Murphy (Basic Instinct 2, 28 Giorni Dopo) inizialmente riporta alle mente quelle sonorità caratteristiche del genere horror anni ’70, generando un intreccio tra romanticismo ed atmosfera sinistra attraverso melodici movimenti per archi e avvolgenti effetti sintetici. Le numerose variazioni presenti nel linguaggio scelto dal compositore per commentare la pellicola spaziano notevolmente, guardando dapprima alle possenti presenze di chitarra elettrica distorta di “Cottage Attack”, per poi stravolgere completamente la chiave di lettura iniziale, proponendo lunghe sequenze di ambient-music, “Firebombing London”, o caldi giri armonici per pianoforte ed archi, “London Deserted”.
Insistente e a tratti anche eccessiva, la linea di basso elettrico che rafforza molti dei movimenti, da “28 Theme” a “Scooter Through London”; presenza costante che talvolta arricchisce la musica d’atmosfera, ma nella maggior parte dei casi non stimola altro che il subwoofer dell’impianto hi-fi. Più interessanti le soluzioni sintetiche adottate, “Going Home” in particolar modo; poche semplici linee melodiche che s’intrecciano a ritmiche elettroniche in parte stereotipo del genere al giorno d’oggi, ma d’innegabile effetto nell’insieme.
Più esplicito l’utilizzo di tali mezzi nella brillante “Night Watch”, in netto contrasto con l’ambientazione. L’ausilio di cori campionati e atmosfere più taglienti aumenta il livello di coinvolgimento, favorendo il collegamento con “Go Go Go”, ben più chiassoso e frenetico, quasi irritante con le sue tonalità acute, rafforzate da ostinate presenze di batteria e chitarre distorte.

Il commento sviluppato da John Murphy apparentemente non sembra aver molto altro da dire.
Se la scelta di affidare gran parte della composizione a strumenti e soluzioni poco invasive, di puro supporto e quasi sempre prettamente d’atmosfera, da un lato può aiutare nel dipingere l’ambientazione del film, dall’altro lascia molto poco, e di quel poco se ne resta anche piuttosto delusi.
Perfino nei movimenti dai quali ci si aspetta una identità più spiccata, “28 Theme” o “Andy’s Theme”, viene a mancare una idea che, pur non dovendo necessariamente essere di natura tematica/melodica, renda la pagina in questione diversa da quello che sembra essere più vicino ad un surrogato delle classiche musiche d’atmosfera che da anni ormai hanno la meglio in questo e, purtroppo, altri generi filmici.
Grande è l’abuso di effetti campionati, tendenti ad imitare urla e grida sorde, che fungono da convincente effetto speciale, senza ombra di dubbio funzionale all’interno delle sequenze corrispondenti, ma ben poco incisive lontano da esse.
Anche laddove ci si aspetta un movimento più marziale, magari di facile approccio, “Helicopter Mayhem”, l’autore preferisce puntare su ostinate e martellanti presenze di batteria e pulsanti effetti campionati, generando uno stato di confusione misto ad atmosfere assordanti e stranianti.

John Murphy, che originariamente aveva destato una notevole attenzione, soprattutto grazie al lavoro svolto per il sequel di Basic Instinct, il cui originale era stato commentato dall’affascinante partitura del Maestro Goldsmith, si perde nel classico marasma delle sequenze trascinate per le lunghe senza variazioni considerevoli, risultando inferiore perfino a lavori come The Day The Earth Stood Still o Slyther di Tyler Bates (per citarne qualcuno più vicino al genere).
Va comunque apprezzato l’approccio che Murphy ha nei confronti della pellicola, specialmente nello sviluppo delle sonorità post-punk, tipicamente inglesi, grazie alle numerose presenze di chitarra elettrica e le sessioni chiassose unite alla batteria. Un metodo questo sicuramente originale, che si stacca dai classici stereotipi, ma che da solo non riesce a sollevare le sorti dell’intero lavoro, anche quando s’intravede un po’ di luce in fondo al tunnel grazie a “Leaving England” e “Hymn To England”, rispettivamente seducente il primo grazie ad una ritmica cadenzata che ripropone il tema originale in una chiave più melodica e, il secondo, dal gusto innegabilmente celebrativo.

Di tutt’altra levatura l’edizione La-La Land Records, che ancora una volta ci regala un prodotto ricco di contenuti musicali e non (resta comunque interessante la lunga intervista all’autore, il quale parla della produzione del film, dell’interessante opportunità concessagli nell’appoggiare un approccio così anti-convenzionale e altre curiosità sul suo lavoro), un lungo e generoso libretto ricco d’illustrazioni con le accurate note di Daniel Schweiger (editore della webzine iFmagazine.com), il tutto con una tiratura limitata a sole 1500 copie.
Originariamente disponibile solo in versione download acquistabile sul sito di iTunes nell’anno d’uscita del film, la giovane ma ormai consolidata etichetta statunitense propone nel giugno del 2009 questa edizione limitata, sicuramente appetibile per ogni collezionista che si rispetti, ma meno necessaria di molte altre che attendono silenziosamente negli scantinati della Fox.

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