Public Enemies

cover_public_enemies.jpgElliot Goldenthal
Nemico pubblico (Public Enemies - 2009)
Decca 60252709010
16 brani (8 di commento + 8 canzoni) – Durata: 47’ 03’’

 

Rinuncia tanto all'intimismo poetico quanto alla frenesia dell'azione Elliot Goldenthal, e sceglie invece la passione focosa e vorace per dar voce musicale a John Dillinger, storico criminale e figura mitica che Michael Mann (alla sua seconda collaborazione con Goldenthal dopo Heat) sceglie come protagonista – anzi, come uno dei tanti protagonisti – del suo ultimo film. I brani di score pubblicati nell'album sono pochi, solo sette, e spesso brevi. Spicca la grandiosa, tragica "Plane to Chicago", colpisce al cuore la tenera dolcezza della prima parte di "Billie's Arrest". E ancora, l'accorata "Phone Call to Billie", la sottile "Love in the Dunes": si ricordano non tanto i temi, quanto la passionalità e quell'impressione di soverchiante potenza strettamente annodata alla forza delle immagini. Mann gira in digitale, dipinge sullo schermo fotogrammi di bellezza mostruosa, quasi intollerabile. Veri, troppo veri. Goldenthal gli sta dietro, dilata, riempie, eccede con furore bruciante. L'amore è argomento centrale, anche nella colonna sonora: Mann e Goldenthal non ricorrono però ad un romanticismo ricattatorio che giustifichi e addolcisca un personaggio difficile come Dillinger, semplicemente vanno al cuore del sentimento puro, inteso nella sua forma più basilare e carnale. Prima di essere personaggi storici, quelli sullo schermo sono uomini e donne, che si scontrano, che si amano o si odiano, all'interno delle gabbie imposte dalla loro provenienza sociale, dalla fame di potere o più crudamente di denaro e bei vestiti, dal ruolo che essi – per caso o volontà – ricoprono nel mondo. Criminali, poliziotti, amanti.
A sostenere lo score, una serie di pezzi scelti con un'attenzione che non si limita alle prevedibili canzoni d'epoca, pur presenti – anche se non tutte, in realtà, rigidamente contemporanee ai fatti narrati – ma preleva anche un paio di brani dagli album più recenti di Otis Taylor, "Ten Million Slaves" e "Nasty Letter". Si guarda invece ad un passato più remoto con Billie Holiday, presente grazie a "The Man I Love" (scritta da George e Ira Gershwin), "Am I Blue?" e "Love Me or Leave Me".
Il pezzo centrale è però "Bye Bye Blackbird", scritta nel 1926 da Ray Henderson e Mort Dixon e qui riproposta da Mann nell'interpretazione morbida e suadente di Diana Krall (che compare anche in un breve cameo vocal-musicale): la canzone, e il titolo in particolare, assumono una rilevanza drammaturgica fondamentale nella progressione tragica della storia d'amore tra John Dillinger e Billie Frechette, e ne suggella la separazione, l'addio definitivo. Un addio inevitabile, atroce e dolce.

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