The pursuit of happyness

The pursuit of happynessAndrea Guerra
The pursuit of happyness (La ricerca della felicità, 2006)
Varèse Sarabande – VSD 6783
16 brani – durata: 40’10”



L’apertura è tutta in semplicità. Un tocco naïf nel disegno melodico; la mise-en-bande che si colora progressivamente di strumentazioni avvolgenti, a servizio delle corrispondenze di pianoforte, xilofono e legni. La delicatezza del tocco sanziona che la storia tra padre e figlio ha trovato il giusto dimensionamento musicale. Così è “Opening” – primitiva nella sua innocenza da lasciar affiorare memorie dell’Howard Shore di Big – ma non “Being Stupid”, secondo brano della selezione dallo score di Andrea Guerra per il primo Gabriele Muccino hollywoodiano presentata dalla Varèse; estratto che cambia sensibilmente registro dichiarando la prevalente impostazione di questo esordio del musicista riminese al fianco di Muccino dopo il mandato affidato a Paolo Buonvino. Decisamente Thomas Newman e John Powell, colti nel loro elemento più minimale e giocoso. Le rapide scorribande modulari dell’orchestra, la frammentazione in cellule motiviche, le interposte dilatazioni ambient s’impongono, strutturando la partitura in una rassegna di tipiche sonorità newmaniane – e annesse strumentazioni etniche – e variopinte miniautre powelliane. Si fa fatica a ritrovare il tema principale, raramente riportato alla lucentezza iniziale (“Where’s My Shoe”), mentre la vocazione alla postmodernità di scoring americano ha la meglio; servendo peraltro il film con indubbia aderenza. Un risultato certo funzionale, dove però la difficoltà nel rintracciare l’impronta più personale di Guerra – quella de La finestra di fronte e Cuore sacro, tra gli altri – si dimostra ben presto insormontabile. Plausibilmente sopraffatto dalle direttive di una produzione devota agli stilemi di maggior mercato (asservito, indiscutibilmente, proprio al neo-minimalmelodismo), il musicista sembrerebbe non aver trovato spazi consoni ad imposizioni stilistiche individuali. Difficile, d’altronde, presumere un deliberato e incondizionato sposalizio con la corrente di scoring d’oltreoceano proprio alla prima occasione importante nel circuito dell’enterteinment. L’auspicata prossima esperienza americana forse chiarirà il legittimo dubbio.

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