Il Lupo

Il LupoRiccardo Della Ragione
Il Lupo (2007)
Warner Chappell Italia 50514442-1246-2-0
15 brani (13 di commento + 2 canzoni) - Durata: 50’09’’



Il compositore Riccardo Della Ragione ottiene buoni risultati con questa sua opera per il film di Stefano Calvagna, liberamente ispirato alle vicende di Luciano Liboni.
Protagonista del film è Franco, ragazzo timido e molto impacciato nei rapporti sociali. Il padre muore quando è ancora un adolescente. Ciò gli crea un trauma compreso solo dalla sorella Sara.
Franco cerca il denaro facile commettendo ripetuti crimini: rapine, traffico di droga e infine l’omicidio di un giovane carabiniere. Ma una tragica morte aspetta Franco dietro l’angolo.
“Marocco Beach” fa del flauto il principe di un brano etnico intessuto del timbro elastico della ghironda e sostenuto da una maestosa orchestra d’archi. La voce di Aurora Loffredo, densa di connotazioni mediorientali, ammalia.
“Il lupo nasce dentro” è annunciato da sonorità turbate e cantato dalla voce profonda e preoccupata di Emanuele Bernardeschi, si divincola negli assolo di tromba e di flauto in una tensione ammorbante, si placa solo sulle note tenute degli archi.
“Wolf’s Dance” parte su un ululato, si sviluppa in un blues di impianto tradizionale di andamento moderato e prende quota nel finale, con un lungo crescendo di densità strumentale che sfuma su un effetto elettronico simile alle furiose pale di un elicottero. E’ un brano che sottolinea la natura del lupo che danza ed è associato al personaggio di Gladio, il proprietario di una discoteca.
La chitarra acustica ricama il silenzio e crea “L’immagine dentro”, un solo insistito che preannuncia una eterea voce femminile in un panorama dominato dal timbro magico del sax soprano.
Le percussioni tribali introducono i riff di chitarra elettrica in “Il lupo in città”, brano lounge e descrittivo di feeling morbido.
“Funerale” è un incedere di archi spossati che magnificano il timbro della ghironda e l’eclettico flauto, alle prese con un tema molto variato.
Il tono melodrammatico traccia “L’ultimo percorso” in un viaggio lento che si concede pause solo sulle melodiche contemplazioni del flauto.
“Ponte Milvio” vira su un andante rock marcato dal refrain incessante della chitarra elettrica.
Ed ecco un “Hunting’s Wolf” circondato da un ronzio gutturale, pizzicato dalle corde di una chitarra autorevole, modulato da un finale di tastiere, ululati e accordi.
Nostalgia di bei tempi andati “Sul Ponte”, un brano citazione di quei bei periodi adolescenziali in cui i ragazzi si ritrovano insieme per suonare nei garage.
L’effetto che sortisce “La Lupa” è un effetto straniante, con questa sua voce vellutata che si inserisce sulle note della chitarra.
“Irruzione” incastra gli archi su un ritornello malefico e agitato.
“Il Lupo Muore” in una scenografia jazz ed etnica, epica nella voce del cantante e wah-wah nel lessico chitarristico.
C’e tempo per “L’Ultimo Saluto”, in cui il pianoforte cerca una spiegazione nei sui pensieri armonici e gli archi rispondono tristi e desolati.
Chiude “Il Lupo”, un brano pop dal testo interessante.

Stampa