The Lobster

cover lobsterAA.VV.
The Lobster (Id. - 2015)
Lakeshore Records LKS 346602
10 brani – Durata: 43’39’’

"Mi scusi Eustachi, ma lei quando si sposa?"
Questa è la domanda che alla fine degli anni settanta e inizi ottanta mi veniva con insistenza rivolta da dirigenti e funzionari della banca dove lavoravo in un periodo in realtà assai buio della mia vita.
Ero ovviamente molto sconcertato. Non riuscivo proprio a comprendere il motivo della questione.

Decido quindi di rivolgermi a un collega ‘non tarato’, di grande spessore, in forza in un altro ufficio nella speranza che egli potesse finalmente illuminarmi.
Ma certo” – mi risponde – “è ovvio che ti pongano questa domanda. Vedi, tu sei giovane, hai un bel curriculum, in prospettiva potresti avere una brillante carriera. E’ evidente che il tuo stato di single preoccupa la dirigenza dell’istituto. Un single può decidere in piena autonomia, senza condizionamenti familiari e quindi diventa automaticamente un soggetto difficile, praticamente impossibile da ‘tarare’  e quindi manovrare a piacimento nei loro giochi di potere”.
Spero il lettore perdoni la precedente nota autobiografica intesa a introdurre l’idea di una società che non ammette singles, non poi così remota con il dilagare del pensiero unico perseguito con prepotenza dagli USA e con la crescente assuefazione mediatica delle masse.
Una tale società è al centro del singolare e sconcertante universo rappresentato dal film The Lobster, realizzato dal regista greco Yorgos Lanthimos, insignito del Gran Premio della Giuria a Cannes nel 2015.
Raggiunta una determinata età l’individuo viene obbligato a trovare un partner. Viene assegnato a un centro di benessere per singles dove potrà trovare entro 45 giorni la propria anima gemella. In caso di insuccesso viene trasformato in un animale a propria scelta. Alcuni internati si ribellano e fuggono nella foresta dove formano una comunità, gestita a sua volta con metodi radicali, che vieta ogni possibile relazione affettiva. Dal centro di benessere gli internati vengono condotti in regolari battute di caccia.
Ogni ribelle abbattuto garantisce un giorno supplementare di permanenza al centro con maggiori possibilità di evitare la trasformazione.
Il protagonista David, coinvolto in rocambolesche situazioni, decide di ribellarsi e fuggire nel bosco dove trova il grande amore proibito che finirà per toccare contorni laceranti…
Film molto duro, riteniamo voluto tale dal regista per rappresentare la fredda e artificiosa razionalità che avvolge i rapporti umani, il lavoro di Lanthimos è percorso da una violenza strisciante che spesso emerge con contorni sadistici. Personalmente avrei addolcito la sceneggiatura per renderla leggermente meno cruda e spigolosa. Il film è comunque portatore di una profonda riflessione sui perfidi condizionamenti che la società esercita sull’individuo e sul conseguente  indurimento interiore dell’animo umano.
Grandissimo sicuramente il regista nella scelta originale e competente delle musiche realizzata in una delle più interessanti e avvincenti compilation degli ultimi anni.
Montata in modo magistrale la musica svolge nel film un ruolo portante, diremmo quasi protagonistico e si pone in sorprendente equilibrio con dialoghi e immagini mentre la quantità del materiale utilizzato non trasmette mai un senso di possibile congestione.
Non è assolutamente facile mettere insieme brani marcatamente differenti per linguaggio e epoca e alla fine avere comunque l’impressione straordinaria di un filo conduttore che con raffinatezza e discrezione attraversa le immagini esaltate dalla splendida fotografia del suggestivo setting di cliffs, baie e campagne irlandesi ma anche capace di rapportarsi in modo superlativo con le sequenze più difficili e traumatiche.
Fortemente singolare anche la rete di riferimenti filmici che ne scaturisce.
Suggestivo e indovinato l’utilizzo del “Quartetto per archi in fa maggiore op. 18 n.1” di Ludwig van Beethoven nel suo sognante terzo movimento “Scherzo. Allegro molto” (Juillard String Quartett, Sony) che accompagna nel corso del film la voce narratrice in funzione leitmotivica.
Gli accenti stranianti e ambivalenti del secondo movimento “In tempo di Valse” dal “Quintetto per pianoforte e archi” di Alfred Schnittke accompagnano il carattere artificioso della presentazione dei nuovi arrivi al centro. Il brano di Schnittke (1934 – 1998), che ricordiamo autore di ben 60 colonne sonore, ha già un imponente riferimento cinematografico in Agonija (Mosfilm, 1974 – 1981) del grande regista russo Elem Klimov (1933 – 2003), vittima della censura del Goskino.
Costruito sul monogramma BACH l’ambivalente ondeggiamento di un valzer ottocentesco viene stemperato dalla strisciante inquietudine di figure avanguardiste.
La versione utilizzata nella colonna sonora è quella a nostro avviso impareggiabile della Virgin Classic (ora Warner Records) firmata dal Quartetto Borodin con la pianista Ludmilla Berlinski, figlia del violoncellista Valentin Berlinski, storico membro della leggendaria formazione russa.
I singolari “3 Pezzi per Quartetto d’archi di Stravinskij n. 3” e lo splendido “Quartetto per archi n. 2” di Alfred Schnittke accompagnano le parossistiche e perverse vicissitudini del protagonista David all’interno del centro. La partitura di Schnittke composta nel 1980 è dedicata alla memoria della grande cineasta e amica Larisha Shepitko (1938 – 1979),  compagna del regista Elem Klimov, prematuramente scomparsa nel luglio del 1979 in un drammatico incidente d’auto. La dirompente carica espressiva della scrittura con i suoi accenti tormentati, poggia su citazioni di antichi canti russo-ortodossi simbolicamente legati al pensiero della morte. Curiosamente viene impiegata la versione discografica edita dalla BIS con il The Tale Quartett e non quella impareggiabile, probabilmente fuori catalogo, della serie Philips Lockenhaus con Hansheinz Schneeberger e David Shallon, violini, Tabea Zimmermann, viola, Clemes Hagen, violoncello.
Assolutamente straordinaria l’idea di accompagnare l’incontro affettivo determinante del protagonista David con la ribelle nella foresta con gli accenti struggenti, incantati e introspettivi  dell’”Andante Sostenuto” dal “Quartetto per archi n. 1 in re op. 25” di Benjamin Britten (1913 – 1976).
La colonna sonora è arricchita anche da brani di cantautori greci come il suggestivo “Apo mesa Pethamenos” cantato da Danae e “Ti ein afto pou to lene agapi” cantato da Sophia Loren (…si, avete letto bene…) e Tonis Mouradas, tratto a sua volta dal film Il ragazzo sul delfino (1957) di Jean Negulesco.
Per dovere d’informazione segnaliamo che il presente CD non contiene i brani (presenti nella colonna sonora originale) “Jeux Interdit” (attribuito al chitarrista Narciso Yepes), tema dell’omonimo film del 1952 firmato da René Clement e il quarto movimento “Largo” dal “Quartetto n.8 in do minore op. 110” di Dmitrij Shostakovich a sua volta legato al film 5 Giorni e 5 Notti  (Mosfilm – Defa, 1961) di Lew Arnshtam (1905 -1979).

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