Snakes On A Plane

Cover Snakes on a PlaneTrevor Rabin
Snakes On A Plane (id. - 2006)
Varese Sarabande 302-066-798-2
13 brani – durata: 37’17’’

La partitura sinfo-elettronica composta da Trevor Rabin per Snakes On A Plane, action-thriller ambientato a bordo di un aeroplano in volo e interpretato da Samuel L. Jackson, offre una serie di pagine musicali di pregevole fattura, che confermano la crescita tecnico-artistica del famoso compositore. Ciò che spicca fin dal primo ascolto è una innegabile cura delle orchestrazioni e una cura nella ricerca del singolo strumento, dettaglio presente nelle partiture di Rabin degli ultimi anni. Entrando nel merito della composizione si può riconoscere facilmente la mano dell’artista grazie ad una serie di situazioni musicali molto in linea col suo stile caratteristico. “Snakes On Crack”, primo brano di questo album, presenta infatti dei passaggi che ricordano i momenti di commento di Bad Boys II, nonché una ricerca tematica che spazia tra i lavori per Fuori In 60 Secondi e Il Mistero dei Templari. Tecnicamente parlando la qualità delle orchestrazioni, ad opera di Gordon Goodwin e Rabin stesso, e la cura della composizione è indubbiamente di un livello superiore: un ostinato d’archi e un’interessante presenza di tromboni, il tutto accompagnato da un notevole meccanismo ritmico aprono l’album, presentandosi in una veste molto pulita e dai toni bilanciati. Se “Escape” rappresenta forse uno sguardo al passato del compositore, grazie all’ausilio di elettronica e ritmiche martellanti, lo stesso non si può dire di momenti musicali notevolmente interessanti come “Snakes Spread” o “Oxygen Masks”. Nella prima traccia infatti ci troviamo di fronte a una sequenza prettamente d’atmosfera, nel suo essere comunque ricercata e tutt’altro che banale, mentre nella seconda troviamo gradevoli momenti d’alta tensione, in cui il ruolo di maggior rilievo è occupato da una variegata sezione d’archi, atta a dipingere queste atmosfere tetre e terrificanti. Uno dei movimenti di maggior rilievo è “Snake Chaos”, suite musicale di circa 5 minuti che offre una varietà d’incastri musicali di ottimo livello orchestrativo. La sezione d’archi dipinge un’atmosfera di crescente tensione dal carattere massiccio e prorompente, che poi attraverso un supporto degli ottoni esplode in una marcia dall’aspetto drammatico ed eroico, particolare rafforzato dalla presenza dei corni. Rabin inserisce in modo intelligente elementi elettronici, che spesso sembrano emulare la presenza dei serpenti, e questi donano alla composizione una forma molto variegata e capace di catturare l’attenzione dell’ascoltatore. L’orchestrazione della partitura è davvero degna di attenzione, e ciò si può notare nei momenti più muscolosi, grazie a dei bellissimi incastri di violini e tromboni, capaci di lavorare in modo assolutamente indipendente, quindi senza creare quell’ammasso indistinguibile di suoni monolitici, ma riuscendo al tempo stesso ad eseguire sequenze musicali parallele e donare movimenti di rara bellezza, come la scala discendente che gli archi interpretano verso la fine del pezzo. “Going Down” è forse il momento più bello dell’intera partitura, in cui gli elementi di “Snake Chaos” si uniscono ad una componente eroica, evidenziata dalla larga presenza di marce ed esecuzioni soliste della sezione d’ottoni. L’incastro finale è tale da regalare emozioni molto forti, con una veste molto pulita e cesellata nel dettaglio, risultato di un’orchestrazione precisa e attenta a non compromettere nessun elemento dell’orchestra, risultando quindi sempre pulita anche quando l’elettronica e l’intera orchestra interpretano insieme le pagine musicali. “Serpent Situation” e “Snake Kebab” sono due momenti che strizzano l’occhiolino al passato di Rabin, attraverso effetti elettronici, ritmiche, temi e passaggi molto tipici, che ricordano lavori come Il Sesto Giorno o The One. Nonostante ciò si nota la maggior cura timbrica nell’orchestrazione, donando al tutto un gusto sicuramente più pulito e di piacevole ascolto, specie nelle creazioni sintetiche. Si tratta di una partitura sicuramente molto ben fatta, e le orchestrazioni regalano momenti di rara bellezza, tali da rendere molto affascinanti passaggi rapidi ma in cui i dettagli non vengono lasciati al caso, come in “Reptile Wrecker”, brano in cui Rabin regala poco più di due minuti di ottima musica, dove ritroviamo gli ostinati d’archi rafforzati da elementi minimi ma di grande effetto come lo xilofono, o degli strappi della sezione d’ottoni d’incredibile attrattiva. In conclusione posso dire che il lavoro svolto da Trevor Rabin per Snakes On A Plane è forse tra i migliori, tecnicamente e musicalmente parlando, mai svolti dall’artista statunitense.

Tecnicamente ci troviamo davanti ad un prodotto in cui le orchestrazioni, gli incastri sinfonici e quelli elettronici girano in un meccanismo oserei dire perfetto, bilanciato, in cui nessuna sezione invade il campo dell’altro, donando al risultato un’incredibile pulizia sonora, capace di evidenziare la ricerca del singolo strumento e al tempo stesso offrire esecuzioni monoblocco assolutamente compatte ma non confuse. Le scelte tematiche, i movimenti e i commenti sono molto originali, pur presentando la mano dell’artista e il suo classico stile; ritroviamo soluzioni ritmiche tipiche della sua carriera, inserti di elettronica e chitarra sempre estremamente personali, ma assolutamente superiori dal punto di vista qualitativo, lasciando grande spazio all’originalità, come quelle soluzioni che emulano i versi dei serpenti, e al piacere d’ascolto. Sicuramente una partitura che, assieme a Flyboys, Gridiron Gang e The Great Raid conferma una crescita tecnica ed espressiva di Trevor Rabin.

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