The Truman Show

Cover The Truman ShowBurkhard Dallwitz, Philip Glass, AA.VV.
The Truman Show (id. , 1998)
Milan Records 74321 60822-2
21 brani – durata: 56'44''



Film visionario e sin troppo profetico (soprattutto televisivamente parlando), The Truman Show deve senz'altro una quota della sua affermazione alla colonna sonora firmata dal neofita Burkhard Dallwitz. Lo score ha ottenuto non a caso svariati riconoscimenti, tra cui il prestigioso Golden Globe e addirittura una posizione al secondo posto nelle classifiche di vendita americane. A questo traguardo Dallwitz è arrivato dopo essersi fatto le ossa con svariati lavori televisivi prima di approdare – sebbene sempre con il contagocce – al grande schermo. Nato nel 1959 a Francoforte,  ha cominciato a scrivere musica per alcune band giovanili e nel 1979 si è trasferito in Australia, perfezionando i suoi studi alla Melbourne’s Latrobe University. Dal 1986, quando è stato ingaggiato dall'americana ABC Television, praticamente non ha più smesso di sfornare colonne sonore per serie televisive, cartoni animati, pubblicità e film minori. La grande occasione arriva, appunto, nel 1998, quando viene scelto per scrivere la musica originale di The Truman Show. Un lavoro nel quale Dallwitz condensa tutto il suo “praticantato”, riproponendo la scaltra miscela di musica ambient e colta che contraddistingue la sua cifra artistica. Il sound di timbri orchestrali sintetizzati – che oltre a caratterizzare l'intero score ha senza dubbio orientato la selezione di alcuni brani del repertorio di Philip Glass – contribuisce a quel gioco di specchi e quella demitizzazione parallela che espone qualsiasi carattere del film: dalla recitazione al montaggio, dalla scenografia alla musica. A metà strada tra un jingle televisivo e un romantico divertissement al pianoforte, “It's a Life” vive sul confine tra musica diegetica e score in senso stretto, ricalcando quell'amara sovrapposizione di realtà e fiction, privacy e diretta televisiva, che lo sceneggiatore Andrew Niccol (nominato agli Oscar) ha espresso in maniera ossessiva grazie ad una scelta delle inquadrature che, come in tutti grandi reality show che si rispettino, provoca nello spettatore l'impressione di spiare il protagonista dal buco della serratura. Artificioso e “gonfiato” – “Trutalk” – oppure attento alle sottolineature emotive e melodrammatiche  – si ascoltino “Reunion”, una vera perla, o “Truman Sets Sail” – il lavoro si dimostra ben costruito attorno a poche e ricorrenti idee melodiche, per concludersi con un brano finale – “A New Life” – arrangiato con dovizia di tappeti elettronici, ostinati di archi campionati e un violino solista (vero) libero di costruire le sue evoluzioni su di un mini-tema preannunciato al pianoforte. Non mancano nella parte centrale alcuni passaggi più ritmati e tensivi, di sapore spiccatamente ambient (“Underground/Storm”) che fanno grande uso delle voci sintetizzate. Nell'album, come già anticipato, sono presenti alcuni contributi di Philip Glass provenienti da diversi lavori cinemusicali del passato (Powaqqatsi, Anima Mundi, etc.), più alcuni brani originali, tra cui uno per pianoforte (“Truman Sleeps”) che è uno splendido esempio di “divulgazione” del noto stile iterativo definito minimalista da Michael Nyman. Arricchisce infine l'ascolto una splendida esecuzione di Artur Rubinstein del secondo movimento del primo concerto per pianoforte di Chopin.

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