Michael Clayton

Michael ClaytonJames Newton Howard
Michael Clayton (id. - 2007)
Warner Bros. Entertainment/Varèse Sarabande Records 60005370667
13 brani – Durata: 38’44’’

Chi è Michael Clayton? A cosa serve? Fa parte di questo mondo oppure è solo un elemento che serve a soffocare la verità oscura, spregevole, caina delle persone? Le quali non riescono ad avere il coraggio di ammettere che hanno sempre bisogno di qualcuno per dimenticare che la sporcizia di cui le loro mani sono impregnate ha comunque un’identità. Michael Clayton risolve i problemi?

Alla fine di questa storia potremo dire di aver conosciuto anche noi (da sempre) questo personaggio, anzi, forse, è nella vita di tutti i giorni e non ce ne siamo mai accorti, o forse non esiste affatto. Preferiamo dimenticarlo o quanto meno che qualcuno riesca a farcelo dimenticare così, tanto per stare in pace con la nostra co(no)scienza. Michael Clayton è anonimo e melanconico tanto quanto la colonna sonora che lo accompagna. Nessuno lo sente arrivare, ma c’è. Nessuno capisce o sa chi è, ma lo conosce, ha bisogno di lui. In questo lungometraggio James Newton Howard compone brani i quali sono perfettamente cuciti su misura per il personaggio interpretato da George Clooney, ma allo stesso tempo ogni singolo elemento musicale che si inserisce all’interno delle sequenze cinematografiche segue costantemente sia il protagonista, sia gli avvenimenti futuri. Le atmosfere musicali sembrano preannunciare (soprattutto all’inizio del film) qualcosa  di inquietante, che prima o poi uscirà allo scoperto. La musica è meschina, angosciante, impercettibile non si capisce da dove viene. Ci vuole dire che qualcosa è celato, che sta per accadere, ma non ci dice cosa. O forse è già accaduto molto tempo fa, e tutto quello che vediamo ora è solo una conseguenza. I brani non si lasciano identificare. Potrebbero significare qualsiasi cosa.
Siamo a un passo fra la psichedelia e la melanconia. La colonna sonora cresce nel climax del film e si lascia scoprire in modo chiaro grazie all’utilizzo di un solo strumento (predominante), il pianoforte, il quale morbidamente conclude il suo percorso attraverso il personaggio racchiudendolo in un manto melanconico, ma sincero, riconoscibile e soprattutto libero. Il tema musicale si fa chiaro in maniera più evidente solo alla fine della storia. Da semplice musica d’atmosfera esce allo scoperto dal momento in cui Michael Clayton decide di capire, e di dare un senso a tutto ciò che prima era anonimo. James Newton Howard crea un’aura di solitudine e angoscia attorno al protagonista evitando di mettere in musica il dolore vero. Effetti psichedelici, elettronici nei quali troviamo frammenti in cui violini e pianoforte e una chitarra lievemente percepibile costruiscono un significato profondamente triste, ma liberatorio, anche se ciò che resta è veramente poco. Tutto questo viene espresso sia dal brano che apre il film “Main Title”, sia dal tema musicale che chiude l’opera “25 Dollars Worth”. All’interno di queste due partiture c’è tutta la personalità di Michael Clayton: un uomo che forse (nonostante tutto) era all’oscuro di tutto, perfino di se stesso. Ascoltando la colonna sonora di questa pellicola è come se la vedessimo per una seconda volta. Percepiamo i dialoghi, le espressioni dei volti. Ci rendiamo conto della natura meschina dei personaggi, della loro slealtà, del loro senso di colpa che  spesso fanno finta di non avere. Avvertiamo che alla fine di tutto non gli resta niente, neanche la libertà di essere se stessi e avere il coraggio di potersi guardare allo specchio. All’interno di tutto questo c’è Michael Clayton un antieroe, un personaggio oscuro, triste, ma comodo che decise di ribellarsi al sistema.

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