Ci risiamo, vero Provvidenza?

cover_ci_risamo_vero_provvidenza.jpgEnnio Morricone/Bruno Nicolai
Ci risiamo, vero Provvidenza? (1973)
GDM 4136
15 brani - Durata: 40'10''



Icona di un genere ormai morto e sepolto e praticamente parodia di se stesso, Provvidenza  rappresenta l'estremo tentativo produttivo di ottenere consensi di pubblico con uno shakeraggio tra la contestualizzazione in un improbabile scenario di frontiera e la comicità a tratti demenziale e cabarettistica del personaggio interpretato da Tomas Milian, una sorta di Charlie Chaplin furbo e infallibile, quanto opportunista e giocherellone.
Affidato alle penne del duo Castellano e Pipolo e alla regia di Alberto De Martino (che sostituisce Giulio Petroni che diresse invece il primo Provvidenza), il film si avvale delle coreografie di Gino Landi e delle musiche di Ennio Morricone in coppia con l'abituale collaboratore Bruno Nicolai, che le co-firma e dirige. Nonostante il successo che ebbe all'epoca, resta un film un po' retorico, con una cura degli aspetti scenografici e delle trovate divertenti; ma rivisto oggi risulta quasi monotono e non basta la musica di una coppia dorata per risollevarne le sorti. La colonna sonora asseconda un po' l'andamento da musicarello che il film ha, con brani adatti allo sviluppo di azioni coreiche e movimenti ritmico-fumettistici. Così nei titoli di testa la canzoncina “Provvi-Provvidenza” intonata da I Cantori Moderni è molto gustosa e non cita nulla del western made by Morricone negli anni precedenti, assumendo una sua particolarità nella produzione western del nostro. Torniamo in un contesto più identificabile col West nella “Sequenza 2”, con il fiddle intradiegetico impegnato in una danza country. Il primo incontro “di fulmine” con la bella Pam (salvata bizzarramente da Provvidenza da un affogamento) dà occasione al tema di “Bocca a bocca” (e di fatto Milian e la André si trovano in quella situazione), un lento gentile con una bella proposta del flauto traverso cui rispondono l'arpicordo e gli archi in un leggiadro movimento anni Sessanta. La sequenza del ristorante, quando Provvidenza si presenta a Pam, viene figurata con una scena cabarettistica con una sorta di charleston cantato e ballato da Milian. In un film così pluricromatico e con molte coreografie, la musica è particolarmente rilevante e così non manca un concitato orchestrale del ballo can can o una danza indiana con inserti ritmico-recitati di voci maschili, con la quale Provvidenza procurerà miracolosamente la pioggia e ne ricaverà denaro. Durante l'inseguimento della fantomatica auto-locomotiva con la quale si sposta Provvidenza, Morricone e Nicolai commentano la cavalcata con un collage di brani classici mixati in una geniale suite nella quale Bach e Mozart convivono coi ritmi e i funambolismi del West Made in Italy. Non mancano pezzi più vicini alla ricerca cromatica che pure caratterizzava il periodo precedente del cinema dell'impegno di Petri (“Seq. 7”). Nelle scena del ballo sul ghiaccio riascoltiamo i virtuosismi del fiddle stavolta impegnato in una polka caucasica, mentre quando Provvidenza e Hurricane Kid si ritrovano a fronteggiare il truffaldino Cian Ku Là coi suo guerrieri kung fu, non può mancare la grammatica orientaleggiante a commento della rocambolesca sequenza, mentre la scena conclusiva riprenderà il tema sentimentale di “Bocca a bocca”. Lavoro dunque adeguato alle esigenze di un film con un forte protagonismo della musica e uno speciale quanto opinabile uso interno di atmosfere coreiche particolarmente curate e certamente anomale in un film di genere western.

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