The Invasion

cover_the_invasion.jpgJohn Ottman
Invasion (The Invasion, 2007)
Varèse Sarabande 302 066 837 2
17 brani – Durata: 49'06"



Se mai ne avessimo sentito il bisogno, ecco arrivare sugli schermi una nuova, ennesima rivisitazione del classico sci-fi L'invasione degli ultracorpi. Sulla carta, almeno inizialmente, il progetto offriva però qualche motivo di speranza: il produttore Joel Silver chiama infatti dietro la macchina da presa il regista tedesco Oliver Hirschbiegel, acclamato autore del bel film La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, oltre ad un cast di prim'ordine capitanato dagli ottimi Daniel Craig e Nicole Kidman.
A riprese terminate però viene deciso di richiamare cast e troupe per rigirare buona parte del film: pare infatti che la versione di Hirschbiegel fosse particolarmente claustrofobica e cerebrale, dunque il produttore Silver fa intervenire in soccorso i blasonati fratelli Wachowski (gli autori di Matrix), che riscrivono parte del copione e supervisionano la regia, insieme al regista James McTeigue, delle nuove sequenze. Il risultato finale è, come facile immaginare, un pasticcio di grandi proporzioni. Anche dal punto di vista musicale, le cose non sono andate purtroppo per il meglio. John Ottman decide di approntare una partitura completamente “sperimentale” (il virgolettato è d'obbligo), cercando di costruire un tessuto sonoro ambiguo e angosciante, qualità di cui però il film difetta in maniera vistosa. L'approccio potrebbe essere interessante e stimolante in mani migliori di quelle di Ottman, il quale sembra sforzarsi solo di collezionare una lunga serie di effetti sonori che di musicale hanno ben poco. Intendiamoci, non c'è nulla di male a spingersi nei territori della musique concrète, ma per farlo bisogna avere i necessari attributi compositivi. Ottman vorrebbe infatti seguire la strada di Elliot Goldenthal e della sua seminale partitura per Alien 3, ma il risultato non è neanche lontanamente paragonabile. Siamo infatti più dalle parti di un elaborato e freddo sound design, probabilmente assai incentivato in fase creativa dai software di synth programming e di suoni campionati. Su disco poi, è musica che perde completamente qualsiasi senso, rivelando la totale assenza di struttura e organicità. Qua e là si coglie qualche spunto interessante, in particolar modo nel brano iniziale (“Life Goes On / Dance of the Cells”) e in quello conclusivo (“Final Escape”), dove Ottman cerca di costruire una tessitura più articolata tra i suoni elettronici e quelli dell'orchestra. Ma per il resto si fa davvero fatica a trovare qualcosa da salvare. In difesa del compositore bisogna dire che non è stato certamente aiutato dalle qualità del film, ma anche questa non deve essere sempre una buona scusa: basti solo pensare alle straordinarie colonne sonore che un gigante come Jerry Goldsmith ha letteralmente regalato come perle a dozzine di film tutt'altro che memorabili.



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