American Gangster (Song Album)

cover_american_gangster_album.jpgMarc Streitenfeld/AA.VV.
American Gangster (id. - 2007)
Universal Studios 0602517496828
14 brani – Durata: 45’36’’

 

Restando fermi in silenzio mentre tutto scorre ogni cosa ci lascia profondamente increduli e impauriti davanti a tanta violenza, meschinità e corruzione. Le anime e le tasche dei personaggi sono sporche alla stessa maniera dei loro pensieri.
La colonna sonora di American Gangster è decisamente una discesa agli inferi, nella quale assistiamo lentamente all’ascesa e al decadimento di ogni elemento presente sulla scena. Ciò che caratterizza di più questo lungometraggio diretto da Ridley Scott oltre alla storia e alla tecnica con cui è stato magistralmente girato sono i brani musicali, che ci trasportano lentamente nelle profonde e oscure strade del quartiere di Harlem. Ogni singolo tema musicale cerca di anestetizzare ciò che lo spettatore vede sullo schermo. Dal momento in cui la musica entra all’interno di qualsiasi sequenza lo ipnotizza catturando così una parte della sua mente per poi lasciarlo improvvisamente nella mani della violenta e corrotta città newyorkese. Non cerca di evitare il dolore, ma di farlo percepire il più lentamente possibile attraverso straordinarie composizioni musicali che non possiamo fare a meno di ascoltare. Non gli lascia e non ci lascia scampo. A parte i due brani scritti dal compositore Marc Streitenfeld, tutto il resto fa parte di esecuzioni del miglior soul e blues mai sentito, che è intriso pienamente nell’anima e nelle azioni di Frank Lucas (Denzel Washington). Da “Do You Feel me” cantata da Anthony Hamilton, “Why Don’t We Do It in the Road?” eseguita e cantata da Lowell Fulson, anche se il brano è stato scritto (come tutti sanno!) da John Lennon e Paul McCartney (The Beatles, The White Album, 1968), “No Shoes” eseguita da John Lee Hooker, “Across 110th Street” con la performance di Bobby Womack fino ad arrivare a “Checkin’ up on my Baby” eseguita da Hank Shocklee. Gli ultimi due brani di Streitenfeld  sono di commento e atmosfera, e descrivono la parte più melanconica e triste del personaggio interpretato da Washington (“Hundred Percent Pure”, “Frank Lucas”), ma senza pentimenti, senza rimpianti (forse). Bisogna precisare però che, nonostante tutto i brani musicali oltre ad accompagnare e scandire le azioni violente e illegali dei personaggi, alla stessa maniera tentano di descriverci una certa condizione sociale, un certo tipo di cultura che da anni ormai ha condizionato in maniera profonda queste persone senza (forse) dargli alcuna possibilità di scelta. La OST è decisamente testimone di tutto questo. Affermando ciò non si vuole certo giustificare e assolvere (ovviamente) Frank Lucas il quale nel profondo silenzio avrà modo di pentirsi di tutto quello che ha fatto riflettendo così sull’uomo che è stato.

 

 

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