L'ultimo treno della notte

cover_ultimo_treno.jpgEnnio Morricone
L'ultimo treno della notte (1975)
Cinevox record srl 004644003122
17 brani - Durata: 39' 44''

Una rarità musicale, una delle opere più minimaliste che Ennio Morricone abbia mai scritto per il cinema.
Pubblicato per la prima volta  da Cinevox, il 45 giri L’ultimo treno della notte conteneva  "L’ultimo treno della notte" (lato A) e "Coincidenze" (lato B). Era il 1975. Protagonista sociale della prima metà di quel decennio è la violenza. Esplicita, reiterata, mostrata nuda e cruda sullo schermo in tutta la sua efferatezza. La violenza fine a se stessa.
Il film è di Aldo Lado,  il cui titolo iniziale, Violenza sull'ultimo treno della notte, fu subito sottoposto a censura. Sceneggiatura ben congegnata, regia asciutta, musiche sperimentali e violenza. Tanta violenza.
Un film cupo e dannato in cui tutto odora di morte. La sua uscita fu accompagnata da grandi polemiche perchè troppo cruento, ma le ambizioni erano decisamente diverse dal thriller di genere con effetti truculenti.
Questo è cinema di denuncia. Si "nutre" di motivi sociali e centra le problematiche che affronta senza compromessi, né nei contenuti e tanto meno nelle scelte artistiche: il sodalizio fra musica e immagini.
Il film si apre sulle note della struggente ballata  "A flower is all you need" eseguita da Demis Roussos. Un pezzo evocativo, colmo di pace e amore ma contrapposto alla folle violenza delle immagini dove viene perpetrata una brutale aggressione ad un ambulante travestito da Babbo Natale. Prima derubato, poi picchiato e infine  lasciato morire dissanguato dopo avergli reciso i polsi.
Dopo un inizio per così dire antitetico, note e racconto si intrecciano e qui Morricone rende in musica tutta l’insopportabile, subdola ambientazione della storia. Sperimenta per quasi tutto il film. La ricerca dell'atmosfera è asfissiante prima, ossessiva poi. Il tema di armonica (da citare l'esecuzione di Franco De Gemini) trasuda sinistri presagi e il treno col suo andare così ritmico e assordante ne è il suo contesto "armonico", lo scenario in cui quei presagi trovano compimento. Morricone  è talvolta rumorista (l'assordante suono del treno è assoluto protagonista), talvolta ritmico e incalzante, proprio come in "Coincidenze", brano in stile giallo-poliziesco dove il riff pentatonico trova la sua collocazione più misteriosa. L'unico tema in contrasto al prevalente lato oscuro della storia, è quello "della solitudine" (composto per pianoforte e clavicembalo ).  Semplice, allo stesso tempo romantico e malinconico, carico di grande solitudine.  Le scelte coraggiose di questo film non ne hanno fatto la sua fortuna, per lo meno all'epoca. Oggi, circa 35 anni dopo, è doveroso riconoscere come una pellicola del genere rappresenti, ora come allora, terreno fertile per l'innovazione e la sperimentazione musicale e sonora.

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