I.Q./Seconds

cover_iq_seconds.jpgJerry Goldsmith
Genio per amore (I.Q. – 1994)
Operazione diabolica (Seconds – 1966)
La-La Land Records LLLCD 1109
I.Q.: 19 brani – durata: 38’00’’
Seconds: 14 brani – durata: 31’13’’
Durata complessiva: 69’13’’

IQ:

Seconds:


Pubblicato da La-La Land Records nell’ottobre del 2009, I.Q. / Seconds è un album estremamente interessante, che mostra in modo assai marcato le due facce di una stessa medaglia, quella che rappresenta l’animo musicale complesso e variegato del Maestro Jerry Goldsmith.
Pubblicato con una tiratura limitata a 3000 copie, ancora disponibile presso i siti specializzati anche se in numero oramai esiguo e prossimo all’esaurimento, il disco prodotto dalla giovane etichetta californiana propone due grandi inediti tanto attesi, che mostrano come l’animo musicale di Goldsmith fosse capace di generare atmosfere claustrofobiche e taglienti per le pellicole più fredde e inquietanti e, allo stesso tempo, passare con estrema naturalezza al commento di opere ben più frivole e spensierate, senza tralasciare la puntualità e la precisione che hanno caratterizzato la produzione dell’autore lungo l’arco della sua venerabile carriera.

I primi 38 minuti dell’album sono dedicati alla partitura composta per I.Q. (uscito in Italia come Genio per amore), commedia ambientata negli anni ’50 in cui Meg Ryan e Tim Robbins, in pieno stile vintage, finiscono con l’innamorarsi grazie alle gesta di un simpatico Walter Matthau, il quale interpreta il famoso scienziato Albert Einstein.
L’opera composta da Goldsmith, particolarmente briosa e gioviale, è caratterizzata da timbriche assai lucenti, e tra gli elementi dell’orchestra non a caso spiccano in modo assai particolare gli archi, poiché uno dei personaggi più importanti del film, ovvero il celebre scienziato, era famoso anche per le sue doti come violinista. Questo dettaglio della sua vita reale ha influenzato notevolmente le scelte di commento dell’autore, il quale propone infatti diverse volte pizzicati, ostinati, nonché citazioni parziali al brano “Twinkle,  Twinkle, Little Star”, divenuto nel corso dell’opera uno dei temi portanti della composizione.
Dalla selezione musicale proposta nell’album, di poco superiore ai 30 minuti, è difficile estrapolare dei momenti da tenere in considerazione più di altri, poiché gli sviluppi musicali risultano essere molto piacevoli e ben congegnati, tali da costruire nell’insieme un’unica e avvolgente melodia con un discreto numero di variazioni. Si pensi al brano iniziale, “Campus Morning”, che passa dalla citazione del celebre brano “Twinkle, Twinkle, Little Star” ad una componente corale estremamente briosa e divertente, che inquadra immediatamente l’animo spensierato della pellicola. Nell’evoluzione del commento, come la ritmata e tipicamente anni ’50 “The Rides”, la stessa componente assume un sapore che rappresenta egregiamente l’ambiente accademico di quei tempi, lasciandosi presto sostituire da un intreccio musicale estremamente piacevole, dove Goldsmith padroneggia ancora una volta i singoli strumenti nello sviluppo di delicati assolo.
In “Ideas / Dress Up” l’autore insiste notevolmente sulla presenza dei violini, alternando ostinati e pizzicati, sfruttando l’aneddoto reale e legato al celebre scienziato per meglio commentarne le gesta all’interno del film.
Spiccano poi in più pagine le presenze di tastiere e pianoforte, accompagnate occasionalmente da un caldo sassofono, come nel brano “Don’t Panic”, dove Goldsmith inevitabilmente sfodera la sua vena creativa più delicata e romantica, condita sempre con quel pizzico d’ironia che si percepisce nota dopo nota.
I.Q. è un’opera molto allegra e delicata, eppure ben congegnata e ragionata, capace di affascinare con le sue sonorità anni ’50 così calde e avvolgenti, e offrendo non pochi elementi che soddisfano anche l’ascoltatore più esigente.
Tra l’altro l’impiego spesso predominante della sezione d’archi sottolinea più volte l’aneddoto della vita reale di Einstein, il quale pare fosse stato impegnato per un breve periodo all’interno di un quartetto d’archi diretto dal grande compositore Leonard Rosenman.

Di tutt’altra natura, le pagine inquietanti composte per Seconds (in Italia intitolato Operazione diabolica) mostrano l’aspetto più freddo e tagliente dell’autore, il quale s’impegna nello sviluppo di un commento estremamente cupo, opprimente, che ricalca con estrema precisione le immagini catturate da John Frankenheimer, distorte attraverso una lente e capaci di rendere spaventosa qualsiasi cosa venga proposta sullo schermo.
L’impiego di organi e archi, che interpretano gran parte delle pagine composte da Goldsmith conferendo alle melodie un sapore e un’atmosfera straniante, si sposa perfettamente con il bianco e nero della pellicola, capace di trasmettere l’inquietudine del protagonista durante l’evolversi dell’allucinante vicenda.
L’autore passa dai movimenti quieti, ma mai rilassati, di “Quiet Isolation” alle sonorità più particolari e vibranti di “Nightmare”, dove le timbriche sempre molto fredde e le intonazioni taglienti degli archi sottolineano in ogni istante che passa l’inquietudine e l’angosciante situazione che vede il protagonista, interpretato da Rock Hudson, assumere una nuova identità, privo di qualsiasi controllo su ciò che gli sta accadendo.
Tutta l’opera non cessa per un solo istante di trasmettere la straniante condizione psicologica del protagonista, che lo spettatore segue passo passo attraverso i suoi occhi.
Goldsmith compone un movimento, che diviene tema portante dell’opera, capace di esprimere al meglio la condizione emotiva e psicologica dell’uomo, offrendo nel brano “Rehabilitation / Strange Arrival” l’interpretazione più esplicita e rappresentativa del leitmotiv.
In poco più di 20 minuti Goldsmith fornisce uno spaccato della sua vena creativa più rigida e inquietante, capace di trasmettere l’angosciante atmosfera che si riversa in modo pressante e opprimente sul protagonista fin dall’inizio della vicenda.
Nemmeno il momento più rilassato della partitura, “Begin Again / Peaceful Aftermath”, trasmette mai del tutto una sensazione di calma e tranquillità, poiché rappresenta una catena potenzialmente infinita, ovvero che incastra nuovamente il personaggio interpretato da Rock Hudson nel meccanismo che aveva fatto cominciare il tutto, rendendo sempre più inarrivabile quella luce che s’intravede alla fine del tunnel.
Seconds è molto probabilmente uno dei lavori più difficili, seppur assai breve, che l’autore abbia mai scritto nei primi anni della sua carriera. Appartenente alla stessa decade in cui scrisse Freud, The Satan Bug e Planet Of The Apes, la colonna sonora composta per la pellicola di John Frankenheimer è un manifesto chiaro e tangibile della grande capacità che l’autore possedeva di riportare sul pentagramma qualsiasi tipo di situazione, vicenda o condizione umana, sempre con grande disinvoltura. E per questo il contrasto con l’altro titolo incluso nel presente album ne è testimone.

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