Nanny McPhee and the Big Bang

cover_tata_matilda_e_il_grande_botto.jpgJames Newton Howard
Tata Matilda e il grande botto (Nanny McPhee and the Big Bang, 2010)
Varèse Sarabande LC 06083
24 brani – Durata: 59’17”

 

Torna ad esprimersi con incantevole fertilità la maestria di James Newton Howard. L’OST di Tata Matilda e il grande botto è espressione perfetta delle capacità di narrare in musica del compositore americano.
Sulla storia di questa nanny d’altri tempi e avanguardistica, decisamente atipica, James Newton Howard elabora un intreccio musicale pieno di verve e innocente stupore. Suadente la sintesi dell’intera colonna sonora che arriva con il variopinto brano d’apertura, “Coping Very Well”; prima un pizzicato su cui s’inseriscono fiati, archi e pianoforte; poi il sapore vagamente rinascimentale di un cembalo; e infine un’irresistibile virata giocosa. Il cembalo, protagonista di improvvisi scherzi musicali, torna più volte (in alternanza con il pianoforte) come lieve perla non priva d’ironia. Si ascolti “The Person You Need” a titolo d’esempio.
Le sfumature oniriche di “Sharing Nicely” sono perfetto contraltare dei toni più rocamboleschi, di cui la soundtrack è ricca: dalle scale degli archi, che in “Stop Fighting Immediately” riproducono corse e veloci saliscendi, al risuonare di fiati e percussioni nel deciso “The British Museum of Poo”. Ma le intonazioni insinuanti si contaminano anche di divertito mystery: “Small C, Big P” presenta similarità sparse al Danny Elfman della produzione di Tim Burton, così piacevolmente enigmatico.
Inflessioni vicine al giallo accendono la seconda parte di “The Blue Wire”; i trilli del saltellato, in “Topsey and Turvey”, richiamano alla memoria surreali ambientazioni iberiche; sapienti sono i rimandi sinfonici dello scoppiettante “Triumphant Trappers”. La colonna sonora di Tata Matilda e il grande botto mesce ispirazioni differenti nel suo efficace modellarsi sullo sviluppo narrativo. La melodia, del resto, mantiene sempre forte il legame con l’azione filmica e il commento sonoro è sempre vicino allo svolgersi della diegesi: lo si avverte anche in un ascolto slegato alla visione della pellicola.
L’OST, però, non perde mai freschezza e sensibilità. È gradevolissima la delicata trama formata da archi e piano in “Where’s Mummy?”. Gli echi che accompagnano il solenne svolgersi di “The Harvest” esprimono sorpresa e meraviglia.
Divertita e intelligente, la partitura di James Newton Howard brilla in tecnica senza mai vacillare in sentimento, con la leggerezza del talento che non si prende mai troppo sul serio. Il gustosissimo mix finale, “Animated Titles”, sembra ricordarcelo.

Stampa