16 Nov2010
From Paris With Love
David Buckley/AA.VV.
From Paris With Love (id. - 2009)
EuropaCorp / Sony Music 88697648912
23 brani – durata: 57’45’’
Lasciandosi alle spalle questa lunga premessa, la partitura nel suo insieme non offre momenti particolarmente degni di nota, e la selezione offerta dal disco prodotto da Sony Music lascia ben poco spazio all’identità del singolo brano.
L’elemento portante dell’opera è un utilizzo vasto e ciclico di componenti elettronici pulsanti che vanno a riempire tutti i vuoti possibili, accompagnando tanto le sequenze action più frenetiche, spesso interpretate da pastose sezioni di archi (come vuole la tradizione MediaVentures) che procedono a blocchi paralleli, altre volte caratterizzate da un mix di sound a metà strada tra il rock e il pop, come accade in “Parisian Sh’Thole”.
Piuttosto ampio l’impiego di chitarre e basso elettrico, che spesso aggiungono quelle note più interessanti (relativamente al resto dell’opera) laddove il marasma musicale lascia molto confusi (vedi “An Then There Were None”).
Seppur cicliche, risultano essere moderatamente piacevoli le ritmiche che l’autore torna più volte a proporre all’interno dell’opera, plasmando un meccanismo abbastanza convincente nel brano “Rose”, dove l’insieme di elementi elettronici si fonde in modo piuttosto convincente con la componente sinfonica (per lo più composta da violini), generando nell’insieme un’atmosfera opprimente abbastanza originale.
Analoga, seppur con differenze minime, è “Welcome To Paris Baby”, che al contrario della precedente offre qualche spunto in più, grazie soprattutto all’ausilio del pianoforte digitale, che in più volte all’interno della partitura trova spazio, seppur emulando l’utilizzo che Trevor Rabin e Harry Gregson-Williams ne fecero per il loro Enemy of the State.
Tirando le somme la musica composta da David Buckley per From Paris With Love è una mera copia delle partiture più tipiche per il genere che la Europa Corp (casa di produzione e distribuzione di Luc Besson) ha voluto emulare e contrastare con questa pellicola.
Il background di Buckley, che lo vede maggiormente impiegato come compositore di musica addizionale per alcune opere minori firmate MediaVentures, non poteva di certo creare un’aspettativa differente rispetto al risultato, il quale tuttavia non è assolutamente deprecabile, tutt’altro, è solo l’ennesima copia senza variazioni o bilanciamenti convincenti tra luci e contrasti di tante altre innumerevoli copie, anche loro ben poco originali.
Anche le scelte delle canzoni ricadono nei classici stereotipi che, nella maggior parte dei casi, puntano più ad un buon prodotto commerciale che non ad una effettiva originalità che permetterà loro di essere ricordati negli anni a venire.