Giallo

locandina_giallo.jpgIn esclusiva per “Colonne Sonore”
lo score del film “Giallo” composto e orchestrato da Marco Werba

Nuova incursione di Dario Argento nel thriller tradizionale, genere del quale è indiscutibile maestro, con un film il cui titolo non lascia molto margine alla fantasia: Giallo, appunto.
Servendosi, questa volta - autentico colpo di scena - della collaborazione inaspettata di Marco Werba (leggete l'intervista alla carriera sul nostro sito), compositore ben noto fra gli addetti ai lavori, cimentatosi finora con produzioni cinematografiche tutto sommato minori come Zoo di Cristina Comencini, oltre ad alcune opere teatrali. Tutta la storia produttiva di Giallo è apparsa sin dall’inizio estremamente travagliata. Difficoltà finanziarie, repentini stop durante la tortuosa fase di pre-produzione, cast completamente riveduto e ripensato, oltre a problemi di vario genere che hanno rischiato più volte di far naufragare l’intero progetto; e, dulcis in fundo, insanabili divergenze artistiche fra i produttori e Claudio Simonetti, fedele e solido collaboratore nonché amico del regista, incaricato inizialmente di comporre le musiche del film. Una defezione, a dire il vero, forse neanche tanto condivisa dallo stesso Argento.
Così, contattato un po’ a sorpresa e in extremis, Marco Werba ha avuto davvero tempi ridottissimi (meno di tre settimane) per comporre, orchestrare e registrare lo score del film.
Argento ha voluto seguire da vicino questa importante fase e, partito con lo stesso Werba a Sofia, insieme al tecnico audio Marco Streccioni, ha assistito personalmente alla registrazione, per poi passare al missaggio effettuato presso lo studio Forum Music Village di Roma.
Werba compone una partitura intensa (grazie anche all’impeccabile esecuzione della Bulgarian Symphony Orchestra “Sif 309” con la quale aveva gia lavorato per il film Amore e libertà, Masaniello), con un evidente sguardo ai grandi classici. Considerando le indubbie potenzialità espressive dimostrate avrà modo, in futuro, di riuscire a distaccarsi più consapevolmente dai suoi modelli musicali a tutto vantaggio di una maggiore autonomia ispirativa. Con ogni probabilità non era questo il momento per operare uno strappo così profondo, nè in buona sostanza, ciò che gli era stato richiesto. Al contrario, doveva in qualche modo rifarsi ad uno stile molto vicino ai gusti e alle attese della platea americana, considerando che la pellicola di Argento è principalmente destinata a questo mercato, per essere successivamente distribuita in Italia.
In tal senso il suo soundtrack appare un indovinato “patchwork” di contaminazioni musicali, probabile riflesso dei suoi gusti personali, che spaziano da Bernard Herrmann a Jerry Goldsmith, da Danny Elfman a James Newton Howard e via di seguito fino al noto compositore italiano Pino Donaggio.
L'uso nervoso dei violini, l'efficace orchestrazione, l'insieme delle atmosfere ansiogene determinate dagli arrangiamenti, richiamano subito alla mente celebri score come Psyco, in primis, ma anche Basic Istinct e perfino il primo Batman.
Evidenti tributi che non devono in alcun modo sminuire le qualità dello score, al contrario notevolmente impreziosito dal gusto ricercato per la "contaminatio”. Quanto le partiture di Werba “funzioneranno” applicate alle immagini, sperando che lo stesso Argento non deluda le notevoli aspettative, sarà solo la visione del film (non prima del maggio 2009) a rivelarcelo, dandoci un quadro critico più completo.
In questa sede andiamo ad esprimerci criticamente su alcuni dei trentanove brani composti per il film che abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima, consapevoli del fatto che, viste le incertezze legate alla distribuzione del film nel nostro paese, quasi certamente questo score dovrà attendere ancora un po’ prima della sua pubblicazione.

argento_werba.jpg"Giallo Main Titles" è il tema portante dell’intero score, corposo, enfatico e vigoroso nel suo sviluppo.
Rilevante anche "Yellow", breve ma tiratissimo brano, dall'inconfondibile stile alla Herrmann, soprattutto per l’essenzialità tematica, la vigorosità timbrica e l'uso graffiante della sezione archi.
"Trapped in the Taxi", è fra i pezzi più convincenti dell'intero score, un vero e proprio intreccio sonoro che, assieme alla trappola tesa dal killer, sembra a sua volta avviluppare, con le sue note ed il suo feroce arrangiamento, la vittima designata.
"Conversation" appare invece un brano di superficie, di minore incisività.
Ricco di pathos risulta essere "Taxi Killer" che richiama esplicitamente il “Main Title”, servendosi di un ritmo più sostenuto, tutto teso a creare il giusto sostegno alla scena dell’aggressione della turista nel taxi.
Dolce e accattivante è il tema melodico di "Linda's Love Theme" che supporta musicalmente uno dei momenti più intimi, in totale contrasto con l’estrema tensione del film.
"Avolfi’s Confession" ripresenta il tema principale eseguito al piano e contrappuntato dal violino che lo rende ulterioremente nostalgico ed evocativo. E' un punto di snodo fondamentale per la trama del film che il commento sonoro riesce sapientemente a sottolineare.
"In The Butger" l'uso ondivago degli archi e gli ingressi improvvisi e violenti dei fiati contribuiscono alla costruzione di atmosfere inquietanti e concitate. Un breve brano, intenso e liberatorio.
"In The House" è riproposto, con una leggera variazione “cromatica”, il già citato "Linda's Love Theme".
Trascinante risulta essere "Flashback", vero e proprio gioiellino sinfonico ricco di vari momenti con suoni inquietanti e sospesi, dalle azzeccate sfumature dark e l’immancabile effetto carillion.
"Enzo and Linda" è una bella variazione al tema principale in tono vagamente romantico e antico, con un arrangiamento importante e un’atmosfera malinconica.
"The Shower" è uno di quei brani apparentemente di contorno, che in realtà esprime vaghe inquietudini con indefiniti sviluppi evocativi.
"Killer's Death" è contrassegnato da una partitura classicheggiante, con un finale concitato, appropriato ad una scena evidentemente di grande tensione.  
"Police" esprime il senso liberatorio del finale con qualche accento ambiguo e un inaspettato sviluppo.
Infine "End Titles Theme" riprende naturalmente il tema principale donandogli un arrangiamento più corposo e risolutivo.

werba_dirige.jpgIn definitiva ci troviamo di fronte ad una precisa svolta stilistica operata da Marco Werba, determinata anche da scelte insolite, quali, per esempio, l’assenza dell’uso dei cori (poco usuale per uno score di questo tipo) e delle solite nenie infantili, a cui la filmografia di genere, e in particolare quella argentiana, ci avevano abituati.
Siamo di fronte ad uno score particolarmente omogeneo, con un tema portante e una partitura piuttosto ossessiva, dagli sviluppi tutt’altro che scontati.
Il risultato, forse, potrà far storcere il naso ad alcuni fra gli irriducibili fans del regista, abituati a tessuti sonori più rockeggianti o ad orchestrazioni ben più invadenti, ma è innegabile che questo score sia indubbiamente caratterizzato da un’ottima aderenza emotiva alla materia trattata nel film.
A tutti gli effetti, uno score che porta in sè tutto l’entusiasmo e la genuinità di un’opera prima. E il bravo Marco Werba ha finalmente l'occasione per far puntare su di sè qualche riflettore in più, dopo anni di gavetta nel sottobosco dei più attivi e prolifici compositori italiani, per raggiungere - glielo auguriamo - quell’adeguata attenzione che questo suo lavoro e il suo talento meritano. 


 

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