Crossing The Bridge –The Sound of Istanbul

cover_crossing_the_bridge.jpgArtisti Vari
Crossing The Bridge –The Sound of Istanbul (id. - 2006)
Radio Fandango 017366RAF
18 brani - durata: 1h 11’53”

 

Crossing the Bridge è la splendida colonna sonora che costituisce la sostanza del documentario di Fatih Akin, già autore del bellissimo film La sposa turca: un affresco completo della moderna cultura musicale di Istanbul, città affascinante, ponte fra la civiltà occidentale e l’Oriente, un ambiente vivissimo, pieno di personaggi originali, sia che si tratti di vecchie star del passato, sia che si parli di giovani gruppi rock o hip-hop. Sentiremo i Baba Zula, band neo-psichedelica, che mischia rock e acid jazz, riscuotendo maggiore successo in Europa che nel proprio paese. Con questa band ha suonato anche Alexander Hacke, bassista degli Einstürzende Neubauten, gruppo di musica d’avanguardia tedesca, che nel film è la guida che ci conduce alla scoperta di un mondo così lontano dai percorsi turistici più scontati. Troviamo poi gli Orient Express, formati da due DJ locali e alcuni vocalist, fautori di una fusione musicale che mescola blues e jazz alla musica locale, proseguendo con i Duman (rock-grunge) e i Replikas (rock duro). Poi incontriamo Ceza, autore di un rap secco e politicizzato, stile Public Enemy.
Affascinanti i Mercan Dede, che hanno contaminato musiche da discoteca con le melodie sufi tradizionali, il cui leader è specialista nel Ney, il flauto di bambù turco. Nei suoi spettacoli cerca di mantenere viva la tradizione dei Dervisci Rotanti, decaduta ormai a richiamo per i turisti.
Selim Sesler con il suo clarinetto gitano si fa accompagnare dalla vocalist canadese Brenna MacCrimmon che canta in turco vecchie melodie dimenticate, mentre The Wedding Sound System sono un gruppo di musicisti zingari che suonano melodie travolgenti per strada e ai matrimoni, cerimonie in cui la sposa di veste di nero come segno di lutto per l’abbandono della famiglia di origine. Splendide anche le fusioni musicali dei Siyasiyabend, un gruppo di autentici musicisti da strada, che rifiutano qualunque compromesso con la società consumistica e vivono coerentemente con i loro ideali. La bella cantante Aynur, di origine curda, ci racconta, cantando, storie di discriminazione e repressione. Conosceremo una vecchia gloria del paese, Orhan Gencebay vecchio attore e cantante, famosissimo anche per i suoi film, definito l’Elvis della musica arabesca, cioè la musica turca influenzata da quella araba, che suona con il saz, un liuto dal lungo collo, eroe mai rinnegato dalle giovani generazioni. Ancora stupenda la voce dell’anziana diva Müzeyyen Senar, 86 anni, un tempo definita la Marlene Dietrich dei quartieri francesi, bambina balbuziente che solo cantando riusciva a superare il suo handicap. Verso la fine incontriamo la sempre splendida Sezen Aksu, con la sua "Istanbul hatirasi", dal bellissimo album Söylüyor del 1989, massima rappresentante della canzone turca, notissima anche all’estero (un disco anche con Goran Bregovic) donna dal passato turbolento, troppi amori e droghe, ragazza madre in un paese in cui le donne sono ancora sottomesse, venerata però come una dea, anche dai giovani con i gusti più estremi.
Music brings the people together …con questi versi, tratti da "Music" di Madonna, nella versione orientaleggiante di Sertag Erener, si apre e si chiude questa affascinante compilation e giustamente, perché proprio la musica può rappresentare quel ponte ideale capace di unire le genti, con la reciproca conoscenza. Il verso di una canzone turca dice: “vorrei essere un usignolo e stare tutto il giorno nel tuo giardino per cantare il mio amore. Così non avrei più la forza per fare la guerra”.

 

 

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