Reportage del “Concerto Omaggio a Joe Hisaishi – Ghibli & Opere Sinfoniche”

locandina concerto joe hisaishi milano

Un libro di poesie musicali
Reportage del “Concerto Omaggio a Joe Hisaishi – Ghibli & Opere Sinfoniche” tenutosi al Teatro Dal Verme di Milano il 21 gennaio 2024

Chi ama la Poesia sa che ogni libro ad essa consacrato, pagina dopo pagina, contiene diversi argomenti evidenziati – ad esempio amore, vita, natura, guerra, satira, società, psicologia, arte, politica, fede, etc. etc. etc. – con le 4 canoniche forme metriche (la sinalefe, la dialefe, la sineresi e la dieresi) e 6 tipologie di rime (baciata, alternata, incrociata, incatenata, ripetuta o replicata e Invertita, simmetrica o speculare), ovviamente a seconda di chi la scrive. Tale interpretazione iniziale mi è balenata nella mente mentre assistevo, rapito, al “Concerto Omaggio a Joe Hisaishi – Ghibli & Opere Sinfoniche” eseguito presso il Teatro Dal Verme, in due differenti orari (pomeridiano e serale), dall’Ensemble Symphony Orchestra (compagine che abbiamo già avuto modo di recensire in altri frangenti concertistici cine-musicali). Premesso che amo la musica di Joe Hisaishi fin da quando la scoprii nei film dell’adorato Hayao Miyazaki (il colpo di fulmine avvenne con la visione de La città incantata, prima mia score acquistata del sodalizio compositore-regista nipponici; e da lì in avanti ho collezionato tutto di Hisaishi, soprattutto le OST per gli amici registi Miyazaki e Kitano, sui quali ritornerò a breve), pur tuttavia avrei dovuto attendere parecchi anni e questo concerto – e tanti concerti del Maestro giapponese sfuggitimi sotto gli occhi, perfino uno a Torino molti anni addietro, saputo all’ultimo momento – per arrivare all’illuminante conclusione che la Musica di Hisaishi è come un libro di Poesie. E mi spiego meglio: ogni sua composizione è equiparabile ad una nuova poesia all’interno di un libro che, pagina dopo pagina, attraverso lo sguardo enfatico letterario del suo autore (o di svariati), enuclea ciò che più sente di dover narrare o gridare ai quattro venti; d’altronde il significato di poesia (accomunabile a quello della musica, senza essere tacciato di follia o stupidaggine) è <<espressione metaforica di contenuti umani in corrispondenza di peculiari schemi ritmici e stilistici>>.

foto joe hisaishi sorridente

Ogni Leitmotiv di Hisaishi è una poesia musicale d’amore, d’anarchia, d’irrequietezza, d’amicizia, d’armonia tra le cose e gli esseri, un’ode perennemente ieratica alla natura umana e celestiale, un discorso argomentato ai massimi livelli che solo le note su pentagramma possono proferire a gran voce senza usare parole futili o ingannevoli, come solitamente facciamo noi fragili o ignobili esseri umani. Una poesia sempre nuova e al contempo nota – quella sua memorabile cifra stilistica tra oriente e occidente, come uno dei suoi mentori gli fece comprendere di poter adottare con intelligenza e originalità nell’approccio compositivo sin dagli esordi, il compianto Ryūichi Sakamoto, mescolando sapientemente elettronica e sinfonismo, con prevalenza dello strumento elettivo, il pianoforte – che è incanto e delizia, virtuoso melodismo in assoli primeggianti e in sinfonie sempre aperte e solari, fanciullesche e adulte, vitali e fastose, con un orecchio ad un classicismo passato ed uno ad un modernismo sempre in trasformazione. Una volta che ti appassioni ad Hisaishi sarà inevitabile riconoscere, anche se distratti dalla frenesia odierna, una sua musica senza aver letto o visto il titolo di ciò che si sta ascoltando, così all’impronta e per caso. Hisaishi è uno dei Colossi della Musica (non esclusivamente per immagini) tutt’oggi mondialmente riconosciuto e celebrato. Non per altro l’amico regista e sceneggiatore Nobuhiko Obayashi, scomparso nel 2020, così lo descrisse: “Joe Hisaishi è un amico musicista che attribuisce particolare importanza alle parole. Le sue melodie nascono da una logica astuta che stabilisce con le parole e che è unicamente sua. Nascono anche dalla sensibilità che trova nelle parole. E’ una lotta e una conoscenza con le parole, in altre parole, una musica umana”.

foto joe hisaishi podio

E tutto questo sentimento profondamente emozionale e introiettivo il “Concerto Omaggio a Joe Hisaishi – Ghibli & Opere Sinfoniche”, una produzione originale della Overlook Events, lo ha fatto esplodere non solo in chi vi scrive ma in tutto il gremito pubblico di varie fasce d’età e provenienza (vi erano molti stranieri da diverse parti del mondo), che ha riempito il teatro milanese rispettando un ossequioso silenzio durante le quasi tre ore concertistiche, con una performance dell’Ensemble Symphony Orchestra a dir poco perfetta e ligia agli originali (adattamenti e orchestrazioni straordinarie di Philippe Perrin, Yann Stoffel, Simon Nebout e Thibault Lepri), sotto la direzione dal gesto aggraziato e passionalmente gentile di Adriàn Ronda Sampayo, con al piano il competente e appassionato Benyamin Nuss. Un programma densissimo di colonne sonore e brani extracinematici, diviso in due atti, che ha visto eseguire splendidamente e dettagliatamente suite o singoli temi dai film d’animazione di Hayao Miyazaki Nausicaä della Valle del vento (1984), Laputa – Castello nel cielo (1986), Il mio vicino Totoro (1988), Kiki – Consegne a domicilio (1989), Porco rosso (1992), Princess Mononoke (1997), La città incantata (2001), Il castello errante di Howl (2004) e Ponyo sulla scogliera (2008), dai film di Takeshi Kitano (l’altro grande connubio in carriera) Il silenzio sul mare (1991), Sonatine (1993), Kids Return (1996), Hana-bi – Fiori di fuoco (1997) e L’Estate di Kikujiro (1999), oltre alle pellicole Welcome to Dongmakgol (2005) di Park Kwang-hyun, Haruka, Nosutarujii (1993) del succitato Obayashi, Pollicino (2001) di Oliver Dahan e i due brani da concerto, “Oriental Wind” dall’album “Freedom – Piano Stories 4” del 2005 e “Cinema Nostalgia” da “Nostalgia – Piano Stories 3” del 1998.

foto joe hisaishi oggi

Nessun bis ha chiuso il concerto, ma ci sarebbe mancato altro, dopo quasi tre ore impegnative e ricche in cui la compagine, il pianista e alcuni interventi solo vocalist o cantato dell’egregia soprano Anna Delfino, hanno espresso una performance toccante e pregevole, arrivando a far dimenticare che l’unico vero pezzo mancante di questo puzzle musicale poeticamente sublimante era Lui, il Maestro Hisaishi, il quale non avrebbe certamente variato l’esecuzione da capogiro e commovente a tratti (che avrebbe pienamente apprezzato), ma senz’altro reso il tutto ancora più sconvolgente per bellezza d’insieme (e non parlo solo di note) e incancellabile, come invero è stato. E a proposito di pagine performative indimenticabili della serata, quelle che sono rimaste in maggior misura marcate nel cuore del sottoscritto e del cospicuo pubblico applaudente in maniera ultra calorosa – oltre alle assai osannate, sperate e iconiche melodie delicate e dolcissime per i film animati e per le commedie di Kitano (L’Estate di Kikujiro su tutte) – sono state il leitmotiv da Sonatine, vibrante omaggio al Mike Oldfield di “Tubular Bells”, il tema da Porco Rosso, sarabanda picaresca in levare, la suite da La città incantata con le sequenze musicali più risaltanti, concrete marce orientali festose, denominate sul CD internazionale “Procession of the Gods” e “Kanoashi (Faceless)” e il trascinante profluvio melodico sinfo-pianistico di “Oriental Wind” che profuma dei colori autunnali in Giappone.

Un grazie particolare a Romain DASNOY [Overlook Events] e Gaetano Fazio del Teatro Dal Verme per la disponibilità e cortesia    

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