Reportage del concerto “Il Meraviglioso Mondo di John Williams. An Intimate Celebration”

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Senza Parole: “Il Meraviglioso Mondo di John Williams. An Intimate Celebration”
Reportage del concerto del Roma Film Music Festival tenutosi l’1 ottobre 2023 presso l’Auditorium Conciliazione in Roma

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Senza parole”. Una frase breve ma colma di significato. Un’affermazione che sembra buttata via perché non si ha altro da dire o non si sa come esprimere un concetto, un’emozione, una sensazione legati soprattutto all’ambito musicale. Perché, come ben sapete Voi lettori che ci seguite e leggete da vent’anni oramai, restituire a parole ciò che invisibilmente le musiche ci trasmettono è la cosa più complessa che esista al mondo. Certe volte (per non dire tutte) sarebbe meglio limitarsi a non proferir parola e semplicemente lasciarsi emozionare in ogni singola parte corporale, in special modo il cuore e il cervello, stop. O dire solamente “Senza parole” ma con quella scuotente e intima perturbazione che ancora, dopo la fine di un concerto o di una singola performance, resta insinuata in tutto te stesso senza abbandonarti più.

Senza parole” è stata l’affermazione che, come una sorta di invisibile ma reale messaggio mentalistico trasmessosi tra tutto il folto pubblico presente al concerto “Il Meraviglioso Mondo di John Williams. An Intimate Celebration”, più di ogni altra è stata restituita ai tre superlativi e ammalianti interpreti del medesimo, Sara Andon al flauto, Cecilia Tsan al violoncello e Simone Pedroni al pianoforte, alla fine di quasi due ore di esecuzioni intimamente celebrative (come tratteggia il sottotitolo del concerto) del compositore newyorkese cinque volte premio Oscar. Tre musicisti di fama internazionale che hanno incrociato il panorama della musica applicata alle immagini in tante occorrenze e incarichi, anzitutto la Andon e la Tsan, collaborando con diversi compositori di Musica per Film, vedi la prima con John Powell, Lalo Schifrin, Marco Beltrami, Christopher Young o Mark Isham, la seconda con John Williams, James Horner, Alan Silvestri, Jerry Goldsmith o James Newton-Howard (leggete nostra intervista alla violoncellista).

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La selezione dei brani, in forma di suite o singole melodie principali o secondarie, effettuata dal produttore del concerto Robert Townson, ha trovato l’approvazione del noto pianista e direttore d’orchestra Simone Pedroni (nonché uno dei maggiori estimatori williamsiani al mondo) – nostra storica conoscenza stimatissima e molteplici volte recensita o intervistata tra le nostre pagine web –, il quale ha realizzato trascrizioni e arrangiamenti autorizzati dal Maestro Williams stesso (vi rammento che Pedroni nel 2017 ha pubblicato lo splendido album “John Williams: Themes and Transcriptions for Piano”, da noi recensito), ha fatto (ri)scoprire ai neofiti o cultori del compositore americano perle compositive (alcune molto di rado eseguite) della lunga carriera del padre pentagrammato de Lo squalo, Star Wars, Superman e Harry Potter, quali (in ordine di programma) “Princess Leia’s Theme” da Star Wars (Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza, George Lucas, 1977), “To Thornfield” e “Reunion” da Jane Eyre (Jane Eyre nel castello dei Rochester, 1970, Delbert Mann), “Sayuri’s Theme” e “Going to School” da Memoirs of a Geisha (Memoria di una Geisha, Rob Marshall, 2005), “The Pony Ride” e “Love Theme” da The River (Il fiume dell’ira, Mark Rydell, 1984), “The Face of Pan” da Hook (Hook – Capitan Uncino, Steven Spielberg, 1991), “Reunion” da A.I. (A.I. - Intelligenza artificiale, Steven Spielberg, 2001), “Theme” da Schindler’s List (Schindler’s List – La lista di Schindler, Steven Spielberg, 1993), “The Love Scene” da Dracula (Id., John Badham, 1979), “How Can I Remember?” da Sabrina (Id., Sydney Pollack, 1995), “The Seduction of Suki and The Ballroom Sequence” e “The Devil’s Dance” da The Witches of Eastwick (Le streghe di Eastwick, George Miller, 1987) e “Country Galway”, “Joseph and Shannon”, “Blowing of Steam” e “Finale” da Far and Away (Cuori ribelli, Ron Howard, 1992).
Fuori programma addirittura tre bis, data l’imponente ed euforica richiesta di una platea visibilmente commossa e incantata, comprendenti “Main Theme” da The Fabelmans (Id., Steven Spielberg, 2022), “Suite” da The Patriot (Il patriota, Roland Emmerich, 2000 – la comparsa dell’ottavino in modalità patriottico militaresca della Andon sul finire del pezzo ha suscitato una simpatica ilarità godente) e “Over the Moon” da E.T. the Extra-Terrestrial (E.T. l’extraterrestre, Steven Spielberg, 1982). Da aggiungere un altro bis che ha eguagliato due Titani della Film Music, due Premi Oscar, due Monumenti della Musica (non solo) per Immagini: John Williams ed il compianto Ennio Morricone, con l’esecuzione di un trittico di pezzi da Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore del 1988 – vi ricordo che Sara Andon e Simone Pedroni hanno concretizzato un eccellente album nel 2019 dal titolo “Cinema Morricone – An Intimate Celebration” (leggi recensione), su trascrizioni del pianista di Novara (classe 1968) –.

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Un concerto in prima esecuzione globale prodotto dal summenzionato Robert Townson che, grazie all’entusiastico e coinvolgente volere del patron Marco Patrignani del Roma Film Music Festival, in questa seconda strepitosa edizione – per la prima vi rimandiamo al nostro reportage dell’anno scorso – ha preso vita e note all’interno del prestigioso Auditorium Conciliazione, a due passi dal Vaticano, che ha appassionato e fatto versare qualche abbondante lacrima (il sottoscritto non nega di aver pianto in più momenti, in particolare all’esecuzioni di A.I. e The Fabelmans, in cui vi sono due temi che fanno letteralmente capire il valore del saper Vivere l’Amore, che non è solo gioia e astrazione ma anche tanta sofferenza e rimpianto), per merito (anzi stramerito) di tre performer dalla meravigliosa, inebriante e ipnotica ‘Grande Bellezza’ esecutiva.

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Sara Andon ai flauti, Cecilia Tsan al violoncello e Simone Pedroni al piano hanno saputo (ri)trasmettere tutta quell’amorevole familiarità musicale delle succitate partiture, aventi alcuni dei temi più sensorialmente profondi e scavanti quei sentimenti unici, che si vogliono il più delle volte teneri segreti o chiusi in fondo all’anima per non patirne, che la creatività senza limiti di Williams ha saputo e potuto riprodurre su pentagramma in una fulminante carriera. I tre sommi musicisti, seppur accompagnati da alcune foto e locandine dei film, di cui le colonne sonore in scaletta, in un pregevole e fiabesco montaggio a cura di Carlo Barbalucca, riprodotto su di uno schermo grande alle spalle degli esecutori, a loro volta ripresi e mandati in dissolvenza con le suddette immagini – che sarebbero potute risultare perfino distraenti durante la loro performance, invece provocando l’effetto opposto –, sono apparsi come un poderoso organico orchestrale, talmente la loro versione di quei temi e pagine williamsiane, arricchenti e coinvolgenti, ha raggiunto vette di ineguagliabile trasmissibilità sonora e performativa magnetizzante per il pubblico, che non ha (quasi) mai distolto l’attenzione su di loro.

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Come argomentato poco sopra, una giovane donna seduta accanto a chi vi scrive, che scopro pianista chiacchierando tra il primo e secondo atto concertistico, nasconde il volto per timidezza perché solcato da lacrime tra un’esecuzione e l’altra, dichiarando che il modo di interpretare quei leitmotiv le ha toccato il cuore in angoli talmente remoti da restituirle il battito intimamente rallentato e sollevato dalle bruttezze della vita quotidiana, lasciandola, per l’appunto, “senza parole”. Pertanto, come non darle pienamente ragione data la stessa sensazione permanente dall’inizio alla fine delle performance in me e in molti volti e movenze corporali rubati tra il pubblico totalmente rapito da un concerto – che forse chiamarlo così lo ingabbia in una nomenclatura abusata e semplice – che in realtà è stato un vero e proprio evento, torno a ribadire in prima mondiale per il Roma Film Music Festival, di melodie tra le immagini che ha trasceso la lineare esecuzione classica in qualcosa di accomunante (non soltanto) gli appassionati di John Williams ma tutti gli amanti della musica con la “M” maiuscola. E, non ultimo, il desiderio di andarsi a rivedere tutti i film e ascoltare più attentamente le rispettive colonne sonore visto che Williams non è esclusivamente marce pompose e temoni epici, anche leitmotiv intimisti che lasciano talmente senza fiato da restare giustamente “senza parole”…e Andon-Tsan-Pedroni ce lo hanno ricordato colpendo inesorabilmente i nostri cuori d’ascoltatori, aggiungerei, non pronti ad un’emozione tanta e tale.   

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Foto ufficiali di Alessandro Fucilla

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