Novant'Ennio – Una festa per Ennio Morricone. Il concerto in Auditorium Parco della Musica a Roma

Novant'Ennio – Una festa per Ennio Morricone. Il concerto in Auditorium Parco della Musica a Roma

Saper coniugare rigore e comunicativa. Questa è la dote più grande che il presidente dell’Accademia di Santa Cecilia Michele dall'Ongaro attribuisce alla musica di Ennio Morricone. Ma ci sembra riduttivo definire il suo lavoro così, in due parole. Così come è impossibile dare conto della complessità della sua arte solo tramite un concerto di un'ora e venti, come questo che si è tenuto all'Auditorium Parco della Musica il 27 settembre scorso in occasione del novantesimo compleanno del maestro, in cui peraltro figurano molte composizioni non sue.

L’eterogeneità si deve all’intento di mostrare le influenze interne alla sua opera - dai maestri virtuali Bach, Stravinskij e Webern a quello reale, l’indimenticato Goffredo Petrassi - ma anche quelle che lui ha esercitato su compositori delle generazioni successive, come Nicola Piovani e Dario Marianelli (entrambi premi Oscar per la miglior colonna sonora); ma compare inaspettatamente in programma anche un compositore estraneo alla musica applicata come Salvatore Sciarrino… Si conclude con due delle musiche cinematografiche morriconiane più note, Mission e La leggenda del pianista sull'oceano, ma fin da subito, con il “Greeting Prelude” di Stravinskij – un omaggio a Webern sotto forma di rivisitazione del tema di “Tanti auguri a te” – appare chiaro che si vogliono rivendicare le ragioni di quella che Morricone chiama “musica assoluta”, la musica “libera” da qualsiasi referente esterno e fedele unicamente alle proprie leggi interne. A testimoniare che nessun film ha allontanato la musica di Morricone da tali ragioni viene il pezzo successivo “La Creazione – La Torre di Babele” – diretto dall'autore e colonna sonora rimasta inutilizzata per il film La Bibbia di John Huston -, aderente raffigurazione in musica dei passaggi biblici del titolo (si parte da toni grandiosi, wagneriani per coro e orchestra per passare a tecniche d'avanguardia per coro misto, certo memori della lezione di Ligeti), mentre “Sicilo e altri frammenti” (2006), brano di “musica assoluta”,  scomoda quello che viene considerato il brano musicale più antico che sia stato rinvenuto (“L'Epitaffio di Sicilo”, databile tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C.) per una composizione di ampio respiro dove trovano spazio sia il suo gusto per la contaminazione sonora (fanno da cornice al pezzo fruscii di vento al sintetizzatore e un effetto percussivo già utilizzato in 4 mosche di velluto grigio) che la fede incontrastata nel contrappunto, estrinsecata in una parte centrale di un grottesco alla Shostakovich. Lo stesso amore per la tecnica polifonica è alla base di scelte come la “Fuga Ricercata a 6 voce” di Johann Sebastian Bach, una delle composizioni più complicate del maestro di Eisenach, qui ascoltata nella geniale trascrizione che ne fece Anton Webern, in cui il soggetto (ma anche il controsoggetto) viene scomposto tra più strumenti per una resa straniante ed evocativa: una musica programmaticamente anti-espressiva e tuttavia emozionante; la stessa cosa si può dire del “Frammento” di Petrassi incluso nella scaletta, ultimo pezzo orchestrale del compositore e incredibile prova di musica atonale che si spegne in un rabbiosa coda dei contrabbassi. In questo panorama di grandiosità si inseriscono con encomiabile pudore gli omaggi di Marianelli, Sciarrino e Piovani: il primo con la “Piccola serenata per il novantesimo compleanno di un giovane compositore”, malinconico brano dove si stagliano una triste melodia della fisarmonica e i liquidi interventi del pianoforte sullo sfondo, talora emergente e livido, degli archi; il secondo con una scoppiettante parafrasi su un tema di Alessandro Stradella, intitolata “In dono a Morricone (Aria d'auguri)”, per tromba – strumento morriconiano per eccellenza – e orchestra; l’ultimo con una composizione bipartita, “Mill'Ennio” per coro e orchestra, che inizia con “Elegia breve”, tra armonie placide e meste e richiami dalla musica di Nino Rota come da manuale del premio Oscar per La vita è bella, e conclude con la sguaiata “Candeline”, che riprende temi morriconiani, soprattutto quello di Per un pugno di dollari, in contrappunto col celeberrimo motivo di “Tanti auguri a te” delle sorelle Mildred Jane Hill e Patty Smith Hill. Per quanto siano state impeccabili le performance - l'Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretti da Morricone, Piovani e Carlo Rizzari, i solisti Pietro Roffi alla fisarmonica, Roberto Arosio al pianoforte e Andrea Lucchi alla tromba -, per quanto toccanti siano state le suite da Mission e La leggenda del pianista sull’oceano – entrambe esemplificative di come il campo sonoro di Morricone sia vastissimo e aperto a qualsiasi intrusione, non necessariamente “rumoristica” – resta forse il rimpianto di non aver ascoltato, in una ricorrenza così importante, alcune delle sue musiche più spiccatamente d'avanguardia per il cinema, come le partiture per il cinema di Dario Argento o quella stupefacente per The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Quest'ultima, d'altronde, come ha detto Nicola Piovani in un’intervista dopo la conferenza stampa tenutasi nello stesso giorno del concerto, sembrava la musica di un venticinquenne rivoluzionario...

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