Destino di Fritz Lang e Intervista a Frank Strobel

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Destino (Der Muede Tod, 1921) di Fritz Lang accompagnato da una nuova partitura composta da Cornelius Schwehr e diretta da Frank Strobel

Sono stanco di incontrare il dolore di tante persone’ afferma la morte impersonata da Bernhard Goetze di fronte alla disperazione di una giovane sposa (Lil Dagover) cui ha sottratto il marito.
Non c’è alcun modo per riaccendere una luce spenta? Questo potrebbe salvare una vita…’ si chiede la giovane sposa.
Dopo averla condotta in una grande sala disseminata di candele ardenti la morte le chiede di mantenere accese tre di queste preservandole dallo spegnimento, ciò che le permetterà di riabbracciare il suo sposo. Le tre candele corrispondono a tre vite di uomini e alle loro storie d’amore in tre luoghi e periodi storici diversi, Medio Oriente, Italia rinascimentale e Cina imperiale. L’intento fallisce come anche il tentativo di trovare una persona, magari un anziano o ammalato, disposto a sacrificarsi per una giovane vita. La giovane sposa offre quindi la sua vita nel salvare quella di un bambino da un incendio e per poi abbandonarsi nel metafisico tristaniano ricongiungimento con il suo amato.

Icona del Cinema della Repubblica di Weimar, profondamente esistenziale, dal forte taglio espressionista e portatore di suggestivi rimandi pittorici (Rembrandt e Duerer) e teatrali (Max Reinhardt), Der muede Tod (Destino, 1921) è il film che proietta il regista austriaco Fritz Lang verso una imponente carriera e che segna l’inizio del sodalizio artistico con l’attrice e sceneggiatrice Thea von Harbou con cui in seguito realizzerà i monumentali Die Niebelungen (1924) e Metropolis (1927).
Come avviene da diversi anni la Berlinale e la Murnau Stiftung di Wiesbaden collaborano per la presentazione al pubblico di grandi lavori del cinema muto e la scelta per la 66^ edizione della manifestazione è caduta sul suggestivo film di Fritz Lang.
Con il determinante sostegno della casa editrice multimediale Bertelsmann, la Murnau Stiftung ha reso possibile il restauro in forma digitale di Der muede Tod con un lungo e delicato lavoro di ricostruzione basato su di un duplicato negativo in bianco e nero conservato presso il Museum of Modern Arts a New York e una copia in bianco e nero conservata presso la Cinemathèque di Tolosa mentre le didascalie sono state ripristinate a cura del Film Museum a Monaco di Baviera sulla base di una copia in possesso del Gosfilmfond a Mosca.
Alcune didascalie mancanti sono state riprese con il sussidio di documenti rinvenuti presso l’archivio del Narodny Filmovy a Praga e alla Cinemathèque Royale a Bruxelles.
Il perduto viraggio originale è stato ripristinato tramite accostamento simulato con altri film dello stesso periodo prodotti dalla casa Decla-Bioscop AG mentre il lavoro di scannerizzazione e restauro digitale in alta definizione 2K dell’immagine è stato compiuto presso i laboratori de L’Immagine Ritrovata a Bologna.
Nella attuale difficoltà che presenta la ricostruzione della musica originale predisposta dal compositore Giuseppe Becce (1877 – 1973) - in parte basata su una compilazione di brani attinti dalla Kinothek allestita da Hans Erdmann, Ludwig Brav e dallo stesso Becce - i canali televisivi tedeschi ZDF e Arte hanno deciso di commissionare la scrittura di una nuova partitura al compositore Cornelius Schwehr (1953), titolare della cattedra di composizione all’Università di Friburgo e allievo di Helmut Lachenmann (1935).
berlinale 2016 lang 2Il compositore riesce con maestria a creare una musica di taglio sinfonico che si rapporta in modo convincente con la complessità strutturale del film avvolto in un delicato sentimentalismo melodrammatico e concepito in forma di ‘Ballata Romantica in sei versi’, dove l’impianto narrativo è costituito da una storia principale in cui si inseriscono tre episodi ambientati in contesti ed epoche differenti.
Cornelius Schwehr opta per un linguaggio mutevole che accompagna, aderisce, penetra o si pone in rapporto dialettico con l’immagine senza mai scadere in una mera funzione illustrativa.
Nella parte iniziale e conclusiva del film la sua liturgia sonora presenta un carattere lirico, contemplativo e introspettivo i cui gesti melodici nel loro evocare cicli liederistici di Schubert (“Der Doppelgaenger” dal “Canto del Cigno”) e Schumann (“Zwielich” dal “Liederkreis”) trasfigurano l’universo romantico che avvolge i protagonisti del dramma.
Il linguaggio cambia radicalmente nei tre episodi centrali trasferiti in Medio Oriente, Italia rinascimentale e Cina imperiale e legati all’ardere e implacabile spegnimento delle candele con conseguente drammatico epilogo delle rispettive storie d’amore. In particolare nelle atmosfere mediorientali di Bagdad nel primo episodio la musica colpisce per il nitido spettro armonico, le eleganti gradazioni cromatiche, le suggestive figure dissonanti, la delicata sensualità timbrica e la sua avvolgente dimensione ritmica e danzante nel suo raffinatissimo ed emozionante uso delle percussioni.
Nell’episodio veneziano la scrittura evidenzia un carattere prevalentemente danzante e folklorico mentre nell’antica Cina non mancano figurazioni stranianti e grottesche avvolte in raffinate colorazioni ambientali.
La prima esecuzione mondiale dal vivo della partitura che accompagnava la prima dello screening della versione restaurata del film di Lang ha avuto luogo nell’ambito della 66^ edizione della Berlinale lo scorso 12 febbraio al Friedrichstadtpalast con l’orchestra Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin guidata da Frank Strobel, apprezzatissima star e riferimento assoluto di interprete e studioso nel mondo dell’ottava arte.
Il maestro esalta la suggestiva e complessa partitura e le sue eleganti sfumature timbriche con la imponente dimensione espressiva del suo fraseggio mentre evita inutili forzature retoriche, illumina le strutture portanti delle linee architettoniche nel loro estendersi e rapportarsi alla forza narrativa e tensione interiore del film.
Superlativa la prova della formidabile falange orchestrale berlinese che mostra con Frank Strobel un’intesa totale e da cui il maestro ottiene un suono morbido, avvolgente e trasparente in un magistrale equilibrio dei volumi sonori e per un’appassionante esperienza di ascolto che ancora una volta la Berlinale con grande professionalità ha saputo offrire a un pubblico straripante.

Intervista esclusiva a Frank Strobel

Colonne Sonore: La Berlinale 2016 di nuovo nel segno di Fritz Lang con Destino (Der muede Tod). Cosa rende il linguaggio visivo del regista austriaco così affascinante?

Frank Strobel: Domanda non facile. Der muede Tod è sicuramente il lavoro che ha aperto a Lang una ragguardevole carriera artistica. In questo film penso che il pubblico rimanga affascinato dalle immagini di profondo taglio romantico dell’ottocento dominato da una rigogliosa natura e piccoli paesi associate alla marcata componente espressionista e visionaria del linguaggio registico.
Il film nasce poco dopo la scomparsa nel 1920 in circostanze mai chiarite della prima moglie Lilie Latte, segna l’inizio dell’intensa collaborazione artistica con la sceneggiatrice Thea von Harbou che poco dopo nel 1922 diventerà la sua seconda moglie. Il film è quindi dominato dal tema della morte ma anche dagli spettri angoscianti delle ferite subite dalla nazione tedesca nel non lontano primo conflitto mondiale.

CS: Cosa possiamo dire sulla musica originale del film composta da Giuseppe Becce?

FS: In realtà non si sa nulla o quasi. Il fatto che alcune edizioni DVD attribuiscono a Becce la colonna sonora del film è in realtà un errore grossolano dovuto a possibili malintesi. Si presume comunque essersi trattato di una combinazione fra compilazione di brani dalla Kinothek e musica originale, ma purtroppo a oggi non abbiamo elementi valutativi sufficienti. Non si può comunque escludere che Becce si sia occupato della musica del film di Lang in quanto a quel momento si trovava nel pieno della sua attività compositiva, ma ripeto al momento una conferma non è possibile.

CS: Cosa ci puoi dire invece sulla colonna sonora redatta da Hans Erdmann per il Nosferatu (1922) di Murnau?

FS: Nosferatu come del resto Caligari si prestano anche a provocazioni sperimentali, riuscite o meno a seconda della propria sensibilità musicale, con musica rock o elettronica. Erdmann nella sua colonna sonora ha proceduto quasi interamente con la tecnica compilativa di brani attinti alla Kinothek. Vorrei qui ricordare anche la suggestiva musica composta dai Popul Vuh per il remake di Werner Herzog nel 1979 che impressiona per la dirompente forza espressiva e per la formidabile prestazione dei protagonisti Isabelle Adjani e Klaus Kinski.

CS: Sappiamo che fra i vari prossimi progetti cui ti stai dedicando vi è Ivan il Terribile di Eisenstein con la colonna sonora originale integrale…

FS: Giusto. Ivan il Terribile è un lavoro molto complesso che ha richiesto molto tempo ma ora siamo quasi in dirittura di arrivo. La prima mondiale del film con la colonna sonora originale integrale di Sergeij Prokofiev (e quindi non quella della Cantata comunemente eseguita in concerto elaborata da Ivan Stassevich) avrà luogo nell’ambito del Festival Musik-Fest a Berlino il 16 settembre prossimo e dove con mia grande gioia avrò a disposizione il Rundfunk-Chor di Berlino, considerato unanimemente uno dei migliori al mondo. Dall’esecuzione in concerto che sarà teletrasmessa in diretta sul canale ARTE si dovrebbe poi passare presto alla registrazione discografica in CD.
La ricostruzione della musica è stata effettuata sulla base del manoscritto originale di Prokofiev e per quanto in grossa parte già pubblicata abbiamo dovuto analizzare e studiare la partitura in base al montaggio originario previsto dal regista per il film, assai diverso da quello che finora si è visto e che verrà riproposto nell’esecuzione a settembre.
La stesura definitiva della partitura si trova ora presso la casa editrice musicale Sikorski di Amburgo per la pubblicazione. Il film verrà sottoposto a digitalizzazione in alta definizione 2K da cui occorre poi rimuovere la traccia musicale per lasciare il posto alla colonna sonora eseguita dal vivo.

CS: Love (Anna Karenina, 1927)! Greta Garbo, la compositrice Aphrodite Raikopoulu, il violinista Vadin Repin e la Philharmonia Orchestra di Londra guidata da Frank Strobel…
La prima mondiale avrà luogo a Londra il prossimo 25 febbraio con replica il prossimo 15 aprile a Novosibirsk…

FS: Con Love naturalmente entriamo dal punto di vista estetico in un mondo completamente all’antitesi di quello che ieri abbiamo potuto vedere e ascoltare con il film di Fritz Lang (Der muede Tod, ndr).
Il film che ha per protagonista la grande Greta Garbo nasce nel pieno glamour hollywoodiano mentre Aphrodite Raikopoulu compone in totale spirito musicale ‘storico’ applicato al grande schermo negli anni venti, un pò come ha fatto Ludovic Bource nel film The Artist.
ll suo è quindi un linguaggio del tempo, anche se lei è una compositrice contemporanea. Occorre aggiungere la particolare peculiarità di questo suo nuovo soundtrack che prevede un violino solista, che in qualche modo impone anche dei problemi supplementari di sincronizzazione. Per questo motivo, tenendo conto che il solista non vede il film mentre suona, gli deve venir concessa una maggiore libertà esecutiva ma va allo stesso tempo tenuto nel dovuto modo sotto controllo in totale intesa con l’orchestra.
Questo rappresenta anche il mio primo incontro con l’Orchestra Philharmonia, un complesso di grande tradizione e anche lunga esperienza nell’accompagnamento di film. Sono contento di questo per me nuovo incontro artistico visto che finora a Londra ho lavorato esclusivamente con la London Symphony Orchestra.

CS: Fra tanti suggestivi film accompagnati da musica dal vivo ai primi di marzo si inserisce a Poznan un concerto classico che include l’esecuzione della “Decima Sinfonia op. 93” di Dmitrij Shostakovich. Ci puoi rivelare come affronterai la partitura?

FS: Sono molti anni che studio in profondità la musica di Shostakovich e onestamente ti devo dire che inquadro il compositore come espressione storica dell’Unione Sovietica e il mio ideale ‘Klangbild’ è rappresentato dalla asciutta immediatezza espressiva e essenziale spigolosità dell’articolazione ottenuta da un direttore come Kirill Kondrashin (1914 – 1981) alla guida della Filarmonica di Mosca in interpretazioni oggi a noi trasmesse da registrazioni discografiche disponibili su CD. A mio avviso occorre evitare una esagerata e artificiosa enfatizzazione della forza espressiva di un linguaggio che non lo richiede ma che esprime comunque spontaneamente una forte lacerazione interiore dovuta al contrasto fra la sua posizione di artista ufficiale e il suo profondo dissenso.
Le orchestre di molti paesi dell’Est rispetto alle nostre sono ben abituate ad affrontare in questa prospettiva la musica di Shostakovich. Un’esperienza importante per me è stata la tournée che alcuni anni orsono ho compiuto con la Tschaikowski Symphony Orchestra di Mosca che mi ha aiutato ad approfondire il concetto sonoro della musica del grande compositore russo.

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