World Soundtracks Awards: conferenza stampa

James Newton Howard, Dario Marianelli e Angelo Badalamenti dopo la conferenza stampaIl Film Festival di Ghent ha un'atmosfera difficilmente paragonabile a quella delle altre rassegne. A parte i canali e i palazzi d'epoca sullo sfondo non si potrebbe immaginare qualcosa di più distante dal blasonato festival veneziano, per esempio. Qui non sono i tappeti rossi, i flash o inutili pettegolezzi da rotocalco a fare da padroni. Gli abitanti della città non sembrano distolti dalla loro routine quotidiana. Non che le Fiandre non siano fiere dell'evento, arrivato alla sua 35ma edizione, sponsorizzato e pubblicizzto su radio, tv, giornali e per le strade, tutt'altro, ma l'atteggiamento tipicamente fiammingo, serio e “to the point” si riflette anche qui.

Non rappresentando per i produttori una vetrina di richiamo come quella di Berlino o Cannes, il Festival riesce a mettere insieme una selezione più libera da logiche di mercato e ad evitare che l'attenzione si sposti dal cinema alle celebrità. Per l'appassionato dell'ottava arte il Festival di Ghent è però una delle poche occasioni per assistere ad una manifestazione tutta dedicata alla musica per il cinema, con concerti e incontri. Da 8 anni infatti si consegnano a Ghent i World Soundtrack Awards, premi assegnati dalla World Soundtrack Academy, nata nel 2001 da una costola del Film Festival di Ghent il cui scopo è quello di promuovere l’educazione, la storia, la cultura e la professionalità della musica per il cinema. Alla cerimonia di assegnazione dei premi è spettato, sabato 18 ottobre, l’onore di chiudere il festival in grande stile.
La mattina, all’hotel Marriott, che sia affaccia sul pittoresco centro storico della città fiamminga, la stampa ha incontrato alcuni dei compositori ospiti: Dario Marianelli, Angelo Badalamenti, Tuur Floorizone, Daniel Tarrab, Andrés Goldstein. Complice la sobria atmosfera, lontana dalle cafoni manifestazioni di entusiasmo, l’evento è stato quasi una piacevole chiacchierata.

Gli interventi dell'incontro hanno spaziato dal rapporto con i registi, a quello con il missaggio del film, fino alla possibilità di poter separare la musica dalle immagini. Eccovene un estratto:

Il mio regista
Dei presenti, Badalamenti e Marianelli sono quelli che possono vantare le collaborazioni più “solide”. Il primo con David Lynch, il secondo con Joe Wright, limitata a sole tre pellicole ma già suggellata dalla vittoria di un premio Oscar. La collaborazone è talmente “simbiotica” che in entrambi i casi capita che, diversamente dalla prassi comune, i registi chiedano ai compositori di scrivere parti della musica prima delle riprese, per lasciarsi ispirare.

Badalamenti: Capita che David Lynch venga da me e mi chieda di cominciare a suonare mentre lui mi racconta la storia. “Siamo in un bosco, il vento muove i salici, nel bosco c'è una ragazza, è così sola, è bellissima, è fatta di cocaina, ma è bellissima... " e così via ed io compongo sul momento. Solo la nostra prima collaborazione ha seguito il normale procedimento “spotting-samples-review-recording”
Tarrab: James Moll, uno dei produttori del documentario Broken Silence, è un pianista a ottimi livelli ma lo ha rivelato solo alla fine. Durante la lavorazione non ha detto una sola parola sulla scrittura musicale.
Luis Puenzo, regista di La Puta y la Balena, aveva espressamente chiesto un “tango leggendario” per i personaggi. io non sono uno scrittore di tanghi. Ne feci due, ma dopo averli proposti il regista mi disse che non era quello che cercava. Solo dopo avermi raccontato la storia dei personaggi, chi fossero, ha funzionato.
Marianelli: L'importante è comunicare con il regista ad un livello che non sia superficiale, ma discutere di quello che muove i personaggi, di quello che muove la storia, di ciò che non si vede. La discussione non deve essere in termini prettamente musicali, ma psicologici o filosofici. Con Joe Wright ora lavoro benissimo perché non abbiamo bisogni di comunicare troppo, ma ciò accade solo quando una collaborazione è stabile.

La musica senza immagini
Marianelli:
questo concerto mi ha dalo la grande opportunità per scrivere una suite, senza le restrizioni di tempo e di sincronizzazione. Ed è anche una magnifica opportunità di riorchestrare per una compagine sinfonica e di compilare un pezzo di dieci minuti che distilli l'essenza di un'intera partitura.
Quando compilo un album cerco di ottenere una suite, qualcosa che abbia senso come un pezzo da concerto. Questo costringe ad alcune domande: cosa posso eliminare? Quali sono invece i momenti essenziali?
Badalamenti: Non sempre puoi farlo su un CD però, perchè le cue che hai registrato non sono sempre adatte. Non puoi mettere su un disco due minuti di una singola nota tenuta dagli archi.
Un tema memorabile non deve essere mai un fine ultimo del compositore. Se la musica ha il sopravvento sulle immagini vuol dire che non stai facendo il tuo lavoro. Ma durante il missaggio sono solito dire al regista: “ricordati, il pubblico non può lasciare la sala fischiettando un'effetto sonoro!”
Marianelli: La musica non può prendere il sopravvento sulle immagini, se avessi usato la macchina da scrivere con più insistenza in Espiazione avrei finito col renderlo un trucco troppo scoperto o troppo “intelligente”, distraendo il pubblico.

Il missaggio
Badalamenti:
è una delle parti più difficili del nostro lavoro. Usciti dallo studio di registrazione siamo di solito soddisfatti, perché la nostra musica ha raggiunto la perfezione, il master con tutti i livelli al punto giusto, i brani sono completi. Ma gli interventi sulla musica possono essere ancora pesanti.
Marianelli: alle volte ho persino suggerito, quando sono stato coinvolto nel missaggio, di abbassare la musica, ma ammetto che partecipare al mix può rasentare il masochismo.

L’educazione musicale e i maestri
Goldstein:
Influenze? Williams, Goldsmith, Bernstein, ovviamente.
Tarrab: è ovvio che non c'è modo di sfuggire ai classici: Beethoven, Mozart, Bach. Si passa sempre da lì. Noi veniamo dal rock, ma siamo stati educati.
Marianelli: Trovo che la presenza oggi di musicisti provenienti dal pop o dal rock sia una risorsa, che contribuisce a non ingabbiare la musica da film in delle regole ferree e che allarga la tavolozza espressiva a disposizione. Personalmente non saprei dire quali siano state le influenze principali, ricordo che mi affezionai molto ad alcune partiture di John Barry, o a quella di Fiorenzo Carpi  per il Pinocchio di Comencini. Mi colpì per la chiarezza e perché la musica aveva il ruolo di illustrare dei concetti come la fame, la povertà.
Tuur Floorizone: da bambino mi piaceva sedermi al pianoforte e risuonare i motivi che sentivo alla radio o alla TV. Ho una predilezione per la musica concreta e gli sperimentatori come Erik Satie.

Deadlines
Marianelli
: Avere poco tempo per la consegna non è un problema. La pressione aiuta. Quando mi viene concesso più tempo (a causa di rimontaggi, della riscrittura o di nuove riprese) si perde la tensione creativa.
Badalamenti: quando mi sono state date sole 4 settimane per scrivere, orchestrare e registrare una score (il film era nella lista per il festival di Cannes, non si poteva procrastinare), ho raggiunto l'accordo che avrei realizzato in pochi giorni una versione al sintetizzatore sulla base del nastro che mi avrebbero mandato. Se la musica fosse stata accettata, senza se e senza ma, allora avrei potuto arrangiarla e registrarla in tempo. Ma la condizione era appunto che non avrei riscritto nulla.
Tarrab: Mi piace questo tipo di accordo!

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