Uno scultore di note: Intervista esclusiva a Pericle Odierna

foto_pericle_odierna.jpgUno scultore di note: Intervista esclusiva a Pericle Odierna

Ritornano le interviste sui generis, quelle che voi lettori tanto amate, stilate direttamente dai compositori di ieri e di oggi interpellati dal sottoscritto di volta in volta, coloro i quali, parlando in prima persona, raccontano la loro filmografia cine-musicale dagli esordi ad oggi. Stavolta è il turno di Pericle Odierna, compositore eclettico che ama sondare la sua vena classica con sonorità elettroniche che iniettano modernità in quadri sonori tardoromantici. Odierna, nato a St. Albans, nell’Hertfordshire, in Gran Bretagna nel 1965, si è diplomato in clarinetto al Conservatorio di Musica di Stato di Salerno, perfezionando successivamente i suoi studi di composizione da autodidatta con il Maestro Gianni Desidery. Dagli anni ’90 alterna il suo lavoro di compositore per il Teatro, la TV e il Cinema con quello di arrangiatore e polistrumentista, suonando con musicisti del calibro di Noa, Michael Brecker, Peppe Barra, Simone Cristicchi, Nino Buonocore e Rocco Papaleo.

Colonne Sonore: La settima onda (Massimo Bonetti, 2014)
Pericle Odierna: Un film che uscirà prestissimo. Una bella storia: due uomini, due vite profondamente diverse tra loro che sono destinate ad incontrarsi. Tanino e Saverio (Francesco Montanari e Alessandro Haber). Il primo, un giovane pescatore squattrinato in cerca di fortuna, il secondo, un regista che per un incidente capitato alla sua famiglia decide di ritirarsi dalle scene. Per questa colonna sonora ho scelto tra il mio parco strumenti il cleofono (uno strumento a fiato da me inventato), timbricamente molto vicino alla voce umana. Mi consente di veicolare il canto interiore, intimo, evocativo ma che sa essere anche passionale e penetrante. Una scrittura senza tempo ne luogo. Elettronica e tanti strumenti acustici (clarinetti, cleofono, theremin, archi, tromba, pianoforte, percussioni).

CS: Il leone di vetro (Salvatore Chiosi, 2014)
PO: Di questa colonna sonora ne hai parlato tu in maniera impeccabile (leggi recensione), per il resto felicissimo d’aver ricevuto il premio “Fauno danzante/Massimo Troisi” al recente Film Festival di Pompei dalle mani di un grande della musica per film, il Maestro Stelvio Cipriani.

cover_leone_di_vetro.jpgCS: Diario di un maniaco per bene (Michele Picchi, 2014)
PO: E’ un film che si avvale della musica di autori vari. Ci sono tre miei brani firmati con Simone Cristicchi e Riccardo Corso.

CS: Una piccola impresa meridionale (Rocco Papaleo, 2013)
PO: Con Rocco ho condiviso negli ultimi anni i palcoscenici di numerosi teatri proprio con la versione teatrale di Una piccola impresa meridionale. Per il film ho scritto e arrangiato con Rocco e Arturo Valiante le canzoni interpretate dallo stesso Rocco, Barbora Bobulova e Riccardo Scamarcio. Particolarmente apprezzata da Rocco la proposta di adottare nelle canzoni uno strumento poco usato negli ultimi anni ma dotato di un fascino unico: il theremin. Il mio theremin Pegna molto simile nel suono e nella componentistica ai vecchi e blasonati Rca.

CS: Fallo per papà (Ceruti,Villano, 2012)
PO: Qui occorre centrare una melodia riconoscibile, fin dalle prime note supportata da una ritmica accattivante. Credo che la melodia sia una parte molto importante del processo creativo. Mi rifaccio alla vecchia scuola: carta penna e pianoforte per esprimere il pensiero e tradurlo in note e poi passo all’arrangiamento e all’orchestrazione, ricercando nei timbri il suono più adatto a veicolare le emozioni. Racconto attraverso le mie emozioni la storia narrata nel film rimanendone anche spettatore.
Ci sono due anime nelle musiche di Fallo per papà, da una parte abbiamo il lato più “comico”, e la scelta del fagotto come timbro portante mi sembra decisamente ideale, mentre dall’altra c’è quello più toccante e denso di emozioni affidate ai plettri del bravissimo Riccardo Corso, suonatore di corde “infinite”... Ho adottato per entrambi, come si usava fare in passato, microfoni posizionati in modo molto ravvicinato agli strumenti. Mi piace sentire lo strumento molto presente, carpirne i rumori della meccanica, le corde strofinate, i movimenti dell’esecutore, i respiri del suonato. Al giorno d’oggi mi pare che molte colonne sonore siano riprese e missate con troppo riverbero, questo da si una maggiore omogeneità all’ascolto ma penalizza, a mio avviso, l’orchestrazione, il contrappunto, la leggibilità delle singole parti.

foto_pericle_odierna1.jpgCS: Nemici per la pelle (R.Drudi, 2011)
PO: Purtroppo ancora nel cassetto. Una commedia comica con tanti attori in bella mostra. Una colonna sonora molto swing. Ho usato tutti i miei strumenti (clarinetti, sax, ottoni).

CS: Cose dell’altro mondo (Francesco Patierno, 2011)
PO: Una colonna sonora firmata da Simone Cristicchi alla quale ho collaborato in fase di scrittura e realizzazione. Un Cristicchi particolarmente ispirato ben supportato anche dal prezioso Riccardo Corso per un film che forse meritava più attenzione.

CS: Il sorriso del capo (Marco Bechis, 2011)
PO: Un regista a me molto caro: Marco Bechis. Il suo film Garage Olimpo, dove raccontava la tragedia collettiva dei desaparecidos sotto il tallone della dittatura militare argentina è stato uno dei film che più ho amato. Per Il sorriso del capo mi chiese di scrivere una musica per orchestra  come si faceva negli anni ‘30 seguendo le immagini e sincronizzando la musica stessa con il ritmo del montato. Il film fa uso solo di  immagini dell’archivio dell’Istituto Luce d’epoca fascista, in gran parte inediti. Alla ricerca delle radici di una cultura che Berlusconi ha ri-scoperto e ri-prodotto?

CS: Leone & Giampiero (Salvatore Scarico, 2006)
PO: Il mio primo film! Una storia al limite della fantascienza. Un video game che si impossessa del giocatore conducendolo pian piano alla follia! La colonna sonora è a tratti intradiegetica a mò di musica da videogioco, in altri diventa gioco e suono onomatopeico e accompagna la storia in una singolare fusione tra suono e affabulazione. Una sorta di moderna extravaganza!

CS: Senza Amore (Renato Giordano, 2006)
PO: Un tema difficile. La pedofilia per questa pellicola di Giordano basata su una storia vera accaduta negli anni ‘90 a Benevento. Per la musica di questo film attingo dalla mia passione e conoscenza per la musica etnica campana. Ho vissuto per tanti anni in provincia di Salerno, agro sarnese-nocerino dove l’eco delle fronne e delle tamburiate si rinnova puntualmente alla prima occasione per festeggiare eventi sacri e profani. Filtro il tutto con una scrittura apparentemente classica affidata ad un quartetto d’archi. Una colonna sonora a tratti commovente e drammatica.

foto_pericle_odierna2.jpgCS: Cosa significa per lei “Musica per Immagini”?
PO: Da molti anni mi occupo di musica...o forse è meglio dire che è la musica ad occupare i miei spazi (fogli pentagrammati, note, penne e matite, computer e tanti strumenti come ance tutti, ottoni quasi tutti, strumenti dal timbro grave a quelli acutissimi...e altro). Un grande caleidoscopio fatto di suoni, colori, immagini, emozioni, informazioni. Applicare tutto questo alle immagini è fisiologico, una conseguenza piuttosto naturale a patto però d’essere disposti a non mascherarsi dietro inutili impalcature, sovrastrutture. In poche parole essere autentici. Cito un Alessandro Scarlatti assolutamente illuminato ed illuminante: “E poiché la sfera dell’armonia è di un’ampiezza illimitata, allora il genio del compositore si può estendere sì ampiamente, quanti gradi di efficienza e sollevazione egli soltanto possiede, per allargarsi in questa sfera, della quale le regole sono la luce, la modulazione il premio di efficacia, il suono (che penetra attraverso l’orecchio all’intelletto) l’ascendente. La molteplicità dei suoi movimenti è la fertilità in fiori e frutti del piacere e della delizia, quale portano all’anima, e infine sono i raggi della sua luce le scintille simpatetiche, che possiedono la forza, di risvegliare le passioni umane, di infiammarle e di commuoverle. Questo è l’oggetto, che deve essere l’inizio e la fine dell’intenzione del compositore di musica nella sua fatica e nel suo zelo.”

CS: Quali sono i suoi compositori italiani e stranieri preferiti di musica per film?
PO: Tutti! Ogni ascolto, buono o cattivo mi lascia un segno, la sua presenza. Tutto è informazione e “formazione”. Tutto concorre ad alimentare il mio patrimonio, la mia curiosità. Da ogni ascolto, da ogni compositore ricevo una infinità di input, nozioni, di storia.
Cento volte al giorno ricordo a me stesso che la mia vita interiore e esteriore sono basate sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti, e che io devo fare il massimo sforzo per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto. Per accontentare i collezionisti di nomi allora cito su tutti: Mr. Bernard Hermann, Egisto Macchi, Nino Rota, Eleni Karaindrou.

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