Il paradiso delle signore 2

Francesco De Luca – Alessandro Forti
Il paradiso delle signore 2 (2017)
RaiCom
30 brani.  



Sulla scia del successo del period drama TV spagnolo anni Cinquanta Velvet, Rai Fiction e la laziale Aurora TV di Giannandrea Pecorelli presentano la seconda stagione de Il paradiso delle signore, costume drama a sua volta ambientato nella Milano degli anni Cinquanta (per la precisione nel 1956), libero adattamento del romanzo “Al paradiso delle signore” di Emile Zola e, ancor più, trasposizione italiana della serie televisiva britannica The Paradise del 2012 (a sua volta tratta da Zola e ambientata nella seconda metà dell'Ottocento).

Nella prima stagione 2015, la giovane e bella ragazza Teresa Iorio (interpretata dalla ex Miss Italia Giusy Buscemi, debuttante sul grande schermo in opere prime di Antonio Zeta e Giorgio Bruno e sul piccolo schermo nella scuderia Lux Vide con Don Matteo 9, La bella e la bestia, Un passo dal cielo 3 e La dama velata) lascia il suo paese in Sicilia e si trasferisce a Milano in cerca di fortuna, ospite di uno zio. Qui, dopo una serie di fortuiti intrecci, finirà per essere assunta presso il grande magazzino di moda “Il Paradiso delle Signore”, il cui proprietario, Pietro Mori (interpretato da Giuseppe Zeno) è un giovane tenace e affascinante, quanto opportunista e calcolatore, con un passato misterioso legato al periodo bellico.
Dopo l'ottimo successo di pubblico e critica maturato nella prima stagione 2015-16, da settembre a novembre 2017 è andata in onda in dieci puntate da due episodi la seconda stagione della serie televisiva, con esiti di share che non hanno deluso le aspettative dei produttori. Regia sempre affidata a Monica Vullo (già dietro la macchina da presa anche per Don Matteo e Un passo dal cielo) e screenplay in perfetta commistione tra narrazione, linee private e imprevedibili colpi di scena che costruiscono le singole puntate di una serie sicuramente autorevole e affascinante.
Anche per le musiche ritroviamo Francesco De Luca e Alessandro Forti che bissano l'ottimo esito compositivo-estetico della colonna musicale della prima stagione, perfettamente in sintonia con gli umori e le deviazioni situazionali del girato, alternate tra il puro entertainment visivo e la maggior penetrazione emotiva e il potenziamento caratteriale-intimistico degli interpreti.
Il linguaggio stilistico del jazz dell'era swing era l'elemento trainante e più richiamato nella prima stagione, presente in gran parte delle tracce e fin nel portante “Tema Paradiso” (un piacevole swing di maniera) o anche in “Un passaggio in auto”, “Le ragazze del Paradiso”, “Milano swing”, nel divertente “Slogan” e “Intrighi e sospetti” (dall'umore più noir), in “Sentimentale” (lento da big band) oppure ancora “La collezione invernale”, “I favolosi anni '50”, quest'ultimo con uno sviluppo in stile dopo aver strizzato l'occhio a “Singin' in the Rain” nelle note iniziali.
In questa seconda stagione, in abbinamento  alla histoire-vérité che filtra nel Paradiso, il rock'n'roll diventa il simbolo indiscusso del cambiamento dei tempi, dei ritmi, dei contenuti e delle idee, con l'uso di brani originali di De Luca-Forti, source music de Ladyvette (interpreti di loro stesse nella fiction) e sincronizzazioni di registrazioni di fine anni Cinquanta di Marino Marini e il suo quartetto, Wilma De Angelis e Teddy Reno. I personaggi stessi tendono infatti tutti verso una realizzazione sempre più autentica ed emancipata di sé, rivelando ed esponendo un'umanità o un sotteso che nella prima stagione restavano in voluta penombra. La musica cerca dunque di incorniciare questa trasformazione ma, nel suo complesso di colonna sonora (quindi con la colonna musicale originale, l'intradiegetico e le sincro), si mantiene sempre prudentemente ad usum visivo-narrativo e in creazione stenografica apprezzabilmente e non didascalicamente funzionale nel contesto stilistico-produttivo dell'opera televisiva.
Ogni brano meriterebbe un'analisi musicale e descrittiva a sé adeguatamente abbinata ai fotogrammi, ma in linea di massima possiamo dividere i fonogrammi di questa serie in gruppi ben identificabili. Da una parte quelli più spiccatamente di genere e usati come “suono in”, ovvero che mostra visivamente la fonte sonora (in questo caso degli interpreti delle canzoni di matrice rock'n'roll e fox ascoltate dagli stessi personaggi della fiction) e sono “Need No Money”, “My Honey Bee”, “Solo rock and roll”, “Miss Paradiso”, “Primo giorno”, “Sotto l'albero”, cui fanno eco extradiegetico brani esclusivamente strumentali che si sviluppano tra slow e ritmi latini: “Romantici equivoci”, che riproduce anche nelle sonorità lo stile cha cha cha di fine anni Cinquanta-primi Sessanta, “Incorregibile”, un blues con substrato di bossa, “Amorevoli disastri”, un brano che rievoca ancora l'umore jazzistico con un richiamo alla song del varietà, o la sentimentale “Slow ballad Paradiso”, ispirata a Gershwin, il R&B di “Italian Doo-Wop”, i ritmi charleston di “Broadway in Milano”, il piacevole twist “La piscina” e l'adrenalinico bebop di “Otto”.
A questi brani di sincronizzazione epocale si accostano le composizioni di commento underscore che comunque si agganciano al linguaggio jazz, seppur in veste filmico-sinfonica (“Piccole rivelazioni”) o “Come una piuma” (uno dei temi più belli secondo me nella sua suggestiva semplicità e nella benevola ispirazione degli autori, proposto in versione solo pianistica e anche orchestrale).
“Cosa ci sta succedendo” si stacca dai vincoli epocali e si pone come tema “over” sentimentale e leitmotivico del rapporto tormentato fra Teresa e Pietro, in abbinamento a “La cosa più importante”, che è perfettamente in linea col melodismo risolutivo della serialità televisiva (e quindi produttivamente di maniera). “Il lato oscuro” è quello di Pietro Mori e le pennellate delle corde sul breve inciso pianistico traducono questa instabilità quasi cardiaca del personaggio e un costante senso di irrequieta interrogazione che il tema musicale, in modo minore e reiterato senza soluzione, materializza su pentagramma. “Più dell'aria che respiro” gli fa da controcanto quale tema della stilnovistica leggiadria di Teresa, assumendo quasi raffinatezze di evocazione biopic-religiosa. Così come “Appassionatamente” che devia verso situazioni più eroticamente intese, ma sempre nel telos redentore della figura di Teresa.
“We Can Do It!”, con la sua evanescente e solare marzialità, traduce in generale una situazione di riscatto successiva a un death moment o a una crisi narrativa dalla quale ripartire, ma legata alla trama principale e alla linea verticale e non a quelle orizzontali sentimentali-relazionali dei singoli personaggi. “Guai in vista” e “La mia occasione” si pongono quali allegri motivetti “da camera”, stilisticamente riferibili a un movimento-costruttivo generico di commedia (anche cinematografica e anche hollywoodiana).
“Misteri e segreti”, “Un torbido passato” e “Mistero al Grand Hotel Minerva” madrigalizzano su successioni semitonali e accordi diminuiti che ben traducono quanto riportato nei titoli medesimi delle tracce, potenziando l'elemento “nero” legato al passato ignoto dei personaggi o agli sviluppi verticali di trama di matrice giallo-thriller (l'assassinio di Rose Anderson).
Musiche composte e orchestrate magistralmente da Francesco De Luca e Alessandro Forti, eseguite dall'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Emanuele Bossi e registrate presso l'Auditorium “Arturo Toscanini” di Torino.

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