IT

cover IT TVRichard Bellis
IT (Id. – 1990)
Intrada Special Collection Volume 184
CD 1: 22 brani – Durata: 50’53”
CD 2: 20 brani – Durata: 47’38”

Oggi IT il film diretto da Andrés Muschietti, ieri, precisamente nel 1990, la miniserie in due puntate IT diretta da Tommy Lee Wallace, in entrambi i casi script adattati dall’omonimo romanzo più terrificante di Stephen King.
Oggi l’horror IT con le musiche di Benjamin Wallfisch, ieri con lo score in egual misura elettronico e sinfonico di Richard Bellis, in ambedue i casi due ottime partiture perfettamente aderenti alle immagini da brivido e altamente scioccanti, dagli stilemi classici da scary music.

Lasciando il giudizio sullo scoring di Wallfisch alla recensione apposita nel nostro sito, la colonna sonora di Bellis, il quale vinse l’Emmy per la miglior musica originale proprio per IT, autore (classe 1946) di una cinquantina di soundtrack poco note e per lo più televisive, possiede, all’ascolto isolato dalla visione della miniserie, una forte carica emotiva e paurosa che ti fa ripiombare nella storia sia adolescenziale sia adulta dei sette protagonisti della macabra e surreale vicenda: It ovvero il demoniaco clown spaventoso omicida cannibalico Pennywise che si aggira per la piccola cittadina del Maine, Derry, a terrorizzare i giovani del luogo e sbranarseli vivi, portando alla luce le loro paure più profonde e inquietanti, ogni ventisette anni, contro i sette amici (Bill, Ben, Beverly, Eddie, Richie, Mike e Stan), cosiddetti ‘la banda dei perdenti’, che più di tutti gli daranno del filo da torcere, sconfiggendolo in età giovanile (1960) e distruggendolo in età matura (1990). Rispolveriamo questa OST, pubblicata nel 2011 dall’etichetta americana Intrada, perché con la presenza dell’acclamata versione cinematografica succitata, attualmente nelle sale, ci sembrava doveroso parlarne, anche per chi come il sottoscritto ai tempi adorò tanto la miniserie e i suoi protagonisti, seppur rimanendo deluso, come tutti d’altronde, dal finale della medesima: la trasformazione dell’entità It in qualcosa di insettoide, per non spoilerare troppo a chi ancora oggi non ha visto questo dignitoso prodotto televisivo con un Tim Curry, nel ruolo dell’angoscioso clown Pennywise, davvero strepitoso. La soundtrack è suddivisa, come la miniserie, in due parti (due CD), la prima contenente le musiche della trama adolescenziale e la seconda quella con lo score della narrazione adulta. Richard Bellis apre il primo CD con il “Main Title Part I” usando suoni fragorosamente sintetici e disturbanti all’inizio (vedi Charles Bernstein di Nightmare - Dal profondo della notte del 1984) che lasciano spazio ad un piano ostinato su archi che eseguono un tema triste e colmo di suspense, che rammenta molti bei leitmotiv da noir anni ’40 e ’50. “Enter the Clown” è un incubo pagliaccesco in note con synth orrorifici e tromba e piano che suonano il tema di cui sopra ancora più mesto e ambiguo, col sopraggiungere di archi e fiati ondivaghi e derisori. “Georgie Dies” ripresenta il tema del pagliaccio mefistofelico Pennywise prima che faccia la sua prima vittima (il fratellino di Bill, Georgie) nascosto nella fogna (Scena cult ancora oggi, ripresa nel remake al cinema) dove divora i malcapitati da lui attirati con le sue frasi ad effetto e la demoniaca risata clownesca fintamente rasserenante. Svolazzanti archi e fiati alla Goldsmith, con interventi rock acidi, in “Punks” che mischia attimi di serenità ad interventi più frenetici. Serenità, irreale a dire il vero, che apre “I Hate It Here” che nella seconda metà diventa scary music autentica con il tema del clown a farla da padrone. Quiete accomodante in “Bedroom Jazz Source” che viene subito rotta con la ninnananna minacciosa di “The Slap” e i suoni sintetici incessanti di “Die If You Try”. Swingante “Richie’s Talk Show Play-Off”. Allarmante, martellante e stridulo “The Beast – First Encounter”. “Mike Remembers” da largo spazio al tema noir nella forma più bucolica con archi, campane e fiati in primo piano, mentre “Mike Joins The Group” gioca con ritmiche elettroniche iniziali e successivi archi e ottoni impazziti per un brano action eroico simile allo stile di Leonard Rosenman. Delicato il breve “Pennywise” e musica da giostra in “Circus Source”; “Target Practice” è un groviglio di suoni col tema primario che appare di tanto in tanto, idem “The Sewer Hole” anche se più tormentante, come simile e incessantemente in crescendo è “Stan Gets Nabbed”. “The Fog” suona nebbiosa (il titolo docet!) e malevola, invece “”The Pact” e “Stan’s Suicide” sono passaggi conclusivi della prima puntata che segnano indelebilmente i sette ragazzini con il leitmotiv sempre più lontano da essere quietamente tranquillizzante e molto più disgregante e da incubo ad occhi aperti. “End Credits Part I” chiude il cerchio di Pennywise sbaragliato, col tema circense misterico e alieno nel suono sintetico e militaresco.
Il secondo CD si apre ovviamente con “Main Title Part II” versione pedissequa del primo album: ironicamente il tema principale di Bellis rappresenta il numero di personaggi principali (7) che saranno in lotta con l’entità alieno-demoniaca It, usando l’intervallo di settima maggiore in una tonalità minore. Anche “The Graves” con la sua tromba solista lo dimostra e lo rende un gioco sonoro ancora più disturbante e colmo di malumore e insidie, soprattutto con l’intervento di archi tremebondi, synth atmosferici, fiati echeggianti e ritmiche insistenti. “Library Ballons”, altra scena cult, descrive dapprima delicatamente, anzi bucolicamente, la quiete prima della tempesta di sangue di Pennywise con suoni sintetici da paura a farla da padrone. I brevi “Ben’s Flashback” e “Skeleton On The Pound” suonano sinteticamente anni ‘90 più di ogni altra traccia dei due CD. “Guillory’s Muzak” regala a Bellis, esperto jazzista, la possibilità di cimentarsi in un soft jazz da serata a lume di candela e cenetta intima. “Hydrox” vede il nefasto tema del clown come rallentato e sempre più importuno quando gli archi cercano invano di acquietare l’ambiente. “Audra” rassicura con un tema iniziale leggero ma è tutto perduto perché sopraggiunge il leitmotiv inquietante di It. Synth martellanti, fiati asfissianti e archi tremebondi in levare che dominano l’incedere agghiacciante di Pennywise nelle vite dei protagonisti adulti, ripiombate nell’incubo degli incubi ad occhi aperti, nei brani di puro commento “Fortune Cookie”, “Silver Flyer” e “Leftover Stan”. Nenia horror elettronica in “Henry and Belch”. “Every Thirty Years” ripresenta il tema portante nella sua classica veste mite e noir anni ’40 con un chiaro sottofondo misterico. “Audra Arrives” e “This Time It’s For Real” ritraggono altri due momenti topici della miniserie con pericolose e malvagie sverzate elettroniche ed orchestrali. “The Smell of Death” prova a incoraggiare con un semi-tono epico, “Something’s Coming” rabbrividisce e “The Spider’s Web” è la resa dei conti con il clangore dell’orchestra diretta da Bellis stesso che esegue un ostinato in crescendo degno delle migliori score sci-fi horror anni ’60 – ‘70. “Hi Ho Silver” chiude il cerchio in modo consolante con il piano solista che concretizza il bellissimo tema principale, finalmente libero di poter volare via leggero con l’orchestra tutta in gran spolvero. Si finisce logicamente con la giostra clownesca degli “End Credits Part II”.        

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