Superman: the animated series & Young Justice

Kristopher Carter, Harvey R. Cohen, Michael McCuistion, Lolita Ritmanis, Shirley Walker
Le avventure di Superman (Superman: the animated series, 1996-2000)
La-La Land Records LLLCD 1276 – edizione limitata 3000 copie
Cd 1, 42 brani – durata: 78’59”
Cd 2, 40 brani – durata: 78’59”
Cd 3, 41 brani – durata: 78’36”
Cd 4, 45 brani – durata: 79’00”



Kristopher Carter, Michael McCuistion, Lolita Ritmanis
Young Justice (Id. - 2010)
La-La Land Records LLLCD 1262
44 brani – durata: 73’46”



Quello dell’animazione seriale è un mondo a parte, nella vasta galassia della musica cinematografica e/o televisiva; e nella fattispecie, il sottofilone “supereroi” ne costituisce una ulteriore ramificazione, sulla scia della parallela e dilagante produzione live (chi non ricorda, fra i meno giovani, il jingle martellante e ossessivo di Nelson Riddle per il serial della Fox Tv Batman negli anni ‘60?). Naturalmente si è istintivamente portati a confrontare questa immensa mole di partiture con i riferimenti più forti sul fronte cinematografico: vale a dire, in questo caso, con la saga williamsiana di Superman e quella elfmaniana di Batman. Confronto che tuttavia, in questo caso, si rivela scarsamente utile, tanto diversi sono le committenze, le esigenze, il taglio e il respiro che la serialità televisiva impone rispetto al profilo e all’architettura linguistica di un lungometraggio.

Tanto per dirne una, a prevalere su questo fronte è un’impostazione collettiva del lavoro, che coinvolge quindi più compositori sotto il coordinamento di una figura principale, e che si traduce in un mosaico di contributi sostanzialmente omogenei pur all’interno delle rispettive differenziazioni stilistiche. Dopodiché rimangono evidenti le parentele e le affinità, ad esempio tra la scattante e secca fanfara scritta da Shirley Walker - guida e supervisionatrice del team di compositori di Superman come lo era già stata nella serie animata di Batman - per i Main title dell’eroe di Metropolis, e il celeberrimo, incalzante leit-motif williamsiano. Ma si tratta, appunto, di un dettaglio nel quadro d’insieme.
Per addentrarsi nel quale occorrerà avvalersi come guida della meticolosa mappatura di brani, episodi e situazioni tracciata da John Takis nelle preziose note dei ricchi booklet che accompagnano entrambe queste uscite La-La Land, ed in special modo la prima, monumentale con le sue cinque ore e mezza di musica. Si evincerà così, come primo dato, che il quartetto di compositori che ha operato per la serie prodotta dalla Warner Television sotto il coordinamento della compositrice californiana (autrice in proprio delle partiture di soli 6 episodi su un totale di 54) si è spartito i compiti a rotazione secondo una precisa suddivisione stilistica e metodologica. Il 42enne texano Kristopher Carter, precocissimo talent della scuderia Warner, punta ad esempio su un sinfonismo robusto, moderno, muscolare, a tratti violentemente spigoloso (“Tools of the trade”), che tradisce con evidenza le sue radici accademiche e la formazione classico-concertistica, perlustrando la trama dark con un tematismo sinistro e una scrittura orchestrale sussultoria e densissima. Il bostoniano Harvey R., Cohen, scomparso 55enne nel 2007 (un anno dopo la 61enne Walker), una lunghissima esperienza nella cartoon music, punta invece su una brillantezza leggera e scattante (“The last son of Krypton, part III”), appropriandosi del tema principale della Walker in un fuoco d’artificio di effetti anche comici, soffermandosi in particolare sulla caratterizzazione dei personaggi secondari, come nel riff chitarristico e in generale nell’andamento rockeggiante di “Livewire”. Il giovane Michael McCuistion, braccio destro di Elliot Goldenthal, Danny Elfman e Howard Shore, dimostra una particolare propensione a identificarsi nell’infanzia e adolescenza di Clark Kent-Kal El, forse perché originario anche lui del Midwest dove abita la famiglia Kent, il cui tema (scritto da Lolita Ritmanis) viene da McCuistion acutamente e sensibilmente incorporato in “The last son of Krypton part II”: quanto alla 62enne Ritmanis, nativa dell’Oregon, è forse quella con il curriculum più ricco. Autrice di musical e di una cantata, “A new day”,  eseguita al Lincoln Center nell’96, vanta un’esperienza di orchestratrice per oltre cento film e ha al proprio attivo un Emmy Award per la serie Batman Beyond. Il suo stile, energico e adrenalinico ove richiesto, si segnala tuttavia per la capacità di assottigliare lo strumentale e ricorrere a soluzioni di tipico, guizzante “mickeymousing” (“Monkey fun”), sottolineando una volta ancora la fisionomia di commedia di molti passaggi della serie.
Tutta l’esperienza e l’ampiezza delle risorse di cui disponeva Shirley Walker si evidenziano negli episodi da lei musicati (“Legacy part I”, in primis): a parte la felice intuizione del solare leit-motif, la Walker domina formidabilmente l’orchestra in tutte le sue sezioni e si rivela in grado di pedinare ogni risvolto dell’azione con soluzioni mai banali e sempre elettrizzanti. A ciò si aggiunga che sotto la sua conduzione il quartetto di compositori si dimostra in grado di interagire perfettamente  l’uno con l’altro, non disdegnando interscambi e citazioni reciproche, dal jazz al repertorio tradizionale alla musica per bambini, ma dando alla massiccia quantità di musica prodotta il senso di una continuità e coerenza interna preziose.
La serie Young Justice (rinominata dalla seconda stagione Young Justice: Invasion), creata da Greg Weisman (già autore di Gargoyles, il risveglio degli eroi) e Brandon Vietti per Cartoon Network, è un adattamento dell’intero universo DC Comics che si focalizza su un gruppo di supereroi adolescenti (in prevalenza “spalle” come Robin, Kid Flash o Aqualad) denominato "La Squadra", la quale porta a termine operazioni di copertura per conto della Justice League, più conosciuto e acclamato team di supereroi dell’universo DC Comics le cui avventure sono anch’esse confluite dal 2001 al 2006 in una fortunata serie tv e sono attualmente oggetto di una travagliata gestazione cinematografica che dura da quasi quattro anni. Il target giovanilistico ha condotto qui il collaudatissimo trio Carter-McCuistion-Ritmanis, già operativo in Justice League,  a servirsi di un linguaggio più spigliato e di un sound meno tradizionale. Tradotto in un massiccio utilizzo dell’electronic dance, in un’accentuazione del ruolo delle percussioni e più in generale in un surplus di “energia” che i tre compositori per primi hanno ammesso essere stata la loro parola d’ordine nella suddivisione dei compiti. La ricerca di effetti ad hoc tuttavia non appare quasi mai fine a se stessa, ma anzi si integra con l’accurata individuazione di materiale tematico e con l’utilizzo di un ampio organico orchestrale, utilizzato per settori e attentamente collegato con l’elettronica: una sintesi che appare particolarmente felice nella pagine della Ritmanis (“Star City”, “Covert ops”) ma che trova anche in Carter e McCuistion risposte pertinenti, come ad esempio – rispettivamente - nel “mood” jazzistico di “Morrow lab source” o nella scarica di adrenalina di “Cheshire is back”.
Quel che però traspare più nettamente da queste pagine, come anche per Le avventure di Superman, è l’approccio assolutamente adulto alle partiture, nel senso di una complessità strutturale e di una multiformità di stilemi che scavalcano recisamente le regole ripetitive della serialità o l’imprinting adolescenziale delle storie disegnate. Va considerato che rarissimamente, per entrambi i serial, si è ricorsi a musica di repertorio (le cosiddette “libraries”), e ciò significa che per le squadre di musicisti chiamati ad operare l’impegno è stato enorme e pressante; la bruciante, aggressiva brevità dei tracks (a cominciare dai pulsanti Main Title di Carter) ci dice anche che ci si è prefissi il compito di mantenere il comparto musicale allineato col ritmo dell’azione e delle sequenze, ma senza polverizzarne il ruolo in interventi parentetici o superficiali; ogni momento, ogni segmento musicale è, in altri termini, autoconcluso e compiuto (persino i pensosi, cupi 45 secondi di “Subliminally sad” della Ritmanis) e va ad integrarsi nel quadro generale di un affresco fantastico sonoro di inesauribile ricchezza e travolgente potenza.

Stampa