Borgia

cover_borgia2.jpgEric Neveux
I Borgia – Stagione 2 (Borgia, 2013)
Silva Screen B00BSW8LYG
22 brani – durata: 54’ 00”



È almeno in parte consolante sapere che, dopo cinque secoli, ci si preoccupi di rivalutare parzialmente la visione della famiglia Borgia che è stata soggetta a dicerie ed accuse fin dal momento del loro insediamento al potere papale. Così in contemporanea ad uno spettacolo itinerante sulla loro importanza artistica di Jordi Savall, e poco prima dell’uscita dell’ultimo libro di Dario Fo, incentrato proprio sull’importanza culturale ed artistica di Lucrezia Borgia nell’Italia rinascimentale, vengono prodotte nello stesso tempo ben due serie televisive atte a presentare la famiglia Borgia, certo non come un paradigma di virtù, ma non più pericolosa e deviata del resto delle famiglie nobili del suo tempo.
Una produzione (quella forse più nota) canadese, dove recitano famosissimi attori (Jeremy Irons è il protagonista), scritta bene e recitata meglio; la seconda invece è franco-italiana e, data la sua contemporaneità alla prima, è passata un pò in sordina ma che in realtà vanta anch’essa attori puntualissimi, una sceneggiatura intelligente che, se nella prima stagione calca ancora un pò la mano sugli intrighi di palazzo e sulle congiure di e contro la famiglia Borgia, nella seconda stagione si concentra maggiormente sulle difficoltà emotive della gestione di un tale potere e sulle conseguenze che esso può avere su un uomo.
La colonna sonora di questa seconda stagione interpreta benissimo questo cambiamento di interesse e lo sottilinea utilizzando uno stile tipico hollywoodiano in cui mescola topoi ed aspettative del pubblico con qualche personalizzazione propria della storia. Il compositore Eric Neveux decide di caratterizzare tutti i brani della serie con la chitarra classica suonata a la gitana per ricordare che la famiglia protagonista della serie è di origine spagnola; la traccia 1 (“Borgia Main Titles”), il tema principale, è difatti una storia dell’ascesa dei Borgia in breve dove si sente una chitarra trasformarsi poi in un coro ecclesiastico (quasi fosse un Gloria) con un espediente strumentale che troviamo anche nel brano 16 (“God Provides”), dove un piccolo ensemble di archi si intreccia con delle acute voci in lontananza, come fossimo in una chiesa e queste provenissero da un coro di voci bianche posto in alto.  In generale, però, va detto che l’orchestrazione non è molto innovativa o particolare e gli strumenti non vengono usati per caratterizzare il momento storico più di tanto; ci sono infatti un paio di brani che richiamano le sonorita di un settecentesco Mozart (il brano 5 “The Cardinals” dove il pedale di archi sembra riprendere quello del “Rex Aeternae” della Messa da Requiem dove con un simile crescendo si arriva ad una conclusione tipica della musica liturgica) e di un ottocentesco Wagner (nel brano 8 “Ghosts” una tessitura wagneriana si estende come una cappa puntellata dai timpani creando un magico ambiente musicale nel quale la scena si inserisce), una composizione in stile quasi barocco è presente (brano 9 “You Don’t Know Me”), un contrappunto che abbina in maniera suggestiva e delicata archi (violini e un violoncello si combattono con ardente furore) e un accordo di chitarra, o un’altra (brano 14 “The Foundation of the Earth”) nella quale gli strumenti vengono utilizzati in maniera tardo rinascimentale con bicordi di violoncello poi spezzati  da un timpano che scandisce il tempo. Questo non significa ovviamente che il lavoro sia di poco valore, anzi, ci sono molti brani per i quali viene sapientemente usato un espediente ormai conosciuto da tutti i compositori di colonne sonore, ovvero il pedale orchestrale che si ripete in un crescendo fino ad esplodere insieme alla scena madre, ma che qui, essendo create delle nuove sonorità orchestrali, si inseriscono bene nell’opera in costume che stiamo guardando; questo pedale è sempre inframmezzato con la chitarra (brani 2 “March to War”, 13 “Governor of Spoleto”, 15 “Return of the Good Fortune” e 18 “As a Conqueror”). Anche i brani lenti e sentimentali hanno diverse possibilità di espressione in quanto troviamo delicati passaggi per orchestra dove gli archi si alternano ai fiati per cantare una melodia particolarmente struggente (brani 6 “As Cold  as Iron”, 7 “Villa Catanei” e specialmente il brano 10 “Lucrezia” dove inizia un violoncello protagonista poi sostituito dalla chitarra) e altri pezzi nei quali uno strumento solo canta una melodia triste o tenue in concomitanza con una scena più intima e preziosa (brano 12 “Then You Kiss Me” e brano 19 “Becoming a Mother Soon” per il tema della maternità dove la chitarra solista viene solo a tratti accompagnata da un oboe, e brano 21 “The Will of God” dove alla chitarra si accompagna una voce bianca). Vengono utilizzate anche sonorità moderne come rumori e distorsioni nel caso si debba presentare qualche situazione particolare come un sogno o un’entita sovrannaturale (nel brano 17 “The Pope’s Dream” il sogno è reso da una leggera distorsione e stonatura di uno strumento rispetto agli altri, brano 20 “Fire With Fire” inizia con un tappeto di rumore bianco al quale poi si aggiungono altri rumori e solo successivamente percussioni e chitarra). Un ultimo brano particolare è un vero e proprio flamenco (traccia 11 “Cesare’s Return”) che presenta un tema spagnoleggiante ripreso in seguito dall’intera orchestra.
Una colonna sonora non innovativa ma comunque apprezzabile per l’attenzione della caratterizzazione e della sottolineatura emotiva delle situazioni  e dei personaggi che vengono presentati ormai come maschere complesse e mosse da diversi istinti e problemi e non più come schiavi delle passioni.

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