Sherlock Season 1, Season 2, Season 3

David Arnold, Michael Price
Sherlock Season 1, Season 2, Season 3 (Id. - 2010, 2011, 2013)
Silva Screen Records - B0078ZB73O, B007X2JV0S, B00I1A294G
CD 1: 19 brani – durata: 57’38”
CD 2: 19 brani – durata: 49’28”
CD 3: 23 brani – durata: 73’07”



Per la composizione dell’acclamatissima serie Sherlock, che sta battendo mille record in Inghilterra, sono stati scelti due artisti, David Arnold e Michael Price,  che hanno già lavorato insieme, in qualità di compositore e arrangiatore in occasione di Quantum of Solace, l’ultimo dei cinque film su James Bond per cui  Arnold ha composto la musica. Quest’ultimo viene da sempre riconosciuto per la sua strepitosa capacità di utilizzare strumenti comuni in maniera particolare (fu infatti per i suoi arrangiamenti che John Barry lo consigliò come compositore per i film dell’agente segreto 007) e Michael Price è uno dei più versatili musicisti che l’Inghilterra possa vantare, avendo collaborato alla realizzazione di Kolossal come la trilogia del Signore degli Anelli o il Codice da Vinci e di quasi tutti i film del regista neozelandese Richard Curtis. Anche in questa collaborazione vediamo infatti molte delle loro conoscenze impegnarsi al massimo per colpire nel segno.

Gli strumenti sono principalmente degli archi o strumenti a corda, anche se ad essere sinceri nelle colonne sonore delle serie televisive si utilizza sempre più frequentemente una campionatura di suoni e sintetizzatori. Questi strumenti, utilizzati anche da Hans Zimmer nelle sue partiture dei film sullo stesso personaggio, evocano ovviamente la passione del protagonista per lo strumento principe: il violino. In questo caso il suono del violino e degli archi viene molto spesso accompagnato, e a volte addirittura sostituito, da altri strumenti ad arco (violoncello, viola, intere sezioni di archi) e da altri e più particolari strumenti a pizzico (chitarra, salterio, dulcimer, zither e a tratti quello che sembra essere un piccolo clavicembalo o una spinetta). Questi strumenti hanno tutti un timbro differente, assolutamente compatibile, che fa sì che tutti i vari giochi di commistioni e tessiture tra loro si combinino in un amalgama denso ma brillante come il principale protagonista della storia.
Sherlock Holmes, infatti, è accompagnato in questa serie TV da due differenti temi che ne mettono in luce i suoi due contrastanti lati del carattere (che contribuiscono al successo del personaggio): un primo tema, quello presente anche nella sigla introduttiva, vede un gioco di archi, percussioni e suoni campionati che presentano un ambiente serio, cupo e complesso; il secondo tema, invece, è più giocoso e ironico e compare specialmente nelle scene dove Sherlock utilizza la sua mente acuta e la sua lingua tagliente per fare qualche scherzo o commento sarcastico.
Nel complesso le tre stagioni si somigliano molto dal punto di vista timbrico e strutturale, ma differenziano invece per la caratterizzazione concettuale dei differenti brani.
La prima, ovviamente, dovendo introdurre e contrassegnare al meglio i personaggi principali, ed in particolare la coppia protagonista (ricordiamo che le stagioni di Sherlock si compongono di soli tre episodi se pur lunghi 90 minuti ciascuno), si potrebbe intitolare tema con variazioni. Essa utilizza in molti brani i due leitmotiv principali in modo da ribadire più volte il carattere eccentrico e non sempre facile del protagonista con cui spesso si scontra il suo amico ed aiutante dai tratti caratteriali opposti. Questi temi li troviamo riproposti in quasi ogni traccia, in cui solitamente si sentono ad un certo punto le prime tre note del tema principale, a cui seguono poi le numerose variazioni che mutano, di volta in volta, per gli strumenti utilizzati, il ritmo o, magari, per l’improvvisa comparsa di una nuova melodia (ad esempio nella traccia 16 “Back to Work” il leitmotiv di Sherlock viene eseguito in uno splendido ritmo largo e arioso che lo trasforma quasi in una composizione di gusto viennese). I brani dove troviamo questi temi chiaramente espressi sono il primo (“Opening Titles”), il quarto (“Pink”), e dal brano undicesimo al quindicesimo (“Light-fingeresd”, “Elegy”, “Crates of Books”, “Sandbag” e “On the Move”).  Un altro motivo ricorrente, specie nei momenti drammatici o di paricolare pathos è quello che possiamo sentire nelle tracce 3 (“War”) dove è accompagnato da uno splendido assolo di violoncello, e 7 (“Which Bottle?”) in cui è introdotto da una zither; in questo tema udiamo un pianoforte che accenna delicatamente degli accordi con delle sonorità di impronta pittorica (si potrebbero ascoltare delle influenze di Debussy e della “Cathédrale Engloutie”, ma forse sarebbe più onesto riconoscervi le sonorità del tema di American Beauty di Thomas Newman).
Altri brani più specifici sono invece il quarto (“Pink”), dove sentiamo uno splendido lavoro di tessitura tra una chitarra, una sezione di archi e un contrabbasso, e il decimo (“Number System”) introdotto da una melodia orientale in cui le sonorità degli archi vengono rilette in maniera epica e coinvolgente.
La seconda stagione, invece, ha esigenze diverse che i due compositori tentano di esprimere in maniera leggermente più articolata. L’introduzione di nuovi personaggi e la ormai consolidata identificazione dei protagonisti e delle loro caratteristiche caratteriali ed emotive permette di giocare con diversi temi e di utilizzare molteplici soluzioni nella creazione di questo commento sonoro. Troviamo ancora, ovviamente, i motivi dei protagonisti che si ripetono in più occasioni, non senza piccole variazioni adatte ai contesti narrativi; ad esempio nella traccia 12 “To Dartmoor” il tema si evolve in un colore più scuro e denso, grazie al suono di alcuni synth che suggeriscono un’ambientazione più pericolosa per i protagonisti, o nella traccia 19 “One More Miracle” ritorna il pianoforte a la American Beauty accompagnato da un sottile riempimento di archi in lontananza; accanto ad essi troviamo però molti elementi nuovi, tra cui il tema per un importante personaggio, Irene Adler, che sentiamo introdotto in un romantico assolo di violino nella traccia 1 (“Irene’s Theme”). Ripreso anche nella traccia 18 (“Blood on the Pavement”) e nella traccia numero 7 (“Sherlocked”) dove viene introdotto dagli archi e poi interpolato da un delicatissimo pianoforte che accompagna le scene. In questa stagione anche gli strumenti utilizzati sono più versatili e vari, abbiamo ad esempio dei bassi distorti uniti a dei violini nella traccia 4 (“The Woman”), chitarre e synth (11 “Deeper into Baskerville” e 15 “Grimm Fairy Tales”), un coro (di voci campionate) ci coglie di sorpresa accompagnando la tessitura degli archi in una sorta di discanto nella traccia 17 (“Prepared to do Anything”). Molto utilizzati in questa seconda stagione sono anche suoni di percussioni violenti, quasi come fossero spari (ad esempio nella traccia 8 “Pursued by a Hound” dove anticipano un crescendo che ricorda il famosissimo tema dello Squalo) e la traccia 13 (“The Lab”) dove si accompagnano agli ottoni.
La terza serie è quella dove ci si scontra con il maggior numero di emozioni e per questo si percepiscono molte strategie utilizzate dai compositori per rendere la complessità dei sentimenti provati: nella traccia uno (“How it Was Done”) un incalzante ritmo della drum-machine e un synth introducono una scena che potrebbe essere presa da un film di azione con Jason Statham. Nella traccia 6 (“Vanishing Underground”) piano e batteria si combinano su un sottofondo di suoni synth in maniera sempre più crescente; nella traccia 9, invece, (“Lestrade – The Movie”) un concerto per violino sente assoli di questo alternarsi a sezioni orchestrali. Un valzer composto per violino solo, molto particolare, ci sorprende al brano 14 (“Waltz for John and Mary”) e torna anche il solito ritmo circolare di ispirazione glassiana nella traccia 13 (“Major Sholto”) eseguito con chitarre elettriche e distorsori.
In particolare colpisce la profonda emotività della traccia 17 (“Redbeard”): qui intere sezioni di archi vengono accompagnate da una lievissima voce in sottofondo. La voce la troviamo anche, sempre leggerissima (e sempre campionata), nella traccia 22 (“The East Wind”) dove accompagna stavolta un pattern di suoni campionati e synth che si espandono, quasi come a voler prendere il volo.
Anche qui scorgiamo i temi caratteristici come quello al pianoforte (10 “To Battle” poi eseguito dall’orchestra) o il tema di Sherlock ai brani 4, 8, 11 (“#Sherlock Lives”, “Lazarus”, “Stag Night”) e nell’ultima traccia “Titles – 45 Second Version” in modo da chiudere questa stagione in maniera speculare a come avevamo visto aprirsi la prima.

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