Fear

cover_fear.jpgHenry Mancini
Paura (Fear, 1990)
Quartet Records MS018
30 brani – durata: 64’57”



Henry Mancini è noto ai più per le sue indimenticabili melodie ultraromantiche, per le sue Colazioni da Tiffany, le Pantere Rose, gli Hollywood Party, gli Ucceli di Rovo, ma molti dimenticano che nella sua vastissima filmografia ha prestato la sua voce autorevole anche a pellicole di ben altro genere, tra cui il noir L’infernale Quinlan, la serie TV poliziesca Peter Gunn, la fantascienza vampiresca di Space Vampires, i thriller Operazione terrore, Gli occhi della notte, Il corpo del reato, l’horror Le ali della notte dimostrando a coloro i quali lo consideravano soltanto un creatore di melodie sdolcinate di essere un compositore tout court, un grande Maestro della musica per immagini. E la colonna sonora di questo film per la TV che stiamo recensendo è la conferma di quanto detto appena sopra, una pellicola di genere thriller, con un serial killer di turno, Shadow Man, che perseguita donne inermi e aggraziate, tra cui la protagonista Ally Sheedy, una sensitiva che aiuta la polizia nello stanarlo.
Una OST che risente musicalmente del periodo in cui è stata composta, gli anni ’90, per un uso abbondante di sintetizzatori nel creare un ambiente sonoro infastidente, minaccioso, colmo, per l’appunto, di “paura”; nei ’90 molti compositori più o meno noti fecero un utilizzo smisurato, a tratti esagerato di musica elettronica, però a dire il vero, per pellicole di questo genere specifico, molto efficace; giusto per citarne qualcheduno con i corrispettivi film più noti in tal senso, Maurice Jarre (Witness), Jerry Goldsmith (Runaway) e John Barry (Jagged Edge). Anche Henry Mancini, essendo lui stesso, come i suoi illustri colleghi succitati, dedito alla sperimentazione musicale in tutti i suoi aspetti conosciuti e non, volle cimentarsi con l’elettronica nell’approcciarsi a questo film thriller-paranormale, usando in maniera valida i sintetizzatori, mescolati solo in poche tracce ad alcuni strumenti naturali, in primis gli archi, i fiati, percussioni e piano, un impiego accurato per dare ancor più rilievo e spessore ai suoni sintetici (parliamo pur sempre di un compositore della vecchia guardia hollywoodiana, uno che ha vissuto la Golden e Silver Age cine-musicale d’oltreoceano, dove le grandi orchestre sinfoniche la facevano da padrone!). Pochi sono in questa score i momenti di anticlimax, rispetto alle pagine in cui il climax si fa saturo di tensione, paura e azione, cioè attimi i cui Mancini ritorna ad essere il compositore delle melodie jazzistiche soft, dei leitmotiv sentimentali. Difatti la protagonista femminile della storia, la già citata Sheedy, si vede regalare dal compositore della Pantera Rosa un motivo, “Casey’s Theme”, che apre il CD in maniera sospesa, cantilenante, dolce ma al contempo severo nell’uso dei synth, perché pur sempre di giallo stiamo parlando, che da il la ad una sequela di tracce in cui il clima si fa misterioso, adrenalinico, asfissiante e angosciante. Già il secondo brano, “Main Title”, è un ostinato per sintetizzatori impazziti su di un tappeto sospensivo e brulicante di rasoiate sonore, che cede il passo a “The Urge”, pura “scary music” in cui archi pizzicati come insetti che si insinuano nella pelle fanno da cornice a rumori, atonalità e percussioni e archi inquietanti in crescendo. “Low Life” è un brano action dall’inizio agghiacciante dove a poco a poco si inserisce un sax caldo e sfrenato in un gioco al rimpiattino con una chitarra elettrica su di una ritmica da sexy bar (luogo in cui si svolge la scena commentata!). In “Her Greatest Fear” un piano nervoso crea un ritmo cardiaco sottolineato da synth tensivi e archi in un crescendo ostinatamente convulsivo: un grande brano di scuotimento!  Con “Jack’s Tune” si cambia registro e Mancini torna al suo tanto amato jazz, in questo caso un leitmotiv soffice per pianoforte per un pezzo di source music di gran classe compositiva ed esecutiva. Pezzo che torna in una versione estesa di genuina improvvisazione pianistica negli extra dell’album con il titolo “Jack’s Tune (Wild)”. E a proposito di temi portanti, il “Casey’s Theme (End Titles)” che ha aperto questa partitura in forma di Lullaby allucinata, nei titoli di coda assume ancor di più l’aspetto di alienazione sonora sfuggente in cui tutti gli strumenti a disposizione del compositore suonano all’unisono. Con “Peek-A-Boo” l’ansia torna a salire grazie a pedali del piano cardiaci e suoni sintetici ad effetto onda. “Hall of Mirrors” è un susseguirsi sospensivo di stonature e di distorsioni del tema di Casey, un vero e proprio gioco di specchi deformanti non solo visivi, anche acustici. “The Chamber of Fear” trasporta la paura verso il suo apice con un crescendo di sintetizzatori dissennati per cedere il posto a “Mr. Fear Goes Down” in cui archi e synth deliranti segnano la fine del serial killer. I già menzionati bonus tracks di questa prima edizione discografica completa della Quartet Records di Fear sono una serie di brani puramente da musica di scena: quattro dal titolo “Carnival Source”, musica da carosello, da parco giochi, “Airplane Source”, pezzo lounge e altri due titoli brevi di musica da telegiornale, “Daybreak America Source” e “ActionLine News Source”.
Una score per scoprire, per chi non lo conoscesse già, un lato dark dello stile manciniano!             

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