L’amaro caso della baronessa di Carini

cover_amaro_caso_baronessa_carini.jpgRomolo Grano
L’amaro caso della baronessa di Carini (1975)
Digitmovies/Digitsoundtracks SPDM 008
17 brani (15 di commento + 2 canzoni) - durata: 56’ 26’’


 
In un periodo in cui la televisione nazionale perseguiva dichiaratamente intenti divulgativi (grosso modo dalla metà degli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Ottanta), venivano regolarmente allestite e trasmesse riduzioni (allora si chiamavano «sceneggiati») di opere letterarie, testi teatrali e racconti, che si distinguevano per gli elevati standard qualitativi, per la forte valenza educativa e per il rigore filologico delle ricostruzioni storiche. Uno dei registi specializzati in questo genere di spettacoli è stato Daniele D’Anza che nel 1975, prendendo spunto da una ballata popolare siciliana scritta nel Cinquecento da un autore rimasto anonimo e poi diffusa nelle piazze dai cantastorie, diresse i quattro episodi de L’amaro caso della baronessa di Carini. Il componimento parlava del triste destino della baronessa Laura Lanza, sposa del barone di Carini Vincenzo La Grua, trucidata per motivi d’onore dal padre, don Cesare Lanza, quando costui venne a sapere che la figlia aveva una relazione clandestina con Ludovico Vernagallo, a sua volta ucciso nella stessa circostanza. D’Anza e lo sceneggiatore Lucio Mandarà calarono però gli eventi nella Sicilia del 1812 attraversata da fermenti liberali ed antifeudali, immaginando che due discendenti dei protagonisti di questo fatto di sangue – Luca Corbara (Ugo Pagliai) e donna Laura (Janet Agren), moglie di don Mariano D’Agrò (Adolfo Celi) - rivivessero lo stesso dramma dei loro antenati. Poi, per complicare ulteriormente l’intreccio, alla tragica liaison amorosa affiancarono pure un’irrisolta questione legata ad antiche usurpazioni di feudi e le ambigue trame politiche della setta segreta dei Beati Paoli. Ricordo che da bambino vidi qualche spezzone del teleromanzo e rimasi fortemente impressionato - tanto da passare qualche notte insonne - dall’aura di mistero di cui si ammantava la vicenda e soprattutto dai ripetuti primi piani sull’impronta della mano insanguinata lasciata dalla baronessa morente sulla parete della stanza in cui venne sorpresa in compagnia dell’amante.
La Digitmovies, nella sua ormai più che decennale opera di riscoperta del patrimonio cinemusicale italiano, ci regala ora la quasi interamente inedita colonna sonora del programma composta da Romolo Grano, musicista molto attivo in ambito teatrale e televisivo, nonché fedele collaboratore di Daniele D’Anza. Vanno a lui ascritte infatti anche gli score de Il segno del comando (1971), Ho incontrato un’ombra (1974), Madame Bovary (1978), Illa: punto d’osservazione (1981).
«Signuri patri, chi venisti a fari?/Signora figghia, vi vegnu a ‘mmazzari./Lu primu corpu la donna cadiu,/l’appressu corpu la donna muriu./Nu corpu a lu cori,/nu corpu ‘ntra li rini,/povira barunissa di Carini». Così cantava Luigi Proietti nella title track “La ballata di Carini”, un adattamento in forma canzone del testo anonimo del XVI secolo. Il pezzo, suonato da una banda  e presente anche in versione strumentale, rispetta la matrice popolaresca del racconto e ricorre spesso nelle situazioni in cui si avverte l’inquietante parallelismo tra le vicissitudini degli amanti antichi e moderni, e nei flashback rievocanti il delitto d’onore del ‘500. L’idillio tra donna Laura e Luca è invece avviluppato da un soffuso e fiabesco motivo sentimentale (“Tema d’amore”) interpretato dal coro Schola Cantorum ma ascoltabile anche per orchestra e piano solo: una scelta abbastanza inconsueta visto che la dimensione lounge tipica degli anni Settanta viene qui preferita al repertorio romantico ottocentesco. Nella sperimentale “Magia di Carini”, eseguita dalla voce di Edda Dell’Orso o dalle tastiere elettroniche, vengono condensate le suggestioni fantastiche, gotiche e gialle che promanano dalle scene girate nei vicoli di Carini di notte, tra le rovine del castello di Donna Fugata o nelle caverne in cui si riuniscono i Beati Paoli. Infine, l’unica sequenza di musica antica e colta è un’aria barocca per clavicembalo solo (“L’amaro caso della baronessa di Carini - Clavicembalo”) che fa da sfondo ai dialoghi ed ai momenti di vita quotidiana a palazzo La Grua e nei suoi giardini. Insomma, il commento concepito dal Maestro Grano per L’amaro caso della baronessa di Carini colpisce soprattutto per aver evitato un’omogeneità stilistica che poteva facilmente essere suggerita dall’ambientazione d’epoca.
Il CD della casa discografica abruzzese va ad aggiungersi ai 4 DVD dell’intero sceneggiato pubblicati nel 2007 in cofanetto da Medialia/Rai Trade nella prestigiosa collana “I migliori anni della nostra TV”. Da recuperare assolutamente.

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