15 Dic2011
Il Pianeta d’acqua
Ennio Morricone
Il Pianeta d’acqua (1980)
Cometa Edizioni Musicali (CMT 10017)
14 brani – durata: 47’23’’
“Tutto scorre”, diceva Eraclito, e anche questo CD fa della fluidità, del moto perpetuo e del divenire un suo carattere fondamentale. Le musiche sono quelle inconfondibili di Morricone, che nel 1980 prestò la sua penna ad un documentario-inchiesta della RAI sull’acqua, diretto da Carlo Alberto Pinelli e scaglionato in cinque puntate. I temi che il maestro romano compose per l’occasione furono due: “Acqua Viva”, un iterativo fluire di note su battute di 4/4 di ampio respiro (nel senso che la melodia segue un andamento più esteso e dà quindi l’impressione di andare oltre il simmetrico solfeggio), e “Pianeta d’Acqua”, sognante spartito nel quale si ritrova distillato tutto il senso melodico di Morricone. Del primo tema si incontrano nell’album ben otto versioni, cosicché si può parlare di un continuo riascolto grazie al quale il brano è sviscerato in tutte le sue angolazioni e l’ascoltatore – se esperto – rimane deliziato da sottigliezze nella variazione dell’organico strumentale oppure – se istintivo – risulta immerso in una fruizione dai connotati quasi metafisici. “Acqua Viva” è una composizione che può essere analizzata ancora più a fondo a livello armonico vista l’arcana e sospesa atmosfera che trasmette. Tecnicamente si tratta di un brano in mi minore che inizia con un accordo di la minore 9 (la nona di un accordo minore è, almeno secondo me, tra gli accordi più malinconici, gloriosi, sublimi… e gli aggettivi sarebbero ancora tanti) e finisce in la minore, lasciando quindi sempre l’orecchio in tensione, cioè con il desiderio che giunga finalmente l’accordo della tonalità, cosa che non avviene mai. Ma non finisce qui. Tutto il brano infatti è punteggiato da una nota grave di la naturale, da cui Morricone estrapola una progressione ciclica di accordi, particolarmente apprezzabili nelle versioni al pianoforte (“Acqua Viva # 5”, “# 6”, “# 7” e “# 8”). Le diverse strumentazioni del tema melodico (flauto traverso, oboe e clarinetto solisti, accompagnati a seconda dei casi da pianoforte, archi e ottoni) sono in questo caso una necessità che si impone, perché il brano, concepito in maniera scheletrica e ripetitiva, acquista così un calore inaspettato e trasmette sempre nuove vibrazioni. Relativamente a “Pianeta d’Acqua” lasciamo da parte i tecnicismi perché il tema (esistente in tre versioni, di cui segnaliamo in particolare la “# 2” per flauto traverso, archi e pianoforte) parla da sé ed è un vero gioiello melodico. Ma l’album presenta una sorpresa inaspettata che si chiama “Ouverture del mattino”, per pianoforte, clavicembalo e archi. Non sappiamo come definirla, forse potremmo parlare di una sorta di “sinfonietta” con vaghe reminiscenze barocche, oppure di un “concertino” per violino. Rimane la sua smaccata simpatia e piacevole stravaganza. Per finire, ricordiamo l’atonale “Violentemente verso il mare”, sette minuti di glissandi frenetici dei violini che si fondono in un crescendo senza tregua (consigliata agli amanti del Morricone dodecafonico).