The Tudors

cover_tudors.jpgTrevor Morris
I Tudors - Scandali a corte (The Tudors, 2007)
Varèse Sarabande VSD-6867
25 brani – Durata: 46’31”

 

Melodie non svelate dal vigore della massa orchestrale, ritmi mutevoli, note azzittite o spezzate. Il canadese Trevor Morris immagina per I Tudors l’atmosfera di un Cinquecento gravido di tensioni, lacerato dai conflitti, preso nell’ombra di un oscurantismo dove la luce del Rinascimento non sembra arrivare. Due stagioni per venti episodi da un’idea di Michael Hirst, un gran chiacchierare attorno a uno scandalo più annunciato che reale, I Tudors resta un pastiche zeppo di licenze storiche – talvolta imbarazzanti – su passioni e miserie del regno di Enrico VIII, la cui passione per Anna Bolena, unita ad un ego smisurato, portò allo scisma della chiesa inglese da quella di Roma.  Al gioco Morris s’è ben prestato commentando con un astuto e fascinoso sottotono il torbido mélange che Hirst ha piazzato in mezzo alla corte inglese della prima metà del 1500.
In “The Tudors (Main Title Theme)”, ad esempio, il motivo emerge da un magma sonoro per poi procedere, a tratti minaccioso, con limpida determinazione.
Enigmatico il succedersi degli arpeggi di “Murder In Urbino”, in cui i soffi dei fiati sono carichi di premonizioni, e il pizzicato che attraversa “Pleasured Distractions”.
Note centellinate come gocce (in “Whispers & Confessions”) e sibillini canti degli archi (“The Sweating Sickness Arrives”): Trevor Morris non si lascia sfuggire espediente che dia forma al tormento che stringe le anime di questi Tudors. Il gemere degli archi, addirittura, finisce per ricordare quello delle melodie in stile western  (si ascolti “Pathetic Fallacy”) e gli intermezzi vocali presi in prestito dal genere sacro sono quelli appartenenti a una convenzione sempre più diffusa nei moderni pulp in costume.
L’ispirato fondersi di archi, chitarra e fiati di “A Historic Love” si struttura lentamente su un ritmo in quattro quarti che ricorda addirittura la partitura di Randy Edelman e Trevor Jones  per L’ultimo dei Mohicani di Mann. Impressione che torna anche nel conclusivo “Wolsey Commits Suicide (Finale)”.
L’ispirazione cinquecentesca, invece, arriva soprattutto con “Fun And Games”, tutto fiati e continui arpeggi. Paiono lontani echi di guerra le percussioni di “The War Room”.
Un OST che non difetta di potere evocativo, a dispetto della limitata gamma di colori. Premi Emmy e ASCAP Film and Television Music Awards nel 2007.


 

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