Masters of Horror: Jenifer & Pelts

cover_jenifer_pelts.jpgClaudio Simonetti
Masters of Horror: Jenifer & Pelts (Id. – 2005/2006)
Delta Dischi/Deep Red CD DGP 001
43 brani (24 pezzi Jenifer / 19 pezzi Pelts) – durata: 75’14”

 

Con Jenifer e Pelts prosegue la collaborazione artistica del compositore Claudio Simonetti con il regista Dario Argento, questa volta alle prese con due interessanti episodi di una serie TV di grande successo Masters of Horror prodotta negli Stati Uniti e trasmessa in Italia dalle reti Sky e RaiTre. Due score riuniti per l’occasione in uno stesso disco di recente pubblicazione, composti e realizzati da Simonetti fra il 2005 e il 2006 e, quindi, antecedenti all’esperienza de La Terza Madre.
Da un punto di vista strettamente tecnico-musicale siamo di fronte ad un lavoro molto convincente che, per quanto concerne Jenifer risulta più compatto ed unitario, vicino alle atmosfere a cui lo stesso Simonetti ci ha spesso abituati; mentre, nel caso di Pelts, c’è un chiaro intento di slegarsi maggiormente da scelte tematiche del passato per inoltrarsi verso percorsi stilistici forse più atipici per la sua carriera.
Nall’album sono presenti ben 43 tracce di cui 24 facenti parte della colonna sonora del telefilm Jenifer e le restanti 19 appartenenti allo score di Pelts.
Iniziamo con lo score di Jenifer – Istinto assassino, telefilm diretto da Argento nel 2005 per la prima stagione di Masters of Horror.          
Nel primo brano, “Jenifer’s Lullaby”, ci troviamo di fronte all’incantevole tema principale secondo uno stile oramai consono a Simonetti, una nenia infantile, romantica ed evocativa, che ben tratteggia l’ambiguità della protagonista a cui si deve il titolo del telefilm. Donna fisicamente bellissima e sensuale ma dal volto deforme, vittima e al tempo stesso assassina, insaziabile antropofaga capace di annientare la volontà dei suoi amanti soggiogandoli in cambio di piaceri sessuali.
Alla fine proprio questo penetrante motivetto diventa l’elemento più chiaramente identificativo del telefilm, capace non solo di polarizzare  l’attenzione dello spettatore nei momenti di maggiore drammaticità, ma di esprimere, con la sua martellante ripetitività, la stessa struttura “ad anello” della storia il cui finale ricalca l’inizio, quasi reiterandosi all’infinito. La seconda traccia “Saving Jenifer” presenta qualche breve incursione nelle atmosfere da incubo che caratterizzano l’intero lavoro argentiano; ben calibrato “Frank Comes Home”, un brano che descrive al meglio  la conflittualità presente nella personalità del poliziotto protagonista della storia; il brano successivo introduce il secondo tema dello score, “Frank and Jenifer”, dalle venature sentimentali e romantiche, considerando che si tratta pur sempre di una storia d’amore anche se insolitamente inserita in un contesto orrorifico. Alcune sonorità, in questo specifico caso, sembrano riallacciarsi ad una felice esperienza musicale di Simonetti, alle prese oltre vent’anni fa con un’altra Jen(n)ifer, quella di Phenomena; “Waking in the Night” è un brano dai tratti oscuri e cupi, con un breve intervento introspettivo del violino che crea una sensazione di vago smarrimento; “Jenifer” segna la prima incursione nello stile alla Bernard Herrmann di cui lo stesso Simonetti si è da sempre dichiarato un grande estimatore. Un personalissimo omaggio ad un grande compositore del passato; in “Jenifer Seduces Frank” si esprimono pulsioni e suggestioni musicali profonde, con un riuscito apporto ritmico-elettronico che sembra sviluppare il pezzo in senso quasi tridimensionale, dandogli un maggiore spessore emotivo, proprio in uno dei momenti di snodo più drammatici della storia, quando Frank cede all’attrazione per Jenifer, cadendo inconsapevolmente nella sua trappola; “Making love” è un brano intriso d’inequivocabili segnali onirici e sessuali, basandosi su un buon sostegno ritmico-elettronico volutamente poco invadente, ma efficace nel dare forza propulsiva alle immagini; brevissimo, ma intenso anche “Jenifer Meets Amy”, quasi un fugace appunto musicale nel momento in cui la favola comincia a tingersi di nero. Il casuale incontro di Jenifer con l’innocente bambina sembra fare il verso al Frankenstein di James Whale; ma se in quel caso emergeva una purezza quasi infantile nella personalità del mostro, nel film di Argento questo momento è solo la premessa per eventi ben più nefasti; “At the Circus” è un intermezzo-contrasto con un motivetto in stile “luna-park”, dai toni infantili e malinconicamente inquietanti; segue “Inside the Freezer”, legato alla scena della raccapricciante scoperta da parte di Frank di un cadavere nel frigorifero. Non ci sono ormai più dubbi sulla natura sanguinaria del mostro-Jenifer e questo momento di forte tensione è enfatizzato dai disturbanti effetti sonori e dal ritmo quasi tribale, che contrappuntano lo stupore, l’angoscia e il ribrezzo del protagonista (e dello spettatore); “Escape from the City” è uno dei pezzi forse più autenticamente compiuti dell’intero score. Anche in questo caso l’influenza dello stile alla Herrmann è evidente, considerando l’uso nervoso degli archi che rendono al meglio il senso di smarrimento e la fuga verso l’ignoto del protagonista (assieme alla sua amante-mostro) trasportandoci emotivamente verso un’altra celebre fuga, quella in auto della povera Marion Crane con il suo bottino nell’indimenticabile Psyco; di buon impatto anche “Frank's Desperation”, in cui si ripropone il secondo tema, con accenti più intimistici in grado di tratteggiare l’incertezza, la lotta interiore e l’incapacità di reazione del protagonista oramai avviluppato nella ragnatela tessuta a suoi danni da Jenifer; “Terror in the Forest” insieme a “Dragged in the Forest” regalano dei momenti musicali intensi, con un trasporto repentino dalla dolcezza del tema principale all’aggressività di una ritmica più incalzante con l’effetto trascinante di una serie di indovinate soluzioni elettroniche. Simonetti da veramente il meglio di sé nel descrivere musicalmente lo sviluppo emotivo dell’azione e dei suoi protagonisti; infine è la volta di “Jenifer Medley (End Titles)” che ripropone brevemente tutti i temi dello score sottolineando il prevedibile finale, quello in cui Jenifer da “lupo” si ritrasforma momentaneamente in ingenuo “agnellino”, in realtà pronta a nutrirsi ancora di altre vite per soddisfare la propria insaziabile fame.
Passiamo ai diciannove brani dello score di Pelts - Istinto animale, telefilm che Argento ha diretto nel 2006 per la seconda stagione di Masters of Horror.
Il primo, “Pelts (Main Theme)” si basa su un breve ed ossessivo tema sostenuto ritmicamente dal basso e ammorbidito da una particolarissima melodia con influenze vagamente etnico-orientali; si iniziano ad introdurre momenti di tensione con il brano “Trapped Raccoons” che sforna oscuri segnali destabilizzanti;
ulteriori inquietudini ossessive emergono in “Sweet Death Harmony”, bizzarro per la dolcezza delle sonorità e un melodioso canto femminile affidato al noto soprano Silvia Gavarotti, permeato da un senso di profonda tristezza e angoscia, e ancor più inquietante visto il suo evidente sfasamento emotivo rispetto al contesto narrativo in cui è stato inserito; contaminazioni decisamente New Age nell’intenso “Discovering the Pelts”, un pezzo purtroppo stroncato proprio nel momento in cui si sviluppava ritmicamente e che, forse, avrebbe meritato una maggiore attenzione; “Suspence in the Laboratory” contribuisce alla creazione delle adeguate atmosfere richieste in uno dei momenti più tesi della storia; “Face in the Trap”, riprende il suggestivo “Sweet Death Harmony”, sottolineando il carattere liberatorio e catartico della morte del ragazzo-omicida; in “Pelts in the Car” viene riproposto il main theme con l’ingresso della ritmica e l’introduzione nel finale di elementi onirici ed evocativi; “Chinese Theme” è un tema dalle evidenti influenze orientali, ma con un coinvolgente sviluppo, anche in questo caso forse troppo sacrificato dalla necessaria aderenza ai tempi cinematografici; “The Old Witch” è uno dei brani più lunghi dell’intero score, caratterizzato da una miscela di sonorità molto lontane dal rock e dall’invadenza ossessiva dei celebri score di Simonetti, ma di grande atmosfera; “Sewing up Her Face” commenta uno dei momenti più disturbanti dell’intero telefilm cercando di ricreare, da un punto di vista sonoro, le sensazioni dolorose provate dalla donna cinese che, spinta da un forte impulso autodistruttivo, si cuce il viso fino a rimanerne soffocata; “Raped for a Pelt” è uno splendido ritmatissimo brano d’atmosfera con incursioni nel funky; con “Death in the Elevator”, Simonetti ritorna con entusiasmo ad uno stile più consono alle sue corde, ad un rock duro, passionale e protagonistico, attribuendo il giusto “groove” alle drammatiche sequenze dell’incredibile epilogo della storia.
L’intesa artistico-professionale fra Argento e Simonetti anche in questo caso funziona a dovere, secondo un meccanismo ben oleato: un’azione sinergica fra immagini e musica volta all’abile e attenta costruzione di atmosfere inquietanti, nell’intento di creare un forte impatto psicologico nello spettatore. E le numerose tracce proposte in questo lavoro trasmettono forti emozioni anche a prescindere dalla visione dei telefilm.
Il nuovo doppio-score Jenifer / Pelts, non deluderà le aspettative dei vecchi fans di Simonetti, quelli che lo seguono dai tempi delle sue prime esperienze con i Goblin; né lo saranno probabilmente le attese dei suoi estimatori di più recente acquisizione, considerando che, ancora una volta, il musicista-compositore ha modo di mostrare grande maturità, oltre ad una capacità di penetrazione emotiva ed una crescita tecnico-espressiva che ha davvero pochi esempi simili nel panorama artistico-musicale del nostro paese.


 

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