La musica al cinema

cover_musica_al_cinema_libro.jpgGilles Mouëllic
La musica al cinema (2005)
Edizioni Lindau
pp. 94, euro 12,80



Il fatto che mancasse nella nostra rivista web una nota, un riferimento a questo lavoro di Gilles Mouëllic era stato in più di una occasione, nelle nostre riunioni di redazione, un piccolo cruccio che puntualmente si decideva di risolvere, ma che ogni volta per una ragione diversa non si riusciva a sanare. Ma adesso possiamo chiudere la questione dedicando lo spazio che merita a questo testo che, pubblicato in Italia nel 2005, conserva ancora tutta la sua freschezza e tutto il suo valore.

Valore e freschezza che derivano dalla preparazione, e dal gusto dell’autore, e dalla sua scelta di realizzare un saggio agile, snello, ma al contempo denso e ricco di contenuti, che sa farsi apprezzare per la scrittura semplice e chiara, e per i tanti piccoli tesori (aneddoti, citazioni, documenti) che contiene.
Mouëllic insegna musica e cinema all’Università Rennes 2 e si occupa da diversi anni di musica da film e di Jazz. Il libro si compone di due parti, la prima è un saggio dedicato alla musica da film analizzata da un punto di vista teorico e storico insieme, la seconda è invece tutta dedicata ad una raccolta di documenti molto interessanti per il lettore che intende comprendere meglio l’arte del comporre musica per le immagini, il lavoro del compositore di colonne sonore, così come si è venuto formando negli anni, in relazione allo sviluppo delle potenzialità e della forza espressiva del mezzo cinematografico. È così possibile leggere stralci tratti dal diario di Paul Fosse, direttore musicale del Gaumont-Palace, quello che era considerato il più grande cinema del mondo, inaugurato in Place Clichy nell’autunno del 1911, o leggere le annotazioni musicali di Alain Resnais destinate a Maurice Jarre per Toute la mémoire du monde (1956), e ancora un'intervista a Claire Denis, realizzata dall’autore per “Jazz Magazine”, in cui il regista racconta il suo rapporto creativo con la musica utilizzata per evocare l’universo narrativo del film, anche durante la scrittura della sceneggiatura e durante le riprese.
La prima parte invece è divisa in tre capitoli che segnano i tre momenti fondamentali di sviluppo dell’arte della musica da film in relazione al cambiamento del linguaggio cinematografico, dal cinema muto all’opera filmica intesa come un tutto fatto di immagini/suoni/musica. Il primo capitolo spiega come la musica in sala fosse già necessaria per accompagnare le prime proiezioni, come venisse utilizzata per ragioni essenzialmente pratiche: coprire il rumore del proiettore, creare un continuum necessario per poter unificare la successione discontinua dei film, dettandone così il ritmo interno all’azione, ed infine poter ricostruire con la musica i rumori ed i suoni legati all’azione. Molto interessante per le indicazioni che si riferiscono ai repertori utilizzati dai direttori musicali dei cinema, e per il modo in cui spiega come il concetto di sincronizzazione e le possibilità tecniche, derivate dall’invenzione del suono ottico, ovvero registrato sulla pellicola per via fotografica, hanno segnato lo sviluppo inevitabile del cinema parlato.
Il secondo capitolo si occupa invece della musica da film così come noi la conosciamo, distinguendo tra musica da schermo e musica da buca, riprendendo la famosa distinzione di Chion, e ripercorrendo lo sviluppo della poetica musicale cinematografica analizzata in relazione a pellicole che hanno segnato la storia del cinema, da M Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang (1931) a Psyco di A. Hitchcock (1960) ad Amadeus di Milos Forman (1984). L’autore passa in rassegna velocemente molti argomenti interessanti come il rapporto tra la musica e i rumori, il concetto di sinfonismo caratteristico delle produzioni hollywoodiane degli anni ’30, riprendendo le tesi elaborate da Claudia Gorbman e poi da Michel Chion in La musique au cinéma, e ancora il rapporto con la musica commerciale e le innovazioni tecniche come il dolby stereo. L’ultimo capitolo affronta argomenti legati alle scelte che il cineasta deve affrontare in relazione alla musica, al modo di trattare i suoni, i rumori, nel momento in cui pensa, dirige e realizza il montaggio della sua opera. Si deve scegliere se utilizzare una musica preesistente o piuttosto della musica originale, e definire il modo in cui i due tipi di musica possano relazionarsi e convivere. Il rapporto tra musica e montaggio ed il modo in cui la musica si inserisce nel tessuto narrativo, la relazione tra la musica da buca e la musica da schermo, sono i principali argomenti trattati in questa ultima parte del libro, che per essere chiariti al lettore sono arricchiti da numerosi esempi che si avvalgono di fotogrammi scelti con molta attenzione.
Insomma un libro che consiglierei a chiunque si interessi alla musica da film ed in generale al cinema, che affronta il tema trattato con un linguaggio semplice diretto e privo di tecnicismi.




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