Fiorenzo Carpi - Ma mi - Musica Teatro Cinema Televisione

cover_libro_fiorenzo_carpi.jpgStella Casiraghi e Giulio Luciani
Fiorenzo Carpi - Ma mi - Musica Teatro Cinema Televisione (2014)
in collaborazione con Martina Carpi
Introduzione di Dario Fo
Skira Editore -  160 pagine
ISBN 978-88-572-2587-6
€ 24,00



Afferma il regista Francesco Ranieri Martinotti: “Fiorenzo era il poeta della musica”. Musica colta e musica applicata al Teatro, al Cinema e alla Televisione, una vastità incredibile di partiture e canzoni nobili, popolari e classiche di straordinaria ricchezza inventiva e melodica da lasciare un segno indelebile nella Storia del grande e del piccolo schermo e soprattutto del teatro di grandi e illustri nomi come Giorgio Strehler e Dario Fo, su tutti.
Fiorenzo Carpi (nato a Milano il 19 ottobre 1918, morto il 21 maggio 1997) “musicista  aperto alle esperienze innovatrici, fa parte fino ad un certo momento di un gruppo di musicisti milanesi che perseguono sistematicamente il nuovo” (dal Dizionario “Musicisti per lo schermo” di Ermanno Comuzio), è noto ai più per le sue indimenticabili musiche per lo sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio (L. Comencini, 1972), ma non solo del burattino discolo di Collodi è stata permeata la musicalità di questo poliedrico autore, visto che sul suo pentagramma sono nate le musiche di scena sperimentali, innovative e storiche per gli spettacoli teatrali dei succitati Fo e Strehler, nonché di Franca Valeri e Gigi Proietti, per citare i più noti, le partiture per i sodalizi cinematografici con Ugo Gregoretti (Maggio musicale), Luigi Comencini (Italian Secret Service, Incompreso, Voltati, Eugenio!, Cercasi Gesù), Tinto Brass (L’urlo, La vacanza), Louis Malle (Zazie nel metro, Vita privata), Vittorio Caprioli (Leoni al sole, Parigi o cara, Splendori e miserie di Madame Royale), Carlo Mazzacurati (Notte italiana, Il prete bello) e Patrice Chéreau (Un’orchidea rosso sangueL’homme blessé), tra gli altri. Di questo eclettico compositore è stato sempre detto, ingiustamente, poco (forse a causa della sua “natura schiva, gentile e visceralmente refrattaria alla ribalta”), pur avendo un curriculum di sensazionale importanza ed essendo “uno dei grandi musicisti del ’900, stimato dai compositori suoi contemporanei e riconosciuto come un caposcuola” (come riportato dal comunicato stampa di questo libro che stiamo recensendo), ma, sottolineo “finalmente”, la scrittrice, saggista e musicologa Stella Casiraghi e il compositore e musicista Giulio Luciani, con il supporto fondamentale della figlia Martina Carpi, hanno colmato un vuoto assurdo nell’editoria italiana, curando questa prima imprescindibile monografia dedicata alla figura di Fiorenzo Carpi, per l’appunto. Un libro che scorre via piacevole come la musica di Carpi, leggera, orecchiabile, semplice (non facile, come sottolinea il premio Oscar Dario Marianelli all’interno, parlando delle musiche di Pinocchio che lo hanno accompagnato tutta la vita), originale e immediata. Un libro ricco di contenuti esclusivi e non e ricordi appassionati di coloro i quali hanno vissuto a stretto contatto con il Maestro milanese, lavorando notte e dì nel magico mondo del Teatro e del Cinema di un passato solo all’apparenza lontano nel tempo ma che ancora oggi si ripresenta forte di una creatività peculiare, rara e strabordante che tanto ha insegnato e insegna alle giovani generazioni. In particolar modo le musiche di Carpi hanno tratteggiato il cammino di diversi compositori suoi coetanei (con Morricone, Macchi e Nicolai negli anni settanta diedero vita agli studi di registrazione M4 per sperimentare e lavorare in libertà, NdR) e successivi, come il premio Oscar summenzionato Marianelli o l’altro Oscar Nicola Piovani (“Fiorenzo Carpi, genio fuori moda”), ed anche Germano Mazzocchetti (“Fiorenzo Carpi, il guizzo fulmineo della trovata ritmica”). In questa monografia vi è tutta la grandezza di un autore sempre dietro le quinte con spartito e matita in mano a creare un universo sonoro di abbagliante bellezza compositiva e le testimonianze di Giorgio Strehler e del premio Nobel Dario Fo ne sono in primis la summa esplicativa e chiarificatrice: attraverso le loro sentite e sincere parole si comprende pienamente la statura umana e musicale di un compositore che dagli anni ’40 fino a poco prima di lasciarci, con un testamento sonoro di elevata ricchezza armonica e melodica, si è dedicato anima e cuore alla Musica, regalandoci la vera Musica, ed è questo l’elogio maggiore che bisogna attribuire a questo genere di libri quando vengono alla luce. Vi lascio con le profonde parole della figlia Martina: “Mi piacerebbe che narrando la sua storia si creasse un ponte tra memoria e futuro, dato che non può esistere l’una senza l’altro, e dare modo a chi magari non l’ha mai conosciuto di trovare qualche chiave di lettura, qualche possibilità di vita, meno convenzionale e più libera rispetto ai parametri ai quali ci siamo rassegnati”. E un consiglio finale, quando si leggono libri sui compositori di musica applicata (e non solo, aggiungerei!), di accompagnare la lettura con l’ascolto, ove possibile, delle colonne sonore dell’autore esaminato, per entrare completamente nel suo universo sonoro e coglierne tutti gli aspetti compositivi, se no rimane una sterile lettura fine a se stessa.  

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