Sodom and Gomorrah

Cover Sodoma e GomorraMiklòs Ròzsa
Sodoma e Gomorra (Sodom and Gomorrah, 1962)
Digitmovies CDDM074
CD 1: 28 brani- Durata 57’51”
CD 2: 22 brani- Durata 53’43”

Partitura problematica per eccellenza della maturità ròzsiana, Sodoma e Gomorra reca da sempre indelebilmente i tratti dell’opera non completamente riuscita.

Ben lontana dai fasti delle partiture ròzsiane “Storiche” per eccellenza (Ben-Hur, El Cid, Quo Vadis, King of Kings) e situata apertamente in un periodo di crisi del grande compositore ungherese, Miklòs Ròzsa appunto, che infatti dopo questa eviterà altre pellicole di ambientazione storico-biblica, Sodoma e Gomorra resta, anche a distanza di vari lustri, un ascolto farraginoso, spigoloso, faticoso e questa Edizione Limitata in due CD della nostrana etichetta Digitmovies, che ristampa, finalmente, con qualche inedito il mitico doppio LP Legend della metà degli anni ’80, sposta di poco il giudizio originario su quest’opera.
A partire dai temi principali che hanno un sapore vago, meno folgorante di quello degli illustri predecessori sopra citati, più routinier, per arrivare alle marce, altro campo in cui Ròzsa era senza rivali, e persino nei brani d’azione, ecco, un po’ dappertutto si respira un’aria di mestiere.
Beninteso, quando si parla di mestiere per uno come Ròzsa si parla comunque di grande musica, soprattutto se paragonata agli odierni strafalcioni musicali cui il cinema attuale ci ha abituati.
Non si può quindi non esaltarsi per la squisita fattura orchestrale e timbrica dell’opera, sempre attenta e mai votata al disimpegno, dove la vena creativa del compositore, pur in evidente disagio, crea comunque cose al di sopra della media comune.
Non si può non rimanere di sale, e mai metafora fu più ficcante, davanti a brani come “Il Prezzo della Libertà”, eloquente, dolente paesaggio di mesta predestinazione o come il folgorante “Risposta ad un sogno”, questo sì strettissimo parente delle cose migliori del grande ungherese, clamoroso tema di inenarrabile bellezza, curiosamente ma comprensibilmente imparentato col Jerry Goldsmith di Masada, microscopico bassorilievo musicale di perfezione michelangiolesca.
La notevole “Danza delle Gemelle” con la sua follia sussurrata, latitante, come un soffio di brezza gelida che fa drizzare i peli sulle braccia.
E sono un vero poema sinfonico, ascoltati di fila, i quattro brani finali, “Esodo”-“Distruzione di Sodoma”-“Statua di Sale”-“Epilogo”: dieci minuti circa di turgido sinfonismo, magari senza grandi novità all’interno della traiettoria musicale ròzsiana, ma comunque degni di menzione e rispetto per le notevoli soluzioni e per la serietà con cui questo compositore applicava la sua arte a qualunque progetto.
Nel centenario della sua nascita ci sentiamo privilegiati di potere celebrare, attraverso una partitura magari più discutibile di altre da lui scritte ma che ci conferma la sua generosità e la sua totale abnegazione alla sua musa, il genio indiscutibile del compianto Miklòs Ròzsa, vera coscienza di ogni compositore per il cinema.

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